Sembra già un secolo che ci siamo messi in fila disciplinatamente per votare nei gazebo del PD. Già da ieri i festeggiamenti sono finiti e tutto ciò che si può dire di negativo sull’evento da tutti i punti di vista, da destra e da sinistra, è sciorinato ossessivamente nei media.

Emblematico è stato il dibattito di ieri sera, lunedì, dalla Gruber. Giannini, Geloni e Mieli, tre giornalisti, diciamo così, di area e la Cuccarini, che con la scusa di promuovere una nobile causa a favore delle donne colpite da una malattia rara, approfitta per rappresentare il centrodestra sovranista e familista e quindi, in senso lato, il governo. Ormai i giornalisti sono tutti militanti e opinionisti di parte per cui giustamente una soubrette, nota ai più per la pubblicità ad una cucina di fabbricazione italiana, può benissimo farsi divulgatrice di slogan politici populisti, peraltro mal digeriti.
Nel dibattito tra i ‘competenti’ nessun sforzo di capire e interpretare il fatto in sé, nessuna riflessione utile all’ascoltatore per capire in modo neutro cosa è successo, tutto era finalizzato a ridurre l’importanza e il significato di una massa di 1.800.000 cittadini che senza alcun obbligo, liberamente anzi pagando una piccola tassa si alzano dal loro divano e fanno la fila per chiedere ad un partito di andare avanti nonostante tutto e di contrastare nei limiti del possibile una deriva della società che di giorno in giorno diventa sempre più pericolosa e paurosa.
Mentre ero in fila per votare nella sezione del mio quartiere, mi guardavo in giro e cercavo di riconoscere qualche volto familiare, soprattutto cercavo di vedere se c’erano volti giovani. Purtroppo eravamo tutti un po’ curvi, di una certa età, silenziosi, poche battute sotto voce, saluti e pacche sulle spalle ogni tanto. Arrivati al tavolo una anziana maestra dei mei figli compilava la ricevuta mentre un ragazzo ventenne registrava i dati. Siamo andati via rallegrati dalla vista della fila che nel frattempo si era allungata fino al marciapiede sulla strada. Evviva, mi sono sentito membro di una comunità di gente per bene anche se ero consapevole dei problemi che quel partito stava vivendo al suo interno.
Questa sensazione positiva, che alleggeriva la cupa visione di Roma che degrada e di un governo pernicioso, è rimasta nonostante la miriade si testi ed analisi malevoli lette nel frattempo.
L’aver votato, come avevo preannunciato, Zingaretti ha trovato una prima conferma positiva nella sua prima uscita pubblica a Torino a favore del proseguimento dei lavori della TAV. Ho seguito in diretta l’intervista rilasciata per strada a fianco di Chiamparino e ho ritrovato il politico che avevo personalmente conosciuto quando era presidente della provincia di Roma ed io preside di un grande istituto alberghiero: chiaro, diretto, semplice, naturalmente simpatico. Ma al di là dell’immagine, che di questi tempi conta molto, ho trovato l’iniziativa azzeccata politicamente. Su un tema controverso anche a sinistra egli prende chiara e netta posizione per il Sì, appoggia di fatto quella parte del governo che vuole la TAV fregandosene del fatto che a chiederlo sia quel sovranista fascistoide e razzista di Salvini e quella forza politica che di fatto vuole dividere l’Italia dall’Europa e dividere l’Italia al suo interno, difende così ciò che il suo partito aveva deciso in passato avviando l’opera. Il suo ragionamento è semplice e non teme che potrebbe essere divisivo per il suo partito, il lavoro si crea soltanto investendo e se si guarda al futuro il trasporto su ferro è l’unica scelta ecocompatibile possibile.
Non mi illudo che sarà sempre così brillante e sicuro, lo aspetta una sfida complicata e forse disperata. Se potessi parlargli gli direi di seguire gli stessi indirizzi che seguii quando mi trovai a dirigere una scuola grande e complessa.
Si metta al servizio delle risorse che ci sono nel suo partito, dia spazio a tutti anche ai suoi oppositori, attutisca gli scontri affinché nessuno si senta escluso e nessuno se ne vada, promuova sempre un dibattito vero che sia una ricerca onesta per trovare le soluzioni migliori, valorizzi le risorse decentrate fino all’ultimo circolo. Dica subito nel giorno dell’investitura che vuole modificare l’articolo dello statuto che prevede che il segretario sia il candidato presidente del consiglio, è il guaio che fu all’origine della fallimento del tentativo di Renzi.
Lasci stare i 5 stelle, non li insegua né li blandisca né le combatta, risponderà se e quando si presenteranno per avere i voti dei democratici per governare e deciderà sui punti concreti senza pregiudiziali come fa ora sulla TAV. Intanto confermi che non voterà a favore di quest’aborto del reddito di cittadinanza. Difenda con chiarezza il REI e lasci stare il reddito cittadinanza, non lo vogliono nemmeno i giovani quelli valenti con le palle e con le competenze.
Affronti con serenità e guardandoli negli occhi le posizioni di Renzi e Calenda. Sono due grandi risorse, nel bene e nel male, fare chiarezza e accogliere ciò che questi intendono portare in dote al partito è una questione vitale a breve nelle elezioni europee.
Si studi a fondo i vari sistemi elettorali che usiamo nelle varie consultazioni e nei vari livelli in cui si articola la Repubblica e l’Europa. Dai sistemi elettorali derivano delle decisive conseguenze a livello di gestione del partito e delle alleanze. Anteponga l’ingegneria istituzionale e l’astuzia del manager all’affermazione di principi ideali che non trovano riscontri nella realtà. Per essere più chiaro è molto difficile costruire liste unitarie di forze eterogenee in un sistema elettorale proporzionale puro con le preferenze come quello delle europee.
Infine lavori celermente ad una revisione organizzativa del partito che preveda veri filtri per selezionare il personale politico che viene presentato nelle liste, sia previsto un esplicito cursus honorum che eviti l’arrivo di giovani inesperti e incompetenti ai più alti livelli della rappresentanza politica solo perché sono fotogenici come anche di estranei alla politica attiva per il solo fatto di aver occupato pagine di cronaca per mesi.
Si doti di un comitato di gestione delle presenze dei vari talk show, analizzi e valuti le singole prestazioni per garantire una immagine fedele di ciò che il partito pensa e fa attraverso i suoi organi formali. Analizzi con cura le politiche editoriali dei pochi giornali amici per evitare trappole simili a quelle in cui caddero persone valenti come Marino ed altri. Sia il più umile di tutti perché la soluzione in tasca non ce l’ha ma ha solo la certezza della sua buon fede.
Auguri sinceri.
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