Nimby autoctoni

Ieri sera ho ascoltato la dichiarazione di Emiliano presidente della regione Puglia all’uscita della direzione PD, questa mattina ho letto il bel post di Bortocal sull’argomento e seppure a fatica comincio a capire qualcosa di più sulla questione di Tempa Rossa.

Riflettevo questa mattina e come al solito cercavo di resistere a questa ondata unanimistica di moralismo legalista ed ecologista.

Rosso dalla rabbia

Un Renzi messo all’angolo nella sua direzione, rosso in volto e in modo appassionato per la prima volta mi è sembrato autentico soprattutto quando denunciava i tempi delle indagini e il potere irresponsabile di interdizione della magistratura. Come è possibile che ci siano indagini che si protraggono per anni bloccando lavori pubblici senza formulare accuse precise dalle quali potersi difendere, come è possibile che un ministro risulta avere un comportamento compromettente e lo si incastra solo dopo un anno nel momento più propizio a campagne di stampa giustizialiste? C’è qualcosa che non va, qualcosa che non capisco. Quanti lavori sono interrotti a tempo indefinito per procedimenti giudiziari? Quanta imprenditoria anche sana ed onesta ha preso la strada di paesi più civili dove chi rompe paga e i cocci sono suoi?

Gabelle e dazi

E’ noto che una delle cause della fine dell’impero romano è stata la progressiva inefficienza dell’autorità centrale a favore di realtà economiche locali gestite da ricchi latifondisti che scoprirono che facendo pagare dazi per il passaggio delle merci e delle persone sulla propria terra e suoi propri ponti si guadagna più che coltivare la terra e vendere il grano. Ho pensato a questa storia mentre Emiliano sosteneva che la regione Puglia aveva il diritto di fissare gli oneri per il passaggio del petrolio proveniente dalla Basilicata, annunciava che le stesse cautele e problemi si sarebbero presentate per il futuro terminale del gas proveniente dalla nuova dorsale che passa sotto la Grecia. Gli italiani, come anche gli altri europei che avranno necessità di quel gas dovranno riconoscere una gabella, un dazio alle aziende pugliesi … Medioevo prossimo venturo.

Lo Stato si sgretola

Le vicende di questi giorni fanno emergere quanto sia stato scellerato e quanto sia potenzialmente pericoloso il nostro federalismo all’amatriciana: le regioni hanno potere legislativo esclusivo su questioni che interessano in ugual modo tutti i cittadini italiani e addirittura questioni che dovrebbero essere regolate da normative europee. Ne emerge l’affermazione di interessi localistici meschini legati a camarille politiche, a potentati di piccoli boss, ne emerge una burocrazia pletorica che immobilizza tutto, ricatta e taglieggia e che è così incompetente da non saper amministrare le risorse collettive a prova di magistrato o di giornalista occhiuto. La riforma costituzionale Renzi Boschi lungi dal semplificare e velocizzare il procedimento legislativo con una Senato di non eletti ma di rappresentati delle realtà locali e regionali amplificherà questa disgregazione polverizzando le competenze in mille rivoli potenzialmente contraddittori.

Nimby autoctoni

E noi cittadini? Chi più chi meno tutti siamo stati toccati dalla crisi, anche i più ricchi. L’avvocato che viveva nell’attico da 300 metri quadri si lamenta perché non ce la fa più a mantenerlo e quell’appartamento non ha mercato e potrebbe realizzare molto meno di quanto l’ha pagato. Anche i ricchi piangono. Non parlo dei giovani. Non parlo dei poveri veri. Non parlo dei vecchi con la minima.

Forse in giro si sente meno rabbia violenta, c’è più rassegnazione. Stanno diffondendosi o meglio si stanno rinforzando due sentimenti complementari. Il primo è il sentirsi autoctoni, romani, napoletani, laziali, trentini, del paesetto pinco pallo, l’essere italiani bianchi cattolici. Il secondo più che un sentimento è una reazione diffusissima quella di difendere il proprio orticello. Siamo ormai tutti Nimby.

Riporto la definizione presente su wikipedia, sembra descrivere perfettamente molte delle vicende italiane attuali.

Con NIMBY (acronimo inglese per Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”) si indica un atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico o non, che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite, come ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili.

L’atteggiamento consiste nel riconoscere come necessari, o comunque possibili, gli oggetti del contendere ma, contemporaneamente, nel non volerli nel proprio territorio a causa delle eventuali controindicazioni sull’ambiente locale.

