Immunìzzati!

L’inserimento dei post di Massimo Barone ha riacceso la mia voglia di scrivere sul blog e di raccontare anche le mie riflessioni su questa fase dell’epidemia.

A ciò ha contribuito anche una telefonata in cui una mia cara amica mi ha detto che con questo Immuni con ci capiva niente e che per lei era troppo difficile capire. Si tratta di persona colta e sveglia, aperta al nuovo che si muove molto bene con le tecnologie e con le video conferenze, con signorile padronanza. Eppure questa app di Immuni le rimane misteriosa.

Allora mi sono prodotto in una dotta dissertazione verificando però che la nostra conoscenza del telefonino è superficiale, finché tutto funziona ci sentiamo sicuri ma se qualcosa comincia a non funzionare ci sentiamo persi.

Sentirsi persi

E’ ciò che è successo a me la settimana scorsa, il mio telefonino ha cominciato a scaldarsi oltre misura, a spegnersi all’improvviso, ad esaurire in poche ore la batteria. Lentissimo, non riusciva ad avviare alcune app per me cruciali quale ad esempio quella che mi consente l’accesso online in banca. Mi precipito dal manutentore di fiducia all’altra parte della città e l’ovvia diagnosi era che la batteria era polarizzata e che occorreva sostituirla. Tornato a casa, ricaricata la nuova batteria, la situazione era migliorata ma non di molto. A questo punto della mia destabilizzazione incominciano le mie teorie complottiste, la più facile riguardava la Apple, ecco, vedi, hanno introdotto un nuovo sistema operativo e il mio dispositivo vecchio di 6 anni l’hanno escluso. Mi costringono a comprarne uno di nuova generazione. Questa teoria complottista era suffragata da molti articoli della rete ed aveva una sua ovvia fondatezza. Ma l’iniziale rabbia contro la Apple si scioglieva nel momento in cui, rassegnato all’idea di dover cambiare telefono, vado a vedere gli ultimi modelli e subito me ne innamoro, pensa quante foto e video potrei fare ai miei nipotini con questi nuovi standard. Potrei permettermelo … ma forse non è il caso in questo momento …

Mi accorgo che anche il Mac ha dei problemi, non si chiude regolarmente, mi convinco allora che ci deve essere in giro qualche baco nei sistemi operativi. Prima o poi provvederanno e il problema sarà risolto, intanto invio tutti i report delle numerose interruzioni in cui incorro. Paura, rabbia, fiducia, rassegnazione, si alternano in una situazione confusa in cui le mie conoscenze sono troppo nebulose, limitate e segnate da pregiudizi radicati nelle abitudini di anni d’uso.

I facili riferimenti alla vicenda dell’epidemia hanno il valore di una metafora: l’ignoranza alimenta sentimenti incontrollati e immotivati, spesso focalizzati contro il potere, l’autorità paterna che ha sempre torto. L’analogia si rafforza nel momento in cui faccio un giro di telefonate e mi rendo conto che anche altri amici con telefonini un po’ agé lamentano lentezze ed intoppi … anche Robocal nel suo blog racconta una disavventura con le tecnologie, rimane isolato in montagna. Allora dev’essere proprio una epidemia dei telefonini.

Tutto ciò avveniva il venerdì, 8 giorni fa, ma la mattina del martedì successivo, come in tutte le influenze che si rispettano, dopo tutte quelle febbri, il telefonino si risveglia fresco e scattante come al solito. Passata la malattia, ora sta bene tutto rifunziona a meraviglia. Evviva, posso fare a meno anche della versione 11 di iPhone … per ora.

Ma insomma Bolletta stai menando il can per l’aia, sei il solito affabulatore. Tranquilli, ci arrivo al vero argomento di questo post. Giovedì scorso ho parlato con il mio referente in banca e gli dico che la loro app di accesso non aveva funzionato ma che ora tutto era ok. Sì, ce ne siamo accorti perché molti clienti hanno telefonato e so che l’azienda si è mossa. Il problema non riguardava solo IOS, il sistema operativo di Apple, ma anche Android, il sistema di Google, hanno dovuto riconfigurare alcune regole sulla privacy e l’app si è bloccata. Forse la cosa è legata ad Immuni. Dice il mio referente bancario.

