Senza limiti

Dal libro Limite di Serge Latouche che sto leggendo traggo la seguente citazione molto in tema con il post di quest’oggi sui giovani che non ascoltano, con quelli che riguardano il Limiti dello sviluppo,  con quelli che concernono l’economia e con quello che riguarda la manipolazione delle nostre convinzioni.

La pubblicità prende d’assalto anche l’universo privato, le cassette delle lettere, le messaggerie telefoniche, i telefoni, i videogiochi … L’uomo è braccato, aggre­dito su ogni fronte dall’inquinamento mentale, vi­sivo e sonoro» (Jean-Paul Besset, La scelta difficile). Il risultato sono i programmi «spezzatino», i bam­bini manipolati e disturbati (perché i bersagli prefe­riti sono i più deboli), i dépliant che distruggono le foreste (40 chili all’anno di carta nelle nostre cas­sette). E alla fine i consumatori pagano il conto, cioè 500 euro l’anno a persona. I giovani francesi, come quelli statunitensi, passano più tempo davanti allo schermo che sui banchi di scuola, che occupano da 20 a 30 ore a settimana per 30 settimane, mentre stanno davanti al televisore da 60 a 70 ore per 52 settimane. Il sistema pubblicitario occupa il posto abbandonato dal genitori e che la scuola non riem­pie. Si tratta di un vero e proprio programma di lobotomizzazione dei cervelli e di colonizzazione dell’immaginario, illustrate dalle tristemente celebri dichiarazioni di Patrick Le Lay, il capo di TF1: «Ci sono molti modi di parlare della televisione. Ma in una prospettiva di “business”, bisogna essere reali­sti: fondamentalmente, il mestiere di TF1 è, per esempio, aiutare la Coca-Cola a vendere il suo pro­dotto. E se si vuole che un messaggio pubblicitario colpisca nel segno, bisogna che il cervello del tele­spettatore sia disponibile. I nostri programmi hanno la missione di renderlo disponibile: cioè divertirlo, distenderlo, per prepararlo tra un messaggio e l’altro.

Il successo dell’operazione (la pubblicità)  è tale che diventa pato­logia e finisce per creare disordine e mettere in crisi il sistema. «Oggi – dichiara il direttore della General Foods – il cliente vuole che i suoi desideri si realiz­zino immediatamente, si tratti di una casa, un’auto­mobile, un frigorifero, un tagliaerba, un vestito, un cappello, un viaggio. Poi pagherà con i suoi introiti futuri» (cit. in Vance Packard, The Waste Makers). Un banchiere lucido confessa: «Insegnare ai giovani a comprare a credito è come insegnargli l’uso della droga». Così, moltissimi americani schiacciati dai debiti si sono lasciati tentare dalla possibilità di pagarli … facendo un nuovo prestito. Un’agenzia di credit revolving nel marzo del 2012 ha lanciato una pubblicità in cui appariva una bella donna che spic­cava il volo per andare a fare shopping, con lo slogan: «Raggruppare i vostri crediti per ridare vita alle vo­stre voglie». Ed è in questo modo che sono stati con­cepiti i crediti cosiddetti ninja (no income, no job, no assets], le cui montagne vertiginose hanno provocato la crisi dei subprime nell’agosto 2007.



Categorie:Cultura e scuola, Economia e finanza, Libri letti

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5 replies

  1. Giovane che non ha letto gli altri post… ma che ha apprezzato molto il saggio da cui l’estratto (nonostante Latouche abbia già usato e riusato diverse citazioni anche in altri libri!).
    Purtroppo il capitolo che contiene queste parole è fin troppo realistico e allarmante, siamo dei burattini in mano altrui e l’unica nostra difesa, secondo mio modesto parere, è il farsi una cultura, più vesta e varia possibile, senza mai smettere di nutrirla.
    Saluti, Sea

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    • Caro o cara Sea, essere consapevoli di questi problemi non ci deve allarmare ma ci deve attrezzare per essere più robusti. La lettura, lo scambio, la scuola sono gli strumenti per conoscere i nostri limiti, i limiti dell’ambiente in cui viviamo e valorizzare le nostre potenzialità.

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      • Condivido anche se per alcuni problemi, soprattutto ambientali, siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Speriamo che gli sforzi di noi piccoli servano a frenare gli errori dei “grandi” (se così possiamo chiamarli).
        Saluti,
        Sea, una lei 😉

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      • Vero, lo dovevo capire dall’indirizzo email. Penso che non siamo al punto di non ritorno, la natura sa difendersi e mostra tutta la sua forza come vediamo in questi giorni a NW. Ed anche questa crisi così terribile forse darà una frenata provvidenziale alla crescita senza limiti.

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  1. Emancipazione senza limiti | Raimondo Bolletta

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