Votare al referendum

In questi giorni siamo stati un po’ bombardati dalla questione se votare o no al prossimo referendum e solerti opinionisti hanno precisato che votare il referendum è un diritto ma non un dovere. La posta in gioco immediata sarebbe solo la sfida politica tra maggioranza ed opposizione, la speranza di disarcionare il presidente del consiglio.

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Ma la questione è più profonda ed importante, non è un referendum sulla caccia o sul finanziamento pubblico dei partiti. Sono in gioco questioni basilari e profonde che incideranno sulla qualità della vita individuale e sociale dei prossimi decenni.
L’acqua e l’energia sono alla base della sopravvivenza della specie e sono sempre più insufficienti per la specie umana che vuol crescere, moltiplicarsi e migliorare. Il futuro dipenderà dalla quantità d’acqua disponibile, dal costo dell’energia, per questi elementi si stanno facendo e si faranno le guerre.

Ebbene, non votare ora in questo referendum significa affermare che questi temi non ci riguardano, che li lasciamo alla decisione dei nostri rappresentati politici o peggio ancora degli investitori (che investono con 7% assicurato per legge), che questi sono temi irrilevanti. Se non si raggiunge il quorum chiunque avrà il diritto di imporre ciò che vuole ad una massa inerte e intontita buona solo a consumare e praticare il bunga bunga nelle più varie declinazioni.

Si voti SI o NO purché si voti purché appaia evidente che non deleghiamo la decisione sul nostro futuro e su quello dei nostri nipoti. Grave sarebbe andare al mare in un momento in cui in paesi a noi vicini i giovani arabi sacrificano le loro vite per reclamare la democrazia. Grave sarebbe non informarsi sui quesiti referendari, grave sarebbe ammettere che i quesiti non sono alla portata della comprensione di ogni cittadino adulto, grave sarebbe non sapere cos’è una scoria nucleare, grave sarebbe non capire quali sono i meccanismi del mercato che determinano i prezzi dei beni di cui abbiamo bisogno per vivere, grave sarebbe non saper distinguere tra un bene comune, un bene pubblico e una proprietà privata, gravissimo sarebbe accettare la rassegnazione dell’impotenza. Per questo prender posizione, informarsi, discutere, confrontarsi, votare è per me un DOVERE MORALE.



Categorie:Cultura e scuola, Referendum costituzionale

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  1. Privato pubblico | Raimondo Bolletta

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