Stamane il mio amico e collega Mario Rusconi mi ha inviato il pdf di una sua intervista sull’espressoonline.
“La Buona Scuola? Riforma dai mille pregi Gli insegnanti non vogliono essere giudicati” “Smettiamola di credere che tutti i docenti siano bravi e tutti i presidi fascisti”. Parla Mario Rusconi, vicepresidente dell’associazione presidi, e difende la norma di Renzi. Ma avverte: per le nuove assunzioni il 2015-2016 è già andato di Susanna Turco “Sa cosa c’è, fra l’altro, dietro tante proteste contro la “buona scuola”? Che gli insegnanti, cioè coloro che continuamente valutano gli studenti, non vogliono essere valutati. A suo tempo il ministro Berlinguer venne mandato a casa proprio quando provò a introdurre uno straccio di valutazione. Ma per loro vale Caterina Caselli: nessuno mi può giudicare, eccetera.
L’incipit dell’articolo è chiaro e vivace come sempre è stato il preside Rusconi. Il dibattito nelle scuole si sta accendendo e il prossimo 5 maggio si vedrà quale sia l’umore della scuola. Il dibattito è acceso anche tra noi pensionati che siamo ormai fuori della trincea, immagino che lo sia ancora di più nelle aule e negli uffici delle scuole.
Sono ancora convinto delle opinioni che esprimevo quando uscì il documento governativo sulla buona scuola ma ora, quanto proponevo mesi fa come dubbi, andrebbe precisato in forma meno morbida.
Rusconi afferma che la riforma ha mille difetti e milleuno pregi. Per questo la appoggia. Basterebbe questo, a mio modo di vedere, per contrastare la riforma: non si può costruire una riforma della scuola con 101 idee buone e 100 idee cattive. Provate a fare un minestrone con 5 ingredienti buoni e 4 non buoni o disgustosi e provate a mangiarlo. La filosofia del minestrone è ormai imperante: il programma di Grillo è un minestrone di buone, ottime idee ed alcune, troppe, idee inaccettabili, l’agenda di Monti era una accozzaglia di buone idee senza una criterio unificante e un valore condivisibile, il programma del renzismo sta diventando la somma di tante istanze contraddittorie per aggregare in un partitone della nazione le forze più varie.
La scuola è un organismo delicato, ma per fortuna alla lunga resistente, che ha bisogno di una visione coerente, di una prospettiva. Nel documento e nella proposta di legge non trovo nulla che ispiri una direzione se non l’affermazione che si cambia direzione. E la valutazione di docenti, presidi e scuole non si può fare se non sono esplicitati i criteri e i valori rispetto ai quali dati, singoli e scuole vengono giudicati.
Proprio ciò che Rusconi apprezza come innovativo, la possibilità di avere un contesto in cui docenti e dirigenti vengono valutati e rispondono dei risultati è la parte più debole del progetto, e gli emendamenti di queste ore lo dimostrano. I dirigenti scolastici hanno già molto potere di intervento, proprio le riforme di Brunetta sembravano aver finalmente risolto il problema. Ricordo quanti colleghi Presidi dissero allora ‘finalmente!’. Non successe nulla, forse per la nostra ignavia, aprire un procedimento contro i fannulloni o contro gli ignoranti o contro i matti era faticoso, erano grane, erano ispezioni, erano problemi con i sindacati … meglio girarsi dall’altra parte e chiedere di cambiare scuola magari andare in una scuola più grande e più comoda con un compenso accessorio più alto. L’autonomia c’è da quasi vent’anni, ci sono incredibili flessibilità organizzative, quante attuate? Qui sta la debolezza di questa riforma: chi l’ha scritta non sa e non conosce la situazione reale non sa che le medicine che sta proponendo sono già state somministrate in dosi massicce e l’organismo si è adattato e ha sviluppato resistenze ai farmaci ancora più alte.
Rusconi cita delle chiare e semplici patologie per fortuna rare, ma il problema non è il professore nazista, quello sarebbe facile sradicarlo o buttarlo fuori dalla scuola, il problema è la qualità media, è la massa. Siamo certi che un sistema basato fortemