Reddito di cittadinanza

Riporto in evidenza i commenti al post sulla Blasfemia.

caro Raimondo, se il reddito di cittadinanza, contro il quale ti accanisci da tempo, e` cosi` devastante, come mai esiste in tutta l’Europa avanzata e non fa danni?

ti scrivo da una città tedesca dove lo stato garantisce per due anni ad ogni occupato il pagamento dell’affitto e un assegno proporzionato alla consistenza del suo nucleo familiare, e questa forma di assistenza e` estesa anche a tutti i rifugiati; forme di assistenza che gli verranno tolte se rifiuta proposte di lavoro in quel periodo.

concordo sull’idea di fare svolgere qualche lavoro socialmente utile a chi ne usufruisce, però è demenziale spendere come ha deciso Renzi 10 miliardi l’anno per gli 80 euro mensili a chi lavora già e non per il sussidio a quel 43% di disoccupati giovanili che ci ritroviamo.

bortocal

Raimondo risponde:

Non conosco abbastanza la situazione degli altri paesi europei e quindi non posso argomentare. Osservo solo che tu hai usato la parola sussidio di disoccupazione ( forme di assistenza) e hai fatto riferimento a precise regolamentazioni. La mia ostilità profonda e radicata riguarda la strumentalizzazione che in questo momento si fa del problema. Un tema ricorrente del mio blog è la perdita di significato e la babele delle lingue, babele in cui ci dobbiamo però immergere se vogliamo riflettere per liberarci dai pregiudizi e capire.

E’ ciò che è accaduto con gli 80 euro renziani, operazione elettorale di bassissima lega che ha prodotto solo danni, soldi che non hanno spostano i consumi né migliorato l’economia reale.
Il problema vero era all’origine l’abbassamento del cuneo fiscale sulle fasce basse di reddito e questo andava fatto attraverso una redifinizione delle aliquote in modo tale che i redditi bassi non fossero tassati con un limite più alto di quello attuale. Si doveva finanziare l’intervento alzando le aliquote alte.

https://rbolletta.com/2014/02/26/cuneo-per-chi/

Questo avrebbe portato benefici anche alle pensioni troppo basse.
Ora la marcia grillina, la litania ossessiva sul reddito di cittadinanza ha solo un valore elettorale del tutto strumentale in vista delle regionali, chi se ne frega se non ci sono le coperture, chi se ne frega se non si definiscono procedure e limiti dell’intervento.

Ma la mia avversione è più profonda, forse più psicologica, se vuoi più reazionaria: li vogliamo proprio castrare del tutto questi giovani che abbiamo blandito in tutti i modi, li abbiamo accontentati in tutto, li abbiamo illusi che le proprietà di famiglia avrebbero non solo garantito le spese delle badanti per assistere questi inutili e puzzolenti vecchiacci e che poi ci sarebbe stato un avanzo sufficiente per una vita comoda e sicura.

Ora un ricco ex comico ci assicura che i soldi ci sono, basta uscire dall’euro, basta stampare carta moneta e tutti avranno diritto a un reddito solo perché cittadini italiani. Spero di chiarire meglio in prossimi post il mio pensiero al riguardo.


Come promesso, cerco di precisare meglio la mia posizione.

L’offensiva grillina di queste settimane, dopo che l’approvazione dell’Italicum consente di pensare al movimento come  candidato alla guida del paese, si basa su varie strategie comunicative molto ben concepite e realizzate.

La prima e fondamentale ha come target gli anziani e le anziane che erano stati spaventati da certi eccessi verbali di Grillo, consiste nel lancio di messaggi rassicuranti, quasi istituzionali, resi da giovani prestanti, ragionevoli, simpatici e convincenti a difesa della Costituzione e delle regole fondamentali della democrazia.

La seconda, quella che ho definito blasfemica, che consiste nell’attacco dissacrante a una serie di totem, personaggi, valori, consuetudini che, spesso arrugginiti ed equivoci, si prestano a crollare sotto colpetti lievi ed ironici. Il caso delle mammografie su cui nella rete si continua a fare un grande can can con prese di posizioni  in qualche caso sorprendenti, è un piccolo esempio di una serie di informazioni dissonanti, a volte di bufale, a volte di autentiche scoperte, che mettendo in dubbio tutto, dalle nuvole che osserviamo nel cielo al sughetto che gustiamo nel nostro piatto, destabilizzano e rendono sempre più precario un edificio già pieno di crepe. Ignoranza e superstizione avanzano in un contesto difficile e poco promettente.

il terzo fronte dell’offensiva è quello economico, che è poi quello che moltissime famiglie vivono con più angoscia. Non ho studiato con cura il programma economico dei cinque stelle, l’ho letto con attenzione a suo tempo ma l’eterogeneità delle proposte e la mutevolezza nel tempo degli obiettivi mi impedisce di  dire con chiarezza quale sia la ratio complessiva e la prospettiva. L’ho sintetizzata con l’immagine del minestrone disgustoso, ma non sono un economista.

