Una scuola dedicata ad Emma

Prima di rimetterci in viaggio per Roma ho approfittato del bagno. Ormai la scuola era quasi vuota e silenziosa, si sentivano solo i rumori dei tavoli e delle sedie rimessi al loro posto dopo la festa e dei passi lungo il corridoio. E questa signora chi è? Per la festa erano stati appesi dei cartelloni preparati dai ragazzi per la circostanza. La voce è di una bambina piccola. La maestra risponde: è Emma Castelnuovo, la professoressa alla quale abbiamo dedicato la nostra scuola. E chi era? Una maestra che insegnava matematica. Una maestra come te? Sì una maestra come me ma lei era molto brava. Quindi ci chiameremo scuola Emma? Sì, vedi che bello ora abbiamo un nome.

Ieri un’altra giornata emozionante di quelle che si raccontano e si ricordano. Un istituto comprensivo di Latina, elementari e medie distribuiti in vari plessi, è stata intitolata ad Emma Castelnuovo. Lucilla, che sta collaborando alla cura del fondo librario lasciato da Emma all’MCE, è stata invitata insieme a Nicoletta Lanciano e Carla degli Esposti che hanno curato una biografia di Emma di cui ho già parlato.

Tutte le volte che torno in una scuola mi ricreo e mi rassereno: non ho dimenticato quanta fatica costa ciò che ad un occhio inesperto può sembrare normale. Quanto vale vedere intere classi che entrano ordinatamente in aula magna, bambini e bambine, ragazzi e ragazze che non fanno chiasso e aspettano che tutto sia pronto, maestre e professoresse che non alzano la voce ma che sorridono, bidelle che accarezzano la testolina della ragazzina che sta in fila. Quanto vale vedere le pareti coperte di lavori dei ragazzi, quanto conta la presenza di molte mamme in piedi nei corridoi laterali dell’aula magna. Tutto normale e ovvio, ci mancherebbe altro, ma c’era una armonia discreta e nascosta che trovava una regia attenta negli occhi vigili e sorridenti della preside .

Quanto vale la pianificazione e la puntualità? ore 10 entrano alcune classi provenienti da altri plessi, ore 10.05 inizio della cerimonia, ore 11 canto dell’inno nazionale e scoprimento della scritta sul muro esterno della scuola.

L’attenzione ai tempi, l’assenza di tempi morti, la varietà dei contributi, i canti, le letture di passi degli scritti di Emma sono il rispetto dovuto ai piccoli che non amano sbrodolamenti e retorica ma sanno riconoscere la sostanza delle cose. Alla fine un ricco rinfresco in cui grandi e piccoli si sono mischiati gioiosamente.

Mi è sembrato che questa scuola meritasse di chiamarsi Emma Castelnuovo perché tanti particolari me la ricordano.

Ma l’emozione non è finita qui. Tra gli ospiti della cerimonia c’era Marcello un collega nostro coetaneo dalle  mille imprese che a suo tempo, quando eravamo giovani, teneva i contatti tra le realtà politiche e scolastiche di Latina e Roma in particolare con Lucio Lombardo Radice. Come tutti coloro che hanno superato prove difficilissime ha un modo particolare di rapportarsi con gli altri e in un attimo arriva alla radice delle cose e dei problemi. Così mi racconta della situazione politica di Latina in cui da un anno governa tra molte difficoltà una lista civica di suoi amici alla quale collabora. Ho capito cosa vuol dire Pisapia quando parla di civismo diffuso come risorsa potenziale per uscire dalla crisi politica.

Va a finire che cambio il motto di questo blog. Invece di ‘raccontare e riflettere’ ‘emozionare e riflettere’. Che ne dite?

 

 

 



Categorie:Cultura e scuola, E. Castelnuovo, Scuole in Italia

2 replies

  1. Civismo diffuso… perchè non “responsabilità sociale”. Ieri avevo a casa un Neozelandese che mi ha parlato del loro sistema sanitario fatto di pubblico e privato. Sosteneva che entrambi danno gli stessi servizi ma che chi è assicurato, in genere, si rivolge a quello privato per dare ai meno abbienti la possibiltà di servirsi tempestivamente di quello pubblico. Ha usato appunto l’espressione “responsabilità sociale”. Miti o pratiche degli antipodi?

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  1. Un seconda scuola intitolata ad Emma | Raimondo Bolletta

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