Storie di Natale

Questa mattina la giovane rumena G. che ci aiuta a tener pulita la casa viene apposta con il treno a portarci in dono un pezzo di abbacchio. Poi andrà a lavorare in un’altra famiglia dall’altro capo di Roma. Il marito e il figlio fanno i pastori nella campagna romana. Abitano in una roulotte dentro il fondo in cui lavorano. Sono in difficoltà, il padrone del fondo  non li tiene in regola e da molto non liquida quanto hanno pattuito. Vanno avanti con quanto guadagna lei, c’è da pensare anche alla figlia che studia, ed è brava, in Romania. G. durante la settimana vive a Roma, di notte dorme presso una anziana sola, di giorno ha tante famiglie da accudire, ma di giorno non ha una casa dove sedersi e riposare, lo fa nei mezzi pubblici dove ha imparato a mangiare una mela o un panino. G. è bella, elegante, sempre in ordine, con il volto e gli occhi sorridenti, non si lamenta mai, orgogliosa come tutte le persone forti e tenaci. Va bene portalo ma te lo paghiamo, le abbiamo detto e lei, signora Lucilla vabbè che so povera ma non tanto da non potervi fare un regalo.

La mia amica Giovanna ieri a tavola ci ha raccontato un’altra storia. Era alla posta di pomeriggio, accompagnava la sua somala che l’aiuta in casa per una questione burocratica che aveva a che fare con il conto in cui la signora somala tiene i suoi risparmi. Il salone dove la gente attendeva in fila era popolato da extracomunitari, più o meno tutti con problemi analoghi. Giovanna si sentiva minoranza bianca in quella folla dai colori più vari. Ad un certo punto un arabo si inginocchia e, rivolgendosi alla Mecca, inizia le sue preghiere previste per quel momento. Rapidamente un signore delle poste interviene per impedire la cosa come se fosse disdicevole e proibita.  Giovanna si sente in dovere di intervenire facendo osservare che non faceva nulla di male, che non c’era una norma per impedire che nella sala d’attesa delle poste si potesse pregare. Se io avessi tirato fuori il rosario e avessi cominciato a sgranarlo lei me lo avrebbe impedito? dice Giovanna. Nel frattempo i curiosi si erano avvicinati e l’arabo aveva finito la sua preghiera e ringrazia. Giovanna si sente in minoranza di fronte al muro della diffusa e lieve intolleranza che un po’ tutti mostrano, anche i silenziosi, con una postura in cui le mani conserte segnano l’indisponibilità ad accogliere.

Un Natale difficile per molti, una sofferenza che lambisce i nostri alberi colorati e splendenti. Forse è sempre stato così, 2000 anni fa i migranti a volte finivano con il partorire in una stalla.



Categorie:Riflessioni personali

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  1. Riflessioni per cominciare | Raimondo Bolletta

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