Mi sento ugualmente in obbligo di rispondere più diffusamente alla domanda di Bortocal.

La proposta del reddito di cittadinanza è una tipica promessa elettorale simile a quelle utilizzate dagli altri leader, come la promessa dell’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Si individua un target elettorale e lo si insegue. In questo caso si contano i giovani precari, i giovani che non lavorano e non studiano, i giovani che stanno studiando e si capisce che possono essere una bella base elettorale per dare la agognata spallata. Nella proposta, come accadde con Berlusconi, non si precisano le condizioni, la fattibilità, gli effetti, ma diventa merce di scambio preziosissima se qualcuno vuole allearsi ora con i 5 stelle, come Berlusconi fece con il governo Letta.

Ma veniamo al merito. La questione del reddito di cittadinanza è nata contestualmente alla revisione degli ammortizzatori sociali, della cassa integrazione il cui equilibrio finanziario è stato dissolto dalla crisi e dall’aumento della disoccupazione. La cassa integrazione nacque come una forma mutualistica di categorie che, condividendo gli oneri, si assicuravano una protezione: in caso di licenziamento il salario è garantito dalla cassa per un periodo sufficiente a trovare un altro lavoro. Le stesse aziende erano interessate alla cassa integrazione in tutti quei casi di ristrutturazione industriale che garantivano all’azienda di mantenere  a propria disposizione, magari aggiornate, le maestranze provvisoriamente in eccesso. Questo comportava che un pilota disoccupato potesse guadagnare 8.000 euro mentre un muratore ne prendeva 700. La cosa è diventata però insostenibile anche dal punto di vista dell’equità visto che le casse sono a causa della crisi finanziate dalla fiscalità generale. Se non ricordo male, la Fornero tentò di inserire questa idea secondo la quale le casse integrazione non dovessero essere a vita ma che dopo un tempo ragionevolmente breve tutti i disoccupati dovessero ricevere lo stesso sussidio. L’idea fu immediatamente bloccata dai sindacati.

Non mi è chiaro se la proposta dei 5 stelle sul reddito di cittadinanza, debba sostituire le casse integrazione settoriali come nelle proposta Fornero era ventilato. Se implicasse una generale ristrutturazione delle provvidenze sociali per coloro che perdono lavoro e non lo trovano, abolendo il sistema delle casse integrazione le risorse ci sarebbero, forse, senza bisogno di tagli in altri settori, basta utilizzare i capitoli  di bilancio che attualmente lo Stato e le contribuzioni degli attivi destinano a questo scopo.

Se, come sembra, si vuole facilitare l’avvio al lavoro dei giovani, ‘reddito per il lavoro e non lavoro per il reddito’, allora occorre reperire somme aggiuntive conservando i benefici per coloro che un lavoro ce l’hanno e sanno di godere di un ammortizzatore sociale. I miei lettori mi daranno del pedante, i cinquantenni attivi dipendenti che votano 5 stelle questo chiarimento, questi dettagli li dovrebbero conoscere perché in questo caso il reddito di cittadinanza eroderebbe un loro ‘privilegio’.

Questi dettagli li vorrei conoscere anch’io che sono un pensionato di quelli quasi d’oro che ha la pensione bloccata: non è secondario conoscere le compatibilità, quali risorse dovranno essere mobilitate e se qualcuno mi dice che si riesce a fare il tutto uscendo dall’euro, con la banca d’Italia che riprende a stampare moneta, io sarò ferocemente contrario all’idea perché il rimedio sarebbe peggiore del male: un’ultima spallata ad un sistema fragile e allora altro che disoccupazione giovanile …

Penso insomma che non si possa ancora una volta fare un unico minestrone: occorre distinguere il sussidio di disoccupazione dalle provvidenze a favore di cittadini in condizione di indigenza, dalla questione dell’avvio al lavoro dei giovani, da quella della facilitazione di famiglie povere e giovani per una casa dignitosa. A ben vedere molto si fa già, siamo nonostante tutto un paese abbastanza civile che potrebbe far funzionare meglio quello che ha senza fughe in avanti generiche di tipo elettoralistico.

