Mi sono astenuto in questo blog dal prendere posizione in queste settimane sulle primarie ma ho espresso molte riserve sul modo in cui il PD gestiva e reagiva alla batosta elettorale delle politiche e alla conseguente svolta politica che portava Giorgia Meloni a palazzo Chigi .

L’astensionismo alle regionali e i relativi esiti mi hanno convinto che la coerenza morale e il rigore logico sono lussi che in questa fase storica non ci possiamo permettere e che le scelte sono sempre il risultato di una mediazione con il reale con cui dobbiamo fare i conti. Per questo, anche se mi sembrava che le primarie fossero un ferro vecchio pericoloso dopo l’esperienza di Renzi, la partecipazione alle primarie era una scelta necessaria per far quadrato intorno ad una struttura e una organizzazione che rappresenta una seppur tenue ancora di salvezza. Tra i due contendenti preferivo Bonaccini, che ho votato, presumendo che fosse più adatto alla gestione di un corpaccione malandato che ha bisogno di una ristrutturazione interna soprattutto finalizzata alla buona selezione del numeroso personale che occupa tantissimi posti della rappresentanza democratica.
A conti fatti sono contento di come sono andate le cose: le primarie aperte rimangono una occasione positiva per un partito che non dispone di giornali né di reti televisive amiche e l’esistenza di un nocciolo duro di potenziali elettori rafforza la nuova dirigenza del partito, la scelta della Schlein dimostra che questo nocciolo di simpatizzanti fedeli è aperto ad un cambiamento anche radicale, che la Schlein nella sua lunga e variegata militanza intorno ai democratici e alla sinistra non è una meteora caduta dal cielo ma è espressione di un fermento che in questi anni non ha trovato spazio nelle strutture del partito ma che al momento debito ha consentito di resistere nelle elezioni locali.
Mi auguro che sia sufficientemente smaliziata da capire che nel partito una leadership troppo accentuata non è sopportata a lungo, che l’investitura di ieri non la rende padrona del partito ma le consente di gestire la macchina e contemporaneamente diffondere e consolidare le posizioni sue e del suo gruppo, che ha ed avrà tutti i media contro in particolare tutti i giornalisti di ‘sinistra’ o che hanno una vecchia matrice di sinistra, quelli sono i più implacabili, non perdonano niente e non aiutano quando se ne ha bisogno, che il potere di cui disporrà sarà un servizio per ascoltare chi all’intento della struttura lavora e chi all’esterno vive questa vita così difficile.
E un ringraziamento anche a Enrico Letta, una persona per bene travolta da eventi complessi che non potevano essere gestiti solo con le buone intenzioni e con onestà. Anche la Schlein deve ricordare che la strada che conduce all’inferno è lastricata di buone intenzioni.
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