A ripensarci bene, forse la scommessa su Monti l’ho persa. La mia idealizzazione della sua figura mi ha portato ad assimilarlo forse a Cincinnato o a sperare in un atteggiamento più radicale ed esigente mentre evidentemente la forza del contesto e della realtà ha prevalso.
Mi sono letto con attenzione il suo documento e confesso che sono rimasto deluso, è un documento che non avvince, non fa sognare, mi sono distratto leggendolo e sono dovuto tornare a leggere interi periodi per fissare meglio le idee. Anche nello stile è disomogeneo, parti discorsive e parti formalizzate e complesse, un assemblaggio frettoloso e poco ripensato dalla stessa mano. Poco curato l’editing con titoli orfani a fondo pagina, vari refusi.
La delusione riguarda anche il merito, sono cose che ci ripetiamo, sacrosante, da almeno vent’anni. Ma manca il guizzo, l’analisi forte e convincente delle peculiarità della società italiana.
Spero di sbagliarmi ma ha perso una grande occasione di mostrare più disinteresse per il potere e per il successo, avrebbe dovuto produrre un documento più essenziale più brutale, più vero, senza cedimenti elettoralistici senza promesse vaghe sul medio periodo; o si parla del qui ed ora o delle prospettive a vent’anni, cioè del fiscal compact. La visione comunitaria del centrosinistra mi convince ancora di più.
Sulla questione, il mio amico Tortorici ha scritto due pezzi illuminanti che consiglio di leggere. Scende o sale? Un nuovo Cincinnato?
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