E’ essenziale capire bene i meccanismi e le procedure in un paese dominato dalle mafie, dalla furbizia e dal lavoro nero. Quanto lavoro nero si alimenterebbe ad esempio con redditi di cittadinanza che si percepiscono a complemento di un altro reddito più piccolo?

Chiudo con un esempio: accadde che  un supplente convocato nella tarda primavera rispose all’impiegata che non gli conveniva accettare, ormai aveva maturato servizio sufficiente per richiedere  il sussidio di disoccupazione estivo e preferiva stare a casa. Evidentemente aveva un altro reddito in nero che cumulava con le supplenze temporanee e con il sussidio di disoccupazione.  Caso unico! forse, lo spero, ma potrei continuare con altri esempi di comportamenti opportunistici e disonesti che danneggiano la comunità.

Insomma pretendo proposte sensate, intelligenti, fattibili e non elettoralistiche, altrimenti il movimento, che potrebbe diventare forza di governo, somiglia a tutti gli altri partiti che sin qui ci hanno governato.

In ogni caso, non approvo che i giovani si sentano pensionati, lasciate a noi con le ossa rotte questo privilegio che ci siamo lentamente e lungamente guadagnato.



Categorie:CinqueStelle, Economia e finanza, Politica

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8 replies

  1. su FB Antonio Deriu commenta
    Il reddito di cittadinanza tedesco ? quello da 390 euro che ti rende uno schiavo ? Che ti costringe a non lasciare la città perchè ti possono chiamare da un momento a l’altro per fare due giorni di lavoro pulendo i cessi con la tua laurea i master e tutto il resto ??? Be questo modello di welfare se lo possono pure tenere i tedeschi. Non lo avete ancora capito ? queste sono prove tecniche di dittatura , esperimenti per il nuovo ordine mondiale dove 1% della popolazione controllerà rigidamente l’altro 99%.

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  2. ti ringrazio raimondo.

    purtroppo la mia connessione a casa e`definitivamente saltata, il che mi impedisce una discussione adeguata.

    vorrei solo esprimere tutto il mio dissenso dal tuo commentatore che sputa sui 390 euro al mese (per il single) con l’affitto pagato e sulla quota di denaro disponibile che aumenta sensibilmente per i nuclei familiari. evidentemente pensa che i giovani disoccupati li debbano mantenere i genitori.

    ma siamo purtrtoppo in un paese che non ha ancora un vero stato sociale salvo che, molto malamente, per sanita’ e scuola e che si scandalizza se lo stato sociale garantisce anche vitto e cibo, ovviamente in cambio di una effettiva disponibilita’ a lavorare.

    proprio in questi giorni lo stato tedesco e’ passato a pagare questo minimo vitale esclusivamente con vaucher da spendere a scadenza.

    siccome sono a casa tua e devo rispetto al tuo ospite mi mordo la lingua, ma non mi e# difficile riconoscere l’impronta bagnaista di questo modo di pensare.

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  3. ciao raimondo.

    arrivato a casa trovo che la connessione si e` ripresa e quindi provo ad argomentare, in una forma piu` distesa, sperando che regga.

    parto da una premessa: non ho alcun particolare interesse a difendere, ma nemmeno ad esaminare nel dettaglio, la proposta di Grillo sul reddito mdi cittadinanza (fra l’altro Grillo ha agitato per anni il tema populista dei tagli alle pensioni d’oro come panacea di tutti i mali e dovrebbe riconoscere che le recenti sentenze della Corte Costituzionale colpiscono anche le sue proposte politiche).

    ma accantoniamo per un momento questo aspetto e parliamo del reddito di cittadinanza in quanto tale, che e` o dovrebbe essere una parola d’ordine qualificante della sinistra sociale, ma non e` colpa di Grillo se e` soltanto lui a parlarne, male o bene come sa fare.

    a mio modo di vedere il salario di cittadinanza e` uno sviluppo naturale dello stato sociale legato allo sviluppo storico del momento che stiamo vivendo.

    e` l’equivalente aggiornato della pensione sociale.

    noi oggi consideriamo pacifico, vero?, che una persona anziana non piu` in grado di lavorare venga mantenuta dalla comunita` nei suoi bisogni vitali essenziali anche se non ha versato contributi.

