Indecifrabile

La mia amica Renata, fedele lettrice di questo blog, mi ha chiamato chiedendomi conto del mio silenzio. Sei andato il vacanza? sei sparito.

Ho accampato scuse di circostanza, non ultima la fatica crescente provata a stare davanti allo schermo a scrivere, fatica a pensare e a trovare le parole giuste, fatica a mantenere una postura corretta. Fatica non compensata dal piacere di esprimere concetti chiari, utili a capire e a riflettere, la confusione del quadro politico è tale che qualsiasi ipotesi è verosimile e nessuna è in grado di spiegare tutto ciò che osserviamo.

Ma ho rassicurato la mia amica, ci sto lavorando, ho rimesso insieme i pezzi scritti durante questa crisi estiva e confezionato un volumetto che metto a disposizione dei miei lettori per una lettura sequenziale e unitaria. E questo è il pezzo conclusivo.

Pochissimi avevano previsto una soluzione della crisi simile a quella che è stata adottata. Gli eventi, non tutti chiari e manifesti hanno preso il sopravvento in un processo caotico, ma formalmente lineare, per cui tutti i protagonisti hanno dovuto adattarsi e assumere scelte apparentemente incoerenti con ciò che avevano sostenuto qualche giorno prima. E’ vero, c’è una spiegazione semplicistica, che anch’io mi sono dato, secondo la quale i parlamentari non potevano decidere un suicidio collettivo a favore dell’ignoto andando alle elezioni, tuttavia sfruttando questa leva le soluzioni sono state delle autentiche sorprese, la più vistosa è la figura del presidente del Consiglio che emerge dal nulla come un potente demiurgo sorretto da poteri forti non tutti noti.

Ma forse ci ostiniamo a non vedere l’ovvio poiché siamo stati oggetto di campagne mediatiche martellanti che ci hanno convinto che il sovranismo, il salvinismo, la destra estrema fossero vincenti non solo in Italia, soprattutto nell’Italia del Nord e nell’Italia delle piccole città ricche, ma in tutta Europa per cui Salvini appariva come il nuovo Mussolini in grado di influenzare le politiche nazionali di mezzo mondo come era in parte successo cento anni fa. Questa illusione ottica ingigantita dai media per tenere unita la sinistra e imbaldanzire la destra ha dato alla testa a personaggi modesti trattati dalla stampa come autentici leader. Spesso senza arte ne parte, questi sono stati soprattutto capaci di diffondere, con l’aiuto di una buona squadra di influencer, messaggetti destabilizzanti. Portati sull’altare della notorietà e del potere sono rimasti però vittime del proprio successo.

La trappola dell’ambizione è stata tesa per tutti, da Salvini a Calenda, in una specie di delirio narcisistico collettivo che ha consentito a chi controlla realmente la baracca di bruciarli a tempo debito e a fuoco lento. Il primo a cadere è stato Salvini che ha tagliato il bel ramo in cui era seduto sia per evitare lo scoglio della finanziaria sia per capitalizzare ciò che i sondaggisti giornalmente gli assicuravano: il rimbambimento generale della popolazione innamorata del nuovo idolo che ingurgitava cibo e diffondeva inumani luoghi comuni.

Anche il suo omologo Di Maio ha sperimentato quanto fosse precario il suo successo personale rispetto ai meccanismi istituzionali e soprattutto rispetto alle regole del suo movimento e ai rapporti di forza interni ai 5 stelle. Se la facciata della casa non è stata manomessa, le strutture che la sorreggono hanno tremato e Luigi si è ritrovato sopra di sé un nuovo capo che lui benignamente aveva scelto il quale di punto in bianco ha fatto capire che i giochetti delle polemiche simmetriche tra i due litiganti dovevano finire e che se i 300 giovani e forti non volevano tornare alla loro originaria posizione lavorativa (o non lavorativa) dovevano remare seriamente con competenza e dedizione. Come Matteo è ritornato sotto l’ala protettrice del Barone di Arcore così Luigi ha ritrovato sulla sua strada Beppe il giullare e le sue esternazioni ultimative.

In questa crisi è apparso evidente il ruolo deciso dei media sia perché comunque detengono il controllo dell’informazione che arriva ai cittadini influenzandone gli orientamenti e le emozioni sia perché, come abbiamo detto nella metafora della trappola, influiscono direttamente sul ceto politico cui è affidato per un lungo periodo la nostra rappresentanza. Nevrosi, paure, ambizioni, invidie, idealità, moralismi, appartenenze, speranze, delusioni sono una una miscela che è facile orientare. Basta un invito in più ad un talk show, una intervista a un giornale, la pubblicazione di un libro che personaggi in ombra possano facilmente essere illuminati dai riflettori diventare potenziali leader o santi o eroi o economisti o fini politici o simpatici intrattenitori o markettari pronti a tutto. Ciò che mi è apparso più chiaro in questa crisi estiva, che per molte ragioni ho seguito più da vicino, è che la nostra rappresentanza politica ci assomiglia terribilmente, e questo non dovrebbe meravigliare, che questo ceto politico è più fragile di noi massa informe perché è isolato e messo al centro di tensioni e forze che non perdonano i mediocri.