Naturalmente sto pensando alla TAV, sto pensando alla connessione ferroviaria Milano Malpensa, sto pensando alla gestione dei rifiuti, sto pensando al raddoppio della Bologna Firenze, … chi più ne ha più ne metta. Siamo diventati NIMBY autoctoni.

 



Categorie:Economia e finanza, Politica

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4 replies

  1. ciao, Raimondo.

    premetto che sull’insieme delle tue considerazioni sui nimby sono d’accordo con te (e infatti sono molto critico verso i movimenti di contestazione della TAV in Valdisusa da almeno dieci anni).

    ma l’opposizione di Emiliano, anzi della regione Puglia e di molte altre regioni, all’emendamento pro-TOTAL rientra davvero in questa categoria?

    chi e` riuscito a far passare questo messaggio?

    Emiliano ha spiegato chiaramente che, col SI` al referendum non si avrebbe alcun blocco automatico delle concessioni, si impedirebbe soltanto il rinnovo automatico delle stesse, che andrebbe riesaminate nel merito, alla scadenza.

    a me non pare che questa sia una posizione luddista e neppure nimby.

    del resto troverei che sarebbe un fallimento epocale se il Partito Democratico avesse portato al vertice delle piu` importanti regioni italiane governatori davvero cosi` ottusi.

    in realta` il quadro che emerge e` giusto l’opposto di quello che la propaganda (vincente mi pare, se ci credi anche tu) vuol fare credere: nessun rifiuto di principio dello sfruttamento petrolifero (anche se personalmente ritengo che vada combattuto e limitato il piu` possibile e non incentivato), ma la richiesta di puntuali verifiche delle condizioni ambientali e sanitarie.

    vorrei ricordare, infine, che l’attuale discutibile struttura dei poteri delle regioni e` frutto di una riforma costituzionale voluta nel 2001 dal PDS.

    e che le riforme di Renzi rafforzano ulteriormente questo quadro (come scrivi anche tu e concordo sull’assurdita` di un Senato espressione delle regioni, che moltiplichera` i loro poteri), abolendo anche il modesto contrappeso delle province, mentre sarebbe stato saggio abolire le regioni, piuttosto e mantenere le province, molto piu` radicate nel territorio e vicine ai cittadini.

    aggiungo che il prezzo del petrolio che l’Italia acquistera` dalla Total non sara` piu` basso di quello che verra` acquistato all’estero e che dunque l’unico vantaggio per l’Italia verra` dalle royalities che la TOTAL paghera`, che leggo siano particolarmente basse.

    un dibattito serio e un giornalismo degno di questo nome informerebbe i cittadini di quale sia effettivamente il vantaggio per il paese e lo confronterebbe con i costi sociali e ambientali, aggravati da comportamenti malavitosi nelle istituzioni, tesi ad occultare i danni reali.

    il fatto che questo non ci sia concesso e che invece tutto si riduca ad alimentare pregiudizi e giudizi sommari mi fa dubitare fermamente che questo bilancio sia ragionevolmente positivo.

    per questo motivo io votero` SI` al referendum, e se non altro per rabbia verso un premier che di nuovo, 25 anni dopo Craxi dice ai cittadini di non andare a votare.

    che vergogna!

    vorrei anche dire che, a proposito di riforma della Costituzione, mi parrebbe giusto che un referendum fosse valido se vanno a votare non meno cittadini di quanti hanno votato alle ultime elezioni politiche; la necessita` attuale di raggiungere il 50% degli aventi diritto al voto, quando alle politiche vota poco piu` del 50% rende il referendum uno strumento totalmente inutile e consolida l’arbitrio totale del ceto politico, per giunta praticamente auto-nominato.

    ciao e grazie dell’occasione di una bella discussione.

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    • Grazie di questo contributo che riporterò in primo piano visto che i commenti spesso sfuggono ai lettori che ci frequentano. Come al solito la pensiamo allo stesso modo, la differenza è che tu sei meno pigro di me e ti documenti e approfondisci mentre io sono incline alla introspezione riflessiva. Non sono un influenser né un attivista di qualche parte interessata ma un comune cittadino che cerca di scoprire nelle proprie reazioni emotive e razionali le ragioni dei comportamenti altrui e mi diverto a fissare qualche dato sulla ‘carta’ per verificare quanto mi discosto dal pensiero e dalle reazioni di coloro che stimo. Una specie di focus group solipsista che mi permette a volte di capire in anticipo ciò che succede intorno a me.

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