    il salario sociale allarga questa forma di previdenza anche ai disoccupati che restano tali in eta` ancora lavorativa, se non trovano lavoro (quindi subentra alla cassa integrazione o alle altre forme di sussidio quando esauriscono i loro effetti) e perfino ai giovani in cerca di prima occupazione.

    che sono oggi il 43% dei giovani in eta` di lavoro!

    ecco, la disoccupazione massiccia e soprattutto giovanile e` il nuovo dato di realta` al quale il salario di cittadinanza cerca di dare risposta.

    l’esempio che ho sott’occhio e` appunto quello della Germania dove al profugo o al disoccupato (ma non sono poi troppi, ultimamente) lo stato fornisce una casa, pagandogli l’affitto, e un reddito di sussistenza minimo.

    i 390 euro dei primi due anni piu` l’affitto fanno ben di piu` delle nostre pensioni sociali al minimo, per cui le osservazioni spregiarive diffuse a man bassa da Bagnai sulla stampa mi paiono piuttosto grottesche.

    e` chiaro che non puo` trattarsi di un sussidio a vita,e dunque se si rifiutano piu` di tre proposte di lavoro si perde il diritto, che comunque col passare del tempo viene anche ridotto nella sua portata.

    non sto a difendere al 100% questo sistema, che ha degli effetti non da poco sul mercato del lavoro tedesco ed e` la base dello sviluppo dei cosiddetti mini-jobs pagati molto poco, accettando i quali i beneficiari del sistema riescono a prolungare i benefici dell’assistenza sociale.

    insomma, lo stato sociale in Germania e` diventato una importanissima forma di sostegno all’economia e, diciamolo pure, una forma di dumping; quindi lungi da me dire che e` tutto oro quello che luccica.

    ora questo significa che, per adattare l’istituzione alla realta` italiana, occorrera` adottare molti correttivi, e personalmente ritengo che il sussidio andrebbe abbinato a qualche forma di attivita` sociale (cura del territorio, ad esempio, oppure per i giovani frequenza obbligatoria di corsi di formazione, con collegamento tra la prosecuzione dell’assegna e l’acquisizione di specializzazioni lavorative), che il tuo commentatore definirebbe chiaramente schiavismo, ma che sono necessari per combattere abusi che, se si sviluppano in una realta` come quella tedesca, possiamo pensare che estensione prenderebbero da noi.

    alcuni calcoli presentati da Grillo sulla copertura tempo fa apparivano fantasiosi, ma certamnete non il taglio dell’acquisto degli F-15 che Renzi aveva promesso nella fase di presa del potere, per dimenticarsene subito dopo.

    e certamente, unendo l’uso dei 10 miliardi di euro che coprono gli 80 euro mensili con questo taglio, l’obiettivo della somma necessaria a finanziare almeno una prima tranche comincerebbe ad apparire palusibile.

    anche se indubbamente oggi la sentenza della Corte Costituzionale sul mancato aggiornamento delle pensioni ha di nuovo spostato i termini del problema.

    un pagamento in vaucher del sussidio, che ho visto introdotto in Germania in queste settimane, ha di sicuro l’effetto di limitare alcuni abusi, ma garantirebbe certamente un rilancio dei consumi interni molto maggiore di quello fantasiosamente previsto da Renzi per gli 80 euro.

    da ultimo sottolineo la funzione secondaria del salario sociale come forma di lotta al bisgono che in alcuni casi e` la base della delinquenza, e dunque come misura che garantisce una maggiore sicurezza sociale.

    non voglio dire che tutto sia semplice; voglio soltanto dire che, se non vogliamo lasciare il tema nella mani fantasiose di Grillo, occorre cominciare ad occuparsene seriamente, perche` anche il 43% dei giovani disoccupati hanno il diritto di vivere dignitosamente come alcuni dei loro nonni che prendono la pensione senza avere mai lavorato.

    non c’entra, ma qualcuno prima o poi la domanda dovra` pur porsela: qualcuno ha pensato quale sara` la vecchiaia di questi giovani che non lavorano e non si stanno dunque formando un montante pensionistico con i contributi?

    sarebbe mica saggio pagargli anche dei contributi pensionistici oltre al salario di cittadinanza?

    o vogliamo scaricare anche questo problema addosso alle generazioni future?

    stiamo costruendo un futuro mostruoso, ce ne rendiamo conto oppure no?

    ma non ci accorgiamo neppure di quanto sia terribile il presente per chi non lavora e si trova a dipendere, magari a trent’anni, dalla famiglia.

    pero` credo che il principio sia giusto e da sostenere; altrimenti ingiuste sono anche le pensioni sociali dopo i 65 anni per chi non ha mai lavorato prima

