Per un po’ non ho scritto su questo blog per ragioni tecniche. Ora avrei troppe cose da dire con la consapevolezza però che scrivere sulla rete è come scrivere sulla sabbia, in ogni momento potrebbe sparire tutto, è come scrivere su una spiaggia isolata in cui non passa nessuno o soltanto pochi amici abituali che la pensano come te.
Riassumo rapidamente alcune questioni che avrei voluto trattare e che hanno segnato questo periodo.
Roma e le sue elezioni del sindaco stanno diventando un caso nazionale.
(digressione: quando avrete la mia età scoprirete che le parole non fluiscono sempre e ci sono degli intoppi ogni tanto. Qui ho avuto un blocco, mi serviva la parola incubatoio ma era sparita dal mio vocabolario, mi venivano le parole ‘imbuto’ ‘incubo’ ma non quella che mi serviva. Allora ho cercato su google ‘dispositivo per la schiusa delle uova’ ed ho ritrovato la parola che mi serviva, ma l’interferenza che aveva cortocircuitato il mio cervello era pertinente. fine digressione)
L’incubo di Roma, abbandonata a se stessa e sempre più dolente, sta diventando un imbuto per la sinistra che vede Fassina escluso e per la destra che vede la convergenza di Berlusconi su Marchini. Ma Roma è anche un incubatoio per una nuova ed inedita dislocazione della forze politiche in campo con l’isolamento delle ali estreme di destra e di sinistra (non per niente la Boschi assimila i nazisti di Casa Pound ai sinistri del NO al referendum) e la ripartizione del residuo 80% dei votanti tra tre forze equivalenti: centro destra, centro sinistra e movimento 5 stelle.
Il misero fallimento di Fassina rende più probabile la vittoria della Raggi che a questo punto può pescare a piene mani nel serbatoio della sinistra che non si sente rappresentata da questo PD.
L’incubo sta nel fatto che fino ad ora non si vedono le squadre, non si vedono programmi coerenti con i problemi veri della città, si sentono tante idee brillanti a volte giustapposte e contraddittorie del tipo: la botte piena e la moglie ubriaca. Ad esempio nessuno vuole licenziare i dipendenti comunali ma comunque bisognerà fare economie e forse liquidare qualche gioiello di famiglia. Allora meglio discutere sullo stadio della Roma …
Non c’è contraddittorio, i giornalisti televisivi, quelli che raggiungono tutti anche gli analfabeti di ritorno, fanno solo da megafoni per la propria parte mostrando di non conoscere né i problemi, né i candidati, né i partiti.
Faccio un esempio: la Raggi promette di ricontrattare il debito accumulato in questi anni che ammonta a circa 13 miliardi. Ponendo prioritariamente questo obbiettivo fa intendere soprattutto che coloro che l’hanno preceduta questi soldi se li sono mangiati, dimentica però che tutte le opere pubbliche, metropolitane, trafori, strade, fogne, acquedotti si fanno contraendo mutui ventennali o trentennali. E se vorrà far qualcosa dovrà contrarre nuovi mutui.
Nessuno spiega alla Raggi che i debiti si possono ricontrattare solo in due circostanze: il debitore fallisce e allora i creditori si adattano a recuperare solo quello che possono, oppure il debitore non ha più bisogno di nuovi prestiti ed è in grado di imporre le sue regole al mercato. Quindi, per ottenere qualche sconto sulla restituzione del debito pregresso o sugli interessi bisogna passare per procedure fallimentari lacrime e sangue (v. caso Livorno) che la dolce avvocatessa non può prospettare ai cittadini romani nel momento in cui chiede voti. Insomma un vero incubo dal quale il fachiro Giachetti cerca di tenersi lontano preparandosi una frugale pastasciutta a fine giornata.
Categorie:Politica
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