Nonostante questa sensazione sconfortante, la soluzione che alla fine è stata adottata come risultante di tante piccole scelte non tutte chiare mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo, in fondo poteva andare molto peggio, il governo non farà miracoli ma siamo tornati in Europa, la crisi dei partiti ed in particolare dei 5 stelle potrebbe non sfociare nel disordine violento. Ok, lo riconosco, sono un moderato conservatore!

Ma Mattia il gradasso non ci fa rilassare un attimo, proprio mentre tutti dicevano ‘e vissero felici e contenti’ lui pensa bene di uscire dal suo partito del quale è stato segretario. Decisione da tutti prevista e variamente annunciata ma che arriva troppo presto senza un vero casus belli, per certi versi è irrazionale e indecifrabile: come pensa di far nascere un nuovo partito, di farlo crescere in vista di elezioni che dovrebbero, a detta di tutti, avvenire tra alcuni anni. Quanti soldi ha? quali giornali, quali TV, quali appoggi?

Se il mio schema interpretativo di questa storia fosse vero, se cioè anche lui fosse vittima di una trappola mediatica, con lui si chiuderebbe il cerchio: ridimensionamento di tutti i falsi leader irretiti e blanditi dal facile successo delle chiacchiere televisive.

Il non più giovane toscano voleva fare uno sgambetto a Nicola Zingaretti contraddicendo una linea formalmente assunta dalla direzione del partito democratico di andare ad elezioni in caso di caduta del governo giallo verde. Zingaretti ha dimostrato di essere un politico, forse grigio, ma capace di affrontare giorno per giorno con forza e calma i problemi che la vita propone, è arrivato a formare un governo del tutto inatteso che costituisce una opportunità per tutti i volonterosi. Cosa sarebbe successo se Zingaretti avesse tenuto fede alla decisione della direzione del partito? cosa aveva messo in conto Mattia il gradasso in questo caso, in caso di elezioni? sarebbe rimasto nel PD o avrebbe lanciato subito il suo partito. Non per nulla aveva preparato tutto per questo evento e sarebbe andato alle elezioni come esempio di realismo politico centrista contro la rigidità di quelli della sinistra post comunista. Quindi Zingaretti ha spiazzato Renzi condannandolo ad un maggiore isolamento proprio mentre si faceva quello che lui aveva proposto.

Ora Renzi continuando con i suoi ossimori imprevedibili e oscuri forma un suo gruppo parlamentare per rendere più forte la coalizione di governo. Conte stai sereno, non porta bene.

Proprio perché questa nostra storia è ambigua e indecifrabile sono possibili almeno due epiloghi:

  • lo yogurt, come dice Prodi, scade velocemente e Renzi è pronto a far cadere in governo in primavera magari con un patto segreto con il Barone di Arcore a parità di legge elettorale,
  • la caciotta si può mantenere nel tempo, anzi potrebbe diventare un pecorino di fossa e Renzi ha risorse per traghettare il suo partito macroniano centrista fino alla scadenza naturale della legislatura con una legge elettorale proporzionale.

Ah, scusate dimenticavo … in tutto questo coacervo di problemi e di tensioni c’è la legge elettorale. Tutti i commentatori danno la proporzionale come quasi certa e forse Renzi è caduto in questa nuova trappoletta: pensare che con una legge proporzionale un partitino personale anche piccolo possa influenzare la politica nazionale, forse è questa la molla che lo ha indotto a questa scelta precipitosa.

Vedremo cosa accadrà, azzardo una previsione, non ci sarà in questo parlamento una maggioranza in grado di approvare una legge elettorale proporzionale e la strada del partito di Renzi non sarà facile.

Ma in fondo possiamo tirare un sospiro di sollievo, anche lui dovrà dimostrare di essere capace di una autentica leadership politica senza scalare surrettiziamente strutture partitiche esistenti che poi ha rovinato. Ora nel partito democratico potrebbero riprendere a discutere di politica senza tanti personalismi e narcisismi.

Link per scaricare il volumetto sulla crisi di governo il formato pdf



Categorie:crisi 2019, Politica

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1 reply

  1. La soluzione alla crisi era difficilmente ipotizzabile. Quando Salvini ha staccato la spina ho capito che eravamo pronti a vederne delle belle e … ancora ne vedremo in un panorama politico che sembra un magma in ebollizione. Come andrà a finire? Ormai è un luogo comune ma son d’accordo con Lucio Battisti quando diceva : “Lo scopriremo solo vivendo”

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