Si torna a scuola

Ieri eravamo a villa Carpegna per la solita passeggiata del mattino. Avevamo comprato un pallone nuovo senza pensare che sarebbe stato come il miele per le api.

Appena Pietro ed Adriano hanno incominciato a passarsi la palla, come sono abituati a fare quando giocano da soli, un piccoletto poco più grande di Adriano è entrato in gioco con una certa veemenza e quasi subito Adriano è finito a terra con qualche strillo di protesta più per la brutta figura che per il danno in sé. Poi un ragazzino poco più alto di Pietro osservando educatamente da lontano e restando vicino alla madre ha attaccato bottone chiedendo il nome di Pietro e presentandosi come Adriano di 5 anni e mezzo, un anno più di Pietro. La scena si è animata e all’improvviso un altro ragazzino di corsa va ad abbracciare Pietro gridando ai suoi genitori che c’era un amichetto di scuola. Pietro, molto contento, viene a dirlo a noi nonni come per chiedere se poteva giocare con Tommaso, compagno di scuola. Sinora in tutte le dinamiche di gioco simili in cui bimbi sconosciuti si assembravano cercavamo di sgattaiolare via con qualche scusa se si trattava di gruppi di estranei.

Ma non è più come lo scorso anno, ora noi nonni, come anche i genitori, siamo vaccinati e il pericolo del contagio lo percepiamo in modo meno ossessivo, i rischi per i bambini non sono molto più grandi di quelli corsi giocando in una villa pubblica poco pulita in cui insetti, api, vespe, cani, gatti, topi e umani di vario tipo sono un po’ ovunque. Ma il mestiere dell’insegnante non l’ho dimenticato per cui immediatamente rispondo a Pietro che poteva giocare con Tommaso e con Adriano II e ovviamente con Adriano piccolo. Trovata lì vicino una zona adatta, abbiamo cominciato a fare i passaggi, non più corse sfrenate e caciarone dietro il pallone ma scambi ordinati di tiri verso il compagno che indicavo io. Sono andati avanti così, ben distanziati, per almeno 20 minuti, mentre gli adulti osservavano il gioco rimanendo ancora più distanziati, all’esterno dell’area del gioco.

Quando i bambini hanno cominciato a sentire la sete e la fatica, il gioco ha avuto termine, era ora di rientrare. Ci siamo lasciati con un arrivederci a scuola.

Anche Adriano, che ha esattamente due anni, ha partecipato con qualche tiro ma era meno preciso e le distanze da coprire sull’erba erano troppo lunghe e quindi ha smesso prima degli altri correndo felicissimo verso di me, abbracciandomi forte come per dirmi, ‘nonno sei proprio fico!’. Questa me la sono inventata! non parla ancora ma i suoi occhi e l’intensità dell’abbraccio erano chiarissimi, ringraziava perché aveva goduto di quel gioco collettivo così ordinato e sereno.

Perché vi ho raccontato questo episodio? Perché in questi giorni riaprono le scuole, i bambini e le famiglie attendono questo evento con gioia non solo perché risolvono un problema organizzativo ma soprattutto perché tutti si rendono conto che è così che i bambini e i giovani crescono bene. Questa attesa positiva sembra essere contraddetta dall’attuale dibattito sul green pass e sulle misure anti covid.

Mi permetto, come ex, di formulare un augurio sincero a tutti coloro che lavorano a vario titolo nella scuola:

  • godetevi i giovani che vi sono stati affidati, anche durante la pandemia ciò è possibile,
  • giovani e bambini sono una risorsa anche nella lotta al virus, sono più consapevoli di quanto possiamo immaginare, sono prudenti e disponibili basta responsabilizzarli,
  • se non ci sono impedimenti medici facciamoli vaccinare potranno vivere più serenamente e contribuiranno ad uscire da questa cappa che ci opprime ancora.



Categorie:Cultura e scuola

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