Renzismo triunfans o una vittoria di Pirro?

Oggi su Huffingtonpost Lucia Annunziata in un lungo ed articolato post sostiene che l’approvazione del Jobs Act al Senato ha segnato la vittoria del renzismo e la sostanziale fine del PD come partito di centrosinistra e della concezione novecentesca ed operaista della sinistra. Mi auguro che la sua analisi, certamente sofisticata ed intelligente, sia sbagliata nella sostanza . Annunziata non considera il peso del voto dei cittadini e dà per decisive le posizioni dei poteri forti, dei centri di interesse, delle consorterie varie che in questo momento si sono innamorati di un personaggio apparentemente forte, del giovane Renzi. Ma la Annunziata, oltre ad essere una fine analista, conosce molto bene le cose del mondo e parla con cognizione di causa.

A me  sembra però che questa del Jobs Act al Senato sia una vittoria di Pirro. Qualche riflessione in disordine.

Sempre più solo

Il nostro, con le mani in tasca, parla oggi con sarcasmo delle sceneggiate del Senato senza chiarire se si riferisse ai 5 stelle o ai mal di pancia della minoranza del suo partito che fino all’ultimo non sapeva che cosa fare. Sempre più solo alla ricerca del codazzo di giornalisti e fotoreporter a cui dichiarare frasette ad effetto con l’aria del padroncino rancoroso contro i propri dipendenti che gli danno tanti grattacapi.

Umiliare la CGIL

Renzi è riuscito ad isolare la Camusso da destra e da sinistra. Da un lato una nuova Cislina molto determinata e piuttosto renziana, dall’altro Landini che vuole occupare le fabbriche ma che non disdegna la politica del talk show e le pacche sulle spalle del quasi coetaneo Renzi. Camusso paga amaramente la posizione un po’ miope del 2011 quando non raccolse l’appello di Napolitano per appoggiare o quantomeno non ostacolare il tentativo i Monti. Monti, con la riforma del lavoro della Fornero, voleva fare esattamente quello che cerca di fare ora Renzi: ridurre le garanzie per i lavoratori per esibire maggiore docilità della classe lavoratrice rispetto ai creditori stranieri. Quell’operazione richiese mesi di tira e molla e si concluse con un accordo che aveva perso l’effetto novità che doveva stupire e gettare rapidamente acqua sul fuoco dello spread. Ora dopo tre anni ci risiamo, il debito è aumentato, il lavoro è diminuito, per il momento nessuno specula sui nostri BTP ma la medicina proposta è la stessa con un quadro politico inedito nel quale la Camusso sembra ormai del tutto inadeguata. Ma questa per Renzi, che pesca almeno un 25% di elettorato a sinistra,  è una vittoria di Pirro. Nessuno governa in Italia senza il consenso dei sindacati ed umiliare, avvilire la CGIL significa non conoscere la storia italiana e sottovalutare le ulteriori difficoltà che prima o poi incontreremo.

Asfaltare  Bersani

Bersani appare isolato e sconfitto. Le sue truppe si sono disciolte come neve al sole, molti dei giovani sono passati con il vincitore, il partito ormai è di altri, lui è relegato a pensionato che non può dire  nemmeno cose sagge. E’ un uomo che ha percepito il profumo acre della morte e che ne è uscito più libero e sereno. Certo la sua prudenza, la sua attenzione per le sorti della nazione sono sconfitte, ora va di moda il coraggio, l’impeto, il movimento. In questi giorni si chiederà cosa sarebbe successo se non avesse assecondato il governo Monti, forse avrebbe stravinto ma a prezzo di rischi incalcolabili a livello economico. Per certo ora sa che se avesse vinto non avrebbe avuto un partito e una maggioranza capaci di fare ciò che ha fatto Monti. Renzi ha vinto e stravinto ed ora se asfalta Bersani di fatto annulla il PD, come dice Annunziata. Ma questo equivale a tagliare l’albero su cui è seduto.

Il bonzo Tocci

Come i bonzi che si diedero fuoco per protestare contro gli americani, così Walter Tocci pronuncia un nobilissimo discorso di dissenso nei confronti del Jobs Act, vota per disciplina la fiducia al governo e si dimette da senatore. Spero vivamente che confermi le dimissioni proprio perché il capo supremo si è permesso di dire che farà di tutto per farlo recedere bruciando così la possibilità che l’assemblea possa chiedere a Tocci di recedere. Vedremo, ma se Tocci si immolerà veramente mostrando disinteresse per il vitalizio, tanti suoi colleghi potrebbero avere uno scatto di orgoglio e fare quanto la costituzione prevede, operare senza vincolo di mandato e in libertà di coscienza. Sulla strada dei superbi c’è sempre qualcuno, magari con la semplicità del bambino, che grida che il re è nudo, anche se mette le mani in tasca.

walter_tocci

Chi deve investire?

Saremmo a un punto di svolta vero se il complesso dei provvedimenti, le cosiddette riforme fossero in grado di produrre l’effetto sperato. Ai tempi di Monti bisognava disinnescare la crescita pericolosissima dei tassi di interesse sul debito pubblico, l’obiettivo e la strategia erano chiari. Scontentare con provvedimenti paralleli e opposti la destra e la sinistra  e fare cose che nessuna delle due parti era in grado di fare da sola. Ora si vuole rilanciare l’economia e il lavoro ma lo Stato non può investire a debito, deve trovare altrove le risorse economiche: possono venire dai progetti europei, possono venire dagli stranieri che intraprendono in Italia, possono venire dai finanzieri amici  che comprano il nostro debito. Questo è il quadro di referimento di Renzi, il Jobs Act serve come specchietto per le allodole per attirare dall’estero fondi. E’ quello che ci viene insistentemente detto. Un mantra che non tiene conto della realtà: chi ha investito in passato in Italia se ne va dopo aver distrutto spesse volte la concorrenza che poteva venire dall’Italia, Tissen, Nokia e la stessa Fiat sono esempi evidenti. Ma i ricchi italiani dove sono? tutti a comprare lotti di foresta amazzonica? tutti a costruire capannoni nei paese balcanici? allora tutto questo attivismo renziano non serve proprio a niente né a breve né a lunga scadenza se non affronta il problema in modo meno rozzo, se non è più rispettoso della complessità della società e se non ha compassione per il dolore del popolo che soffre ed ha paura. Inutile grilleggiare se il leaderismo del giovanotto non affascina chi non si adatta al lavoro che c’è e non seduce chi avrebbe le risorse per fare impresa vera, non quelli che aspettano benefici e sconti fiscali per fare qualsiasi cosa senza rischiare neppure un centesimo del proprio capitale. Insomma il nostro efficientista rimanda il momento della verità facendo il deserto intorno a sé, alzando la posta nella speranza che succeda un miracolo.

Ma caro Bolletta, sei il solito gufo e Annunziata ha scritto che non è più il momento dei gufi. Speriamo che sia così, ma io non vedo ancora il chiarore dell’alba.



Categorie:Politica

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