Sgretolamento della democrazia 2

Elezioni comunali e municipali in molte città, ballottaggio tra due sole persone, oggi andiamo a votare. 

A Roma devo scegliere tra Raggi e Giachetti due personaggi che anche fisicamente rappresentano la debolezza di due minoranze che si confrontano e che competono per un potere molto forte che inciderà sulla qualità della nostra vita. Raggi rappresenta circa il 22% dei romani aventi diritto al voto e Giachetti forse il 13%. La magia del ballottaggio è che, ripetendo il voto dopo quindici giorni, uno solo dei due vince anche con un solo voto di scarto. La novità di quest’anno è che questo ballottaggio, parlo di quello di Roma, non ha provocato nuove aggregazioni, quegli apparentamenti delle forze che la legge elettorale ipotizza e promuove, ma ha sancito la purezza delle scelte per cui semmai si è operato sottobanco con accordi trasversali e opachi che dopodomani, nella gestione del comune, non potranno essere utilizzati per rafforzare le maggioranze che dovranno prendere decisioni anche molto difficili. Un approccio manicheo che non consente di smussare i problemi, allentare le tensioni, gestire gli umori di una comunità nevrotizzata dalle difficoltà economiche. In pratica un solo voto di scarto consente alla Raggi di raddoppiare il numero dei consiglieri a Giachetti di quasi triplicarli. Insomma una specie di roulette in cui la casualità delle scelte potrebbe avere conseguenze enormi. Tipica situazione da teoria delle catastrofi.

Roma non è così importante, ma l’America sì! Trump potrebbe governare per 4 anni per un solo voto di scarto. Ricordate il precedente di Bush junior? Un solo voto potrebbe decidere se la Gran Bretagna esce dall’Europa con conseguenze che nessuno ora sa predire con chiarezza. La lista potrebbe essere molto lunga: eventi apparentemente secondari possono scatenare forze e rompere equilibri non più governabili. E’ la storia del battito d’ala e dell’uragano.

Finita la crescita del secondo dopoguerra le democrazie sono diventate gradualmente degli impicci, un fattore di inefficienza per cui gradualmente sono stati adottati approcci più autoritari, legati a leadership forti o a vere e proprie dittature militari. Ovunque il decisionismo è stato considerato un valore e questa legge elettorale dei comuni ne è un prodotto. Un effetto secondario di questa tendenza è stato però lo sgretolamento progressivo delle compagini politiche, delle comunità, dei poteri variamente costituiti, delle aggregazioni sociali che difendono interessi legittimi. Un altro effetto di un sistema troppo maggioritario è il disinteresse di chi si sente troppo minoranza e si autoesclude astenendosi. Si arriva così all’aberrazione dell’Italicum che assegna il premio di maggioranza solo a una singola forza e non ad una alleanza tra forze diverse. (mi scuso con il lettore se nelle mie riflessioni mischio contesti e scale molto diverse).  Si arriva così all’estremo rappresentato dalla situazione romana in cui un forte astensionismo unito allo sgretolamento delle forse politiche costringe noi votanti a scegliere tra due minoranze molto piccole.

Nel precedente post sull’argomento avevo avanzato qualche proposta per gestire in modo democraticamente soddisfacente elezioni in contesti tripolari e non più bipolari, in particolare l’idea di assegnare un premio di maggioranza a tempo, ad esempio metà del mandato costringendo le forze politiche a trovare nel consiglio o in parlamento ‘inciuci’ che consentono la governabilità fino al mandato naturale o di tornare alle elezioni.

Questa mattina svegliandomi e pensando agli impegni della giornata mi è venuta un’altra idea che nasce dal rischio che progressivamente l’astensionismo si allarghi con una delega in bianco a gruppi sempre più ristretti ed a rischio di infiltrazioni mafiose o di pressioni dei poteri forti. Che cosa succederebbe a Roma se invece del ballottaggio il 40% dei posti corrispondente ai cittadini che non hanno votato, che cioè hanno dato una delega in bianco, a tutti coloro che si sono presentati, fosse assegnato con una estrazione a sorte tra tutti coloro che si sono candidati e che hanno raccolto almeno 20 preferenze?