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  4. Grazie dell’intervento. temo che nessuno avrà la pazienza di seguire fino in fondo le nostre lunghe argomentazioni, ma serve a noi per capirci e capire. Ultima chiosa. Proprio la simmetria da te evocata con le pensioni sociali giustifica la mia avversione al reddito di cittadinanza così come si sta proponendo. Un anziano diventa incapace di produrre reddito e può diventare realmente indigente, un giovane deve imparare a sopravvivere. Se è inabile ci sono già le pensioni di invalidità e le provvidenze più varie. Comunque anche le pensioni sociali si prestano a quegli effetti collaterali negativi che temo per il RdC. Quante COLF dicono di non volere i contributi pagati perché tanto c’è la pensione sociale?

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  5. La mia impressione è che si tenda a fare confusione fra due concetti nient’affatto analoghi: 1) il Reddito di Cittadinanza – che è legato alla cittadinanza ed è unicamente condizionato alla capacità reddituale del percipiente (individuo o nucleo familiare); e il Reddito Minimo Garantito, condizionato a determinati requisiti legati alla situazione lavorativa del percipiente.
    Prescidendo dalla finanziabilità delle due istituzioni, personalmente sono favorevole alla prima, che ha una reale funzione redistributiva della ricchezza; mentre ritengo la seconda profondamente distorsiva del mercato del lavoro e quindi lesiva (ce ne fosse ancora bisogno) dei diritti dei lavoratori.
    Quello che i più avvertiti contestano alla riforma Hartz (Reddito minimo garantito) è che mette i lavoratori nell’obbligo di dover accettare qualunque lavoro, anche al di sotto del reddito minimo, visto che è lo Stato a integrare: di fatto, come è stato a suo tempo contestato alla Germania dall’allora Commisario Europeo per gli affari sociali László Andor, si tratta di un sussidio alle imprese mascherato da previdenza sociale.
    Sugli effetti distorsivi della Hartz IV ( e del Reddito minimo garantito) segnalo questo servizio, trasmesso dalla RAI nel corso della trasmissione Presa diretta del marzo scorso:
    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1d38c610-ca19-47df-a185-9491cd8b8b17.html#p=0

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    • Grazie del commento. Approfitto per chiedere: come avverrà questa redistribuzione delle ricchezza, quella in produzione e quella già esistente? Il prelievo avviene con le tasse? Chi ne ha diritto solo il civis italicus o tutti anche gli immigrati senza cittadinanza che qui producono reddito? Perché nell’ipotesi del m5s dopo tre offerte di lavoro rifiutate si perde il reddito di cittadinanza? Allora il vero reddito di cittadinanza non è la gratuità dei diritti fondamentali l’istruzione, la salute, la sicurezza, la giustizia?

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      • Il M5S confonde appunto Reddito di cittadinanza con Reddito minimo garantito. Il RdC prevede come unico requisito la cittadinanza (ma nulla vieta che sia esteso ad altre fattispecie), e come condizione una certa soglia di reddito, al di sotto del quale scatta l’integrazione. Non ha nulla a che fare con il lavoro.
        Tecnicamente non saprei indicare i modi di attuazione, le soluzioni sono tante; ma al contrario del RMG, che mette gli svantaggiati in condizioni di ricattabilità (il servizio RAI che ho linkato mette bene in evidenza questi limiti) il RdC tende a porre i cittadini su un minimo piano di parità , perché per come la vedo io chiunque a questo punto potrà decidere se dedicarsi ad attività non remunerative (o non immediatamente tali) – penso a quelle intellettuali, artistiche o di volontariato – e non solo coloro che dispongono di redditi sufficienti per permetterselo.
        Quanto alla fattibilità, considero che il problema è solo politico, non economico.
        Nel mondo siamo passati da una situazione anni ’60 – in cui il 20% della popolazione più ricca possedeva il 30% della ricchezza – a quella odierna in cui quello stesso 20% possiede circa l’85%. L’Italia ha seguito lo stesso trend. Stando così le cose, quando mi si obietta che “non ce lo possiamo permettere” mi viene – amaramente – da ridere: non ce lo possiamo “politicamente” permettere.
        I diritti fondamentali che citi sono quelli che reclama la nostra disattesa Costituzione, ma a mio avviso non sono fruibili – o lo sono in maniera molto parziale – se manca un reddito minimo che ne consenta l’accesso.

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  1. Spiccare il volo | Raimondo Bolletta

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