Moralismo saccente

Una vera babele di lingue sta elevando una cortina di fumo per non capire cosa sta succedendo in Grecia e in Europa. La finanza è una cosa sofisticata, abbiamo la memoria corta, abbiamo  risentimenti profondi, invidie e  paure nascoste. Ci sarebbe da osservare un riflessivo silenzio alla ricerca della comprensione dei gravi accadimenti di questi giorni. 

Una cosa però la voglio dire perché diverge dalle opinioni prevalenti,  più diffuse sulla rete.

Il grande vecchio che pontifica dalla Liguria e gran parte dei suoi seguaci più e meno manifesti hanno scelto il campo: difendere i poveri greci dall’aggressione violenta dell’odiata Germania, mostrare che la radice di ogni male è l’Euro, assimilare l’Europa ai plutocrati – tecnocrati – burocrati di Bruxelles. I ragionamenti prevalenti in queste ore hanno questa linea: lo strozzinaggio è riprovevole, chiunque chiede interesse sui propri prestiti è uno strozzino, chi non rimette i debito non è un cristiano, chi non restituisce al povero è un ricco degno delle morte eterna. Forse sto esagerando in questa sintesi ma se riflettete su tante prese di posizioni troverete una matrice antica, quel pregiudizio storico che assimilava la finanza agli ebrei. Matrice che ispira tante posizioni nazistoidi e leghiste.

Il moralismo saccente dilaga: chi è nel giusto è anche nel vero. Sia chiaro che parlo anche dei duri tedeschi, degli ucraini, degli ungheresi, dei lettoni, dei finlandesi che ormai pensano che sia meglio alzare un bel muro sia per bloccare gli islamici sia per contenere i mediterranei sciuponi.

Forse anch’io sono un moralista saccente quando ho detto che i debiti vanno restituiti e i contratti onorati. Spero di essere, mi sforzo di essere, una realista razionale quando penso che la cura Tsipras, quella di ottenere altra droga con nuovi prestiti per andare avanti ancora qualche anno fin alla prossima scadenza, danneggia il malato perché non affronta le radici del male.  Le cure recessive non hanno pienamente funzionato ovunque, hanno funzionato dove le strutture produttive di nuova ricchezza sono stata curate e sviluppate, là dove il popolo ha mantenuto una coesione nazionale fondata sulla condivisione della ricchezza, sul pagamento delle tasse, sulla difesa delle strutture statali, sulla difesa delle strutture produttive.

Concludo questa riflessione-sfogo ricordando che:

  • la crisi che viviamo è nata negli Usa,
  • si è ingigantita con gli squilibri dei prezzi dovuti al trasferimento delle fabbriche nei paesi in cui le tutele sindacali sono minori,
  • è endemica perché la penuria delle risorse comincia a farsi sentire, inquinamento e materie prime sono i segni dei limiti dello sviluppo,
  • la riduzione delle risorse è più tragica per coloro che sono abituati a consumare molto,
  • che in questo scenario distruggere le impalcature della nostra convivenza, scuole, infrastrutture, giustizia, stato, eserciti, università vuol dire provocare la catastrofe,
  • che tutti i popoli europei traggono vantaggio a stare insieme,
  • che se fossi greco voterei sì come appoggiai convintamente Monti e Letta.
  • Penso che vincerà il Sì, che l’Europa ne uscirà rinforzata.

 



Categorie:Economia e finanza, Politica

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