Torno alla telefonata della mia amica che non capiva Immuni. Se sapete già tutto potete passare oltre e saltare questa parte un po’ didascalica e scritta alla buona come tutte le cose che scrivo io. Sono un incompetente e non ho la certezza di dire cose del tutto esatte. Ma cos’è sicuramente vero?

Come siamo collegati

I nostro telefonino interagisce con il mondo esterno in molti modi ed è sempre al lavoro, un lavoro frenetico di cui abbiamo solo una vaga idea. A volte ce ne accorgiamo perché si riscalda senza usarlo.

Il telefonino capta in continuazione i segnali di almeno tre satelliti geostazionari che consentono di calcolare le nostre coordinate geografiche e l’altitudine in qualsiasi momento. Fà ciò così spesso che è in grado di disegnare il percorso che stiamo seguendo su una mappa e di calcolare anche la velocità con cui ci stiamo spostando. È una funzione a cui ci siamo abituati quando usiamo il navigatore per spostarci con la macchina o a piedi. Nella geolocalizzazione l’antenna del telefonino elabora i segnali emessi dai satelliti ma ovviamente non è in grado di rispondere e di inviare un suo segnale al satellite. In una galleria in autostrada il GPS ovviamente non funziona perché i segnali del satellite non arrivano.

Seconda interazione è quella che il telefonino realizza con le antenne della rete telefonica mobile, è l’attività per cui l’abbiamo comprato, per telefonare da qualsiasi punto in cui arrivano le onde radio delle antenne che abbiamo disseminato sul territorio. Sulla banda telefonica possiamo scambiare messaggi sonori, le classiche telefonate, o immagini e video o navigare in internet. In genere i contratti distinguono le comunicazioni in voce da quelle dei dati il cui volume viene contingentato e fatturato se si supera il limite convenuto. Ormai si usa più lo scambio dei dati per comunicare in internet che le classiche telefonate. Sulla rete mobile il telefonino può comunicare la propria posizione e condividerla ad esempio quando usa una mappa digitale come navigatore. È con queste informazioni raccolte da migliaia e migliaia di telefonini che i sistemi di navigazione riescono a rappresentare in tempo reale il formarsi di code sull’autostrada o in città.

Quando ci troviamo in casa o in casa di amici in cui è attiva una rete Wi-Fi domestica il telefonino cerca di collegarsi con l’antenna del router evitando di usare la rete mobile per scambiare dati. In questo modo il collegamento è molto più veloce e i dati scambiati non sono contabilizzati nel contratto telefonico.

C’è una quarta modalità di scambio dati: attraverso la rete BlueTooth. Si tratta di una connessione radio ad alta frequenza ma che copre un raggio molto piccolo, siamo passati dai satelliti, alle antenne che vediamo sulle colline all’orizzonte, all’antenna del router di casa ed ora a pochi metri di raggio. L’antenna BT serve a realizzare scambi dati tra dispositivi che una volta erano connessi con i cavi: un PC ad una stampante, un amplificatore ad un diffusore, un telefonino al PC o a un diffusore sonoro, il telefonino con l’autoradio o con gli auricolari senza fili. La copertura di una antenna di questo tipo è di qualche metro a seconda degli ostacoli dell’ambiente in cui si trova. Questo è il canale radio scelto da Immuni per far interagire due telefonini che si trovano a circa un metro di distanza.

