Non vendete 3

Questo è il terzo post sull’argomento. La questione del debito pubblico è tornata d’attualità con la pubblicazione della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza del 2023 (NADEF) e con le polemiche contro i giornali che secondo la presidente del consiglio starebbero tramando per un aggravamento della situazione finanziaria e per un conseguente commissariamento del governo come accadde del 2011.

Sembra però che proprio il governo stia facendo di tutto per aggravare la situazione con una politica del tanto peggio tanto meglio: polemiche continue con le istituzioni europee, pessimismo allarmistico del ministro del tesoro che dice di non riuscire a dormire di notte pensando al bilancio dello Stato. isterica presa di posizione sul MES la cui non approvazione da parte del parlamento italiano blocca per tutti gli altri paesi un meccanismo istituzionale pensato proprio per soccorrere singoli paesi che avessero un problema di equilibrio finanziario.

Colpevolizzando la BCE sembra che il governo non abbia capito bene quali siano i meccanismi finanziari normalmente utilizzati per frenare una fiammata inflazionistica: ridurre la moneta circolante comprimendo la capacità di spesa di famiglie e imprese. Togliere moneta dalla circolazione con l’aumento dei tassi di interesse, l’unica medicina molto amara per frenare l’inflazione, può però strozzare l’economia, aumentare la spesa pubblica per dover pagare maggiori interessi sul debito.

Siamo nel mezzo di un difficile passaggio: l’inflazione dei prezzi rende tutti i consumatori più poveri, l’aumento dei tassi sui mutui ha lo stesso effetto, la svalutazione delle obbligazioni e dei titoli di borsa impoverisce anche i ricchi senza che si produca l’effetto positivo dell’inflazione: proprio la perdita di valore della moneta dovrebbe costringere chi la possiede a comprare o a investire temendo che tutto in un prossimo futuro possa costare di più. Il rischio è che questa strana inflazione, che ha una molteplicità di cause, non provochi l’atteso stimolo alla crescita e allo sviluppo.

In questo bivio, il governo deve scegliere: o allinearsi alle politiche deflazionistiche della BCE e quindi gestire il bilancio senza aumentare ulteriormente il debito pubblico (niente bonus, niente abbassamento delle tasse, niente aumenti di salari e pensioni) oppure continuare nelle politiche espansive dei bonus, degli sconti fiscali finanziati con il debito pubblico. Ma scegliere di contrastare ora le politiche deflazionistiche della BCE, oltre ad isolarci polemicamente dal resto dell’eurozona, potrebbe allungare i tempi del rientro dall’inflazione e quindi avere dei tassi alti da pagare sul debito con il rischio della non sostenibilità (scenari del 2011). Per fortuna siamo all’inizio della legislatura e una politica impopolare del rigore potrebbe dare frutti spendibili elettoralmente nei prossimi 4 anni. 1Questo forse convincerà la presidente Meloni a scegliere la strada del rigore, certamente impopolare, almeno questo è ciò che mi auguro.

Nei due post in cui suggerivo di non vendere i titoli del debito italiano in un passaggio politico radicalmente nuovo e per certi versi preoccupante, presentavo un esempio dei cinque BTP che possedevo e che non intendevo vendere poiché all’epoca non avevo necessità di denaro liquido. Già nell’agosto del ’22 l’inflazione aveva eroso significativamente il valore dei miei titoli e la prospettiva delle elezioni politiche era ininfluente rispetto alle cause che avevano provocato quella fiammata: Covid e misure monetarie compensative, ripartenza dell’economia a velocità eccessiva, guerra, penuria di energia.

Titolo22 agosto 202229 settembre 20222 ottobre 2023
BTP NOV 28 FUT CUM85,7281,0583,50
BTP APR 37 FUT CUM72,5366,1364,74
BTP NOV 33 FUT CUM77,0071,0772,72
BTPì 280630 1.6% CUM99,9998,3292,05
valori al 2 ottobre 2023

La situazione odierna continua ad essere molto difficile e i valori di mercato delle mie obbligazioni rimangono bassi ma le ragioni per non vendere rimangono invariate. Nonostante tutto.

  1. temo che il governo Meloni abbia optato per la seconda soluzione motivata dalla volontà di favorire i redditi più bassi; ha ridotto la pressione fiscale su alcune categorie aumentando il debito ↩︎


Categorie:Economia e finanza, Politica

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