Questa idea mi è venuta nel dormiveglia mattutino quando è facile fantasticare: la Raggi è sindaco ma facendo 100 il numero dei consiglieri avrebbe 37 posti per effetto delle elezioni ed altri 18 voti assegnati dall’estrazione a sorte (37% del 40% degli astenuti) arrivando così al 45 % dei seggi. Dovrà trovare le alleanze in consiglio, contrattare con altre forze, allargare il consenso tra i consiglieri. Quanto tempo perso direte voi! Tutt’altro. Quando dovrà affrontare gli scioperi selvaggi degli autisti, le manfrine dei tassisti, la sporcizia dei sabotatori, la lentezza delle burocrazie, i colpi bassi della finanza che specula sulle partecipate, allora avrà bisogno di un consenso più largo e meditato. Ora godrà di una pattuglia di sessanta/100 fedelissimi. Quanto durerà? il caso Marino non ha insegnato nulla?

Ma proseguiamo a fantasticare. Con questo sistema, l’estrazione a sorte dei rappresentanti degli astenuti, le forze politiche avrebbero interesse a minimizzare l’astensione facendo proposte più chiare e convincenti ma più inclusive … I consigli comunali tornerebbero ad essere dei parlamentini in cui i singoli consiglieri imparano a discutere, ad analizzare i problemi, a rappresentare le singole realtà che rappresentano diverrebbero dei veri politici e non dei faccendieri o dei soldatini pronti ad obbedire al capo pur di far carriera (giglio magico renziano).

Concludo con una notazione al margine.

Ieri Monti ha ricordato che per fortuna la nostra Costituzione non consente di indire referendum concernenti trattati internazionali tra stati. Cioè noi non possiamo fare un referendum simile a quello degli inglesi. Può decidere di uscire dall’Europa solo il Parlamento. Non sappiamo quali saranno per tutti gli effetti delle decisioni degli inglesi, temiamo possano essere gravi o addirittura molto gravi. Ha senso affidare queste scelte alla pancia di una popolazione in mano ai media e alle emozioni? L’assassinio della deputata laburista quanto inciderà sulla nostra vita futura? Monti benedice la prudenza dei nostri padri costituenti i quali avevano su di sé le ferite ancora aperte del populismo dei totalitarismi che portarono alla seconda guerra mondiale. Continuo a benedirli anch’io e per questo voterò NO.

Monti conosce anche quei poteri che chiamiamo forti, quelli delle grandi corporation, quelli delle burocrazie tecniche degli organismi internazionali, BCE, UE, ONU, FMI quelli dei grandi media, giornali e televisioni, quelle delle società finanziarie che controllano gli andamenti di borsa. Egli teme che un eccesso di ‘democrazia’, un eccesso di decisioni ‘irresponsabili’, troppi battiti d’ala possono sovvertire un ordine che almeno a noi ricchi occidentali conviene e conviene molto.

Tutti siamo affezionati all’idea che un bene supremo sia la libertà individuale, la possibilità di scegliere e di giudicare senza costrizioni. Gradualmente ci rendiamo conto però che mentre si allargano gli strumenti di conoscenza dell’attualità, anche delle più piccole variazioni di un indice di borsa nell’altra parte del mondo, la piazza della nostra comunità svanisce e si trasforma in eleganti borsini nelle banche o nel colloquio on line con il fornitore che il giorno dopo ti consegna ciò che ti serve, nell’interazione elettronica con il tuo conto corrente, con l’ortolano che ti vende la frutta un po’ ammaccata.

Allora si vota con leggerezza o disinteresse perché le grandi decisioni vengono prese altrove e nessuno è più responsabile di nulla.

Ora vado a votare.

A proposito … il mio pronostico è 60 40 e 55 di astensione.

 

 

 



Categorie:Legge elettorale, Politica, Referendum costituzionale

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2 replies

  1. l’idea dell’estrazione a sorte dei rappresentanti degli astenuti mi piace moltissimo.

    ma perche` tra i candidati? e non fra i comuni cittadini? (eventualmente iscritti in apposite liste, ad esempio quelle dei presidenti di seggio)

    non solo gia` nell’antica Grecia si praticava l’estrazione a sorte per alcune cariche, ma non manca neppure nell’eta` moderna chi la definisce la forma piu` perfetta di democrazia.

    Piace a 1 persona

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