Ieri sera sono andato a far benzina e gas anche in vista della serrata dei gestori delle pompe. Avevo necessità di fare rifornimento perché il gas era esaurito e la benzina era in riserva tuttavia mi rendevo conto di essere tra coloro che, condizionati dal clima un po’ apocalittico della guerra dei prezzi e delle sommosse popolari, facevano scorte di beni di prima necessità. Infatti a quell’ora tutti i distributori del circondario avevano la fila di macchine in attesa del pieno. Mi sono allontanato da casa per raggiungere il distributore che ha anche il gas e lì non c’era nessuno ma ho notato subito che la benzina superava i due euro. Per questo era deserta?

Solo due addetti di colore, forse indiani. Quello della benzina mi fa la battuta: tutti a far benzina manco finisse il mondo! Rispondo: ero in riserva e comunque non faccio il pieno me ne dia 30 euro. Allora lui ribatte: ma secondo lei cosa vogliono i gestori, le compagnie, vogliono guadagnare ancora di più? Non so penso che siano solo permalosi, si sono offesi perché il governo ha detto che tra loro ci sono degli speculatori. Con un sorriso di assenso è finita questa chiacchiera estemporanea.
Poi ho continuato a riflettere e a cercare una risposta a quella domanda sulle ragioni di un sciopero/serrata decisamente strano.
Effettivamente la ragione più evidente è la permalosità di una categoria che assolve ad una funzione delicata ma decisiva per l’economia e per la vita dei cittadini. Devono saggiare quanto il nuovo governo sia disposto a cedere e soprattutto se intende mantenere le promesse elettorali, se ce ne sono state. Insomma una corporazione forte costituita da piccoli e grandi imprenditori che assicurano un servizio socialmente indispensabile come quella dei tassisti o dei balneari, e l’elenco di simili corporazioni è più lungo di questo.
Il pretesto per una reazione sproporzionata è l’ammontare della multa comminata a chi non aggiorna il cartello dei prezzi con il riferimento al prezzo medio della settimana. In pratica, però, la categoria non accetta che il governo possa aver detto che c’era in atto una speculazione mentre era reintrodotta una accise sospesa provvisoriamente dal precedente governo.
Per il momento non sembra che la Meloni voglia cedere, magari lascerà che si sporchino le mani il ministro Urso e i parlamentari in sede di conversione del decreto. Ma le modifiche già concordate al decreto trasparenza non sono state sufficienti ad evitare la prova di forza della lobby dei gestori, permalosi sì ma anche interessati ai rapporti di potere e alla pecunia: la serrata sembra un avvertimento alla Meloni. Ricordati che le corporazioni e le lobby vanno rispettate e accontentate altrimenti i sondaggi e le elezioni saranno impietosi. in questo gioco perverso gli alleati fanno un gioco sporco anche con dichiarazioni improvvide che accendono le reazioni di gruppi permalosi.
E spero di non dover parlare ancora di prezzo dei carburanti … ma l’esperienza di molti altri paesi al riguardo non lascia ben sperare.
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Categorie:Economia e finanza, Politica
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