Tra le tante chiacchiere e i patemi di questi giorni c’è il povero Calenda che continua a lamentarsi di non valere quando pensa di valere e che non se lo fila nessuno, forse neanche il suo socio Renzi. Il motivo della lagna è il fatto che le altre forze lo avrebbero deliberatamente escluso dalla ripartizione dei posti dei vice presidenti delle camere e che il PD sta flirtando con il partito di Conte.

Forse vale la pena di fare qualche semplice conto. Questa è la composizione dei gruppi alla camera dei deputati


I vicepresidenti da eleggere sono 4 il che vuol dire che mediamente ci vorrebbero 100 voti per eleggerne uno. La maggioranza di destra arriva a 235 e quindi ne può eleggere due sicuri con un resto di 35 voti. Il gruppo successivo è il polo di centro sinistra con 80 voti e e prende un posto senza resti. Tocca allora al 5 stelle che con 51 voti prendono un posto con nessun resto. Il gioco è fatto senza nessun accordo sotto banco è solo questione di numeri. Con 21 voti Calenda e Renzi non possono pretendere niente soprattutto se continuamente sono più ostili con la sinistra che con la destra.
In realtà un accordo sarebbe stato possibile per escludere anche i 5 stelle. Se la destra avesse ripartito i suoi voti su tre loro candidati con una media di una 80-na di voti sarebbe passato 1 vice del centro sinistra e 3 di destra lasciando fuori anche i 5 stelle. Ma ciò richiedeva un controllo accorto nel polo di destra della distribuzione dei voti che comunque sono segreti.
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