Se Immuni è attivo, il telefonino cerca di collegarsi con altri telefonini che emettono lo stesso segnale e, se il contatto avviene, i due dispositivi si scambiano un codice alfanumerico di sei lettere che cambia nel tempo. Sul telefonino sono memorizzati solo i codici dei telefonini che sono stati avvicinati nulla sull’identità dell’interlocutore che rimane del tutto sconosciuta, come anche il luogo e l’ora in cui è avvenuto l’incontro non sono memorizzati. Queste informazioni costituite da coppie di codici dei due telefonini che con Immuni istallato si sono riconosciuti rimangono registrate sul proprio telefonino. Possono allora accadere tre cose.

  • Non succede nulla Immuni non invia alcun messaggio, non ti ammali, tutti vissero felici e contenti.
  • Ti ammali. Hai sintomi sospetti e ti rivolgi al tuo medico. Il tuo medico ti chiede se hai attivato Immuni, in caso affermativo apposito personale sanitario attiva una procedura che consente al tuo telefonino di riversare su un server centrale le informazioni dei contatti registrati sino a quel momento.
  • A questo server centrale periodicamente si collegano tutti i telefonini tramite Immuni per leggere l’elenco dei codici infettati e se uno di questi codici è memorizzato anche sul tuo telefonino, Immuni ti avverte e ti indica cosa fare anche in assenza di sintomi. La prima cosa è contattare il proprio medico e mettersi in isolamento rispetto ai familiari in attesa degli accertamenti più opportuni. L’allarme veicolato da Immuni non è una diagnosi ma consente di limitare tempestivamente la diffusione del contagio.

Naturalmente non pretendo di aver convinto coloro che credono alle scie chimiche, ai chip sottocutanei e alla clorochina. Spero solo che questo oggetto così pervasivo, il telefonino cui affidiamo anche i momenti più intimi della nostra vita, possa diventare anche un presidio utile a noi stessi e alla società in un momento in cui il virus è tutt’altro che debellato. Ci dobbiamo immunizzare imparando a monitorare tutte quelle occasioni che potrebbero ora e in futuro costituire una occasione per diffondere un nuovo focolaio. Immuni non ci immunizza come singoli ma, se diffuso ed usato, potrebbe fermare sul nascere nuovi contagi e evitare nuovi lockdown generalizzati. Non costa nulla, non ha controindicazioni, alla peggio potrebbe eccedere nel veicolare falsi allarmi ma tutto sommato qualche precauzione in più rispetto al rischio che si corre di infettare i propri cari è un prezzo veramente esiguo da pagare.

In questi giorni la cosa che più mi deprime è constatare quante siano le persone che continuano a trovare tutti i possibili difetti, tutte le controindicazioni per convincere la gente che i furbi e gli intelligenti non istalleranno Immuni e che si apprestano a non vaccinarsi …

Che c’entra immuni?

Torno al mio racconto iniziale, alla febbre alta del mio telefonino e ai problemi rilevati sulla rete. Il signore della banca avanza l’ipotesi che di mezzo ci sia l’avvio del funzionamento di Immuni visto che il problema della app della banca c’era sia per Android, il sistema operativo di Google, sia per IOS il sistema operativo di Apple.

In effetti i programmatori di Immuni hanno dovuto risolvere due problemi complicati, l’assoluta necessità che non venissero violate le norme italiane ed europee sulla privacy e la necessità di far colloquiare i telefonini dei due sistemi operativi. Tutti abbiamo fatto l’esperienza del fatto che sinora tramite il Bluetooth potevamo scambiare direttamente una foto con un telefonino con lo stesso sistema operativo ma non con quello della concorrenza. Ora i due sistemi hanno dovuto apportare modifiche ai loro programmi in modo che i due mondi sia più permeabili e che siano possibili contatti diretti tra dispositivi di sistemi operativi diversi con Bluetooth.

Questo spiega i tempi apparentemente lunghi con cui l’app ha visto la luce, questo spiega anche il piccolo terremoto della scorsa settimana che ha destabilizzato le moltissime app che hanno dovuto aggiornare velocemente le loro librerie. Lo dico con il condizionale ma chi è più informato di me ha a disposizione i commenti per poter integrare o correggere il mio post.



Categorie:Coronavirus, Immuni

5 replies

  1. ciao Raimondo.

    ben più incompetente di te, dopo avere installato Immuni e avere visto – passate le prime incertezze – che non c’è proprio niente da capire, l’ho disinstallata, e mi dispiace: mi sono reso conto che consumava la carica della batteria ad un tempo doppio del solito; controprova: una volta disinstallata la durata della carica è tornata normale.
    se consumava tanta corrente, credo che elaborasse anche moltissimi dati e – te lo dico perché tu possa correggermi se sbaglio – quindi comportasse anche la necessità di rinnovare più spesso la ricarica del telefono; credo anche questo sia collegato al Bluetoth, che deve restare sempre acceso.
    insomma, da buon complottista come credo che tu mi giudichi, me ne sono allontanato perché mi è parso un regalo alle compagnie telefoniche, del quale non sono riuscito a vedere alcuna utilità pratica – forse perché qui siamo Covid free da due mesi, lo ammetto, perché io mi muovo comunque il meno possibile, come se ci fosse ancora il lockdown, e uso sempre la mascherina quando entro in contatto ravvicinato con altri.

    vedo che il tuo correttore automatico mi ha ribattezzato Robocal: il nome mi piace molto perché mi ricorda Robocop, il bel film di fantascienza distopica di Paul Verhoeven…, ma non lo sostituirò al mio, dal significato molto più casalingo e prosastico… 🙂

    "Mi piace"

    • Scusa la storpiatura del tuo nickname, la colpa è solo della mia pigrizia l’ho scritto a memoria senza controllare, sicuro che ti saresti ritrovato se mi avessi letto. Nel mio racconto la questione del consumo della batteria è ben presente ma BT lo teniamo molto spesso acceso anche per altri motivi, ad esempio per gli auricolari senza fili di cui ormai tutti sono dotati o per ascoltare la musica amplificata nell’altoparlante. Il complottista direbbe che il regalo semmai è per i produttori di batterie … per i musi gialli … L’app è molto migliorabile ma il divieto di rilevare la posizione geografica impedisce di considerare zone Covid free. In ogni caso se non si vuole esaurire troppo spesso la batteria si può attivare il BT solo quando si è in giro su un mezzo pubblico o in un negozio. È come la mascherina lo possiamo attivare quando occorre. Comunque ricorda che la trasmissione nei gruppi familiari avviene in modo imprevedibile e insospettabile come la vicenda lombarda dimostra. Quindi dobbiamo mantenere alta la guardia anche se il nemico sembra essersi dileguato, sta facendo disastri altrove rinforzando le sue fila.

      "Mi piace"

      • grazie del suggerimento sull’uso intermittente.

        concordo con le tue conclusioni: ma non c’è il rischio opposto, che Immuni dia una falsa sicurezza e induca ad abbandonare troppo presto le misure di prevenzione concreta che sono la limitazione dei contatti umani e la mascherina nei luoghi chiusi.

        il mio comune è covid-free, come gli altri comuni di mezza montagna poco popolati della valle: questo non ce lo dice Immuni, ma la mancanza di contagi da due mesi..

        "Mi piace"

      • Ovviamente il rischio di pensare che Immuni sia un amuleto antivirus c’è ed è per questo che lamento il fatto che i media non abbiano fatto nulla per indirizzare i cittadini nell’uso corretto dei vari presidi disponibili. Se dovessi suggerire un miglioramento all’app aggiungerei la possibilità di conoscere il numero totale contatti avuti negli ultimi 20 giorni. Scopriremmo che nonostante le nostre attenzioni i contatti sono più numerosi di quanto pensiamo. Ovviamente poiché non sono possibili identificazioni avremmo un numero esagerato di contatti con i nostri figli e nipoti e congiunti vari. L’uso intermittente potrebbe ridurre l’inconveniente.

        "Mi piace"

Trackbacks

  1. Il tracciamento | Raimondo Bolletta

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri di più da raccontare e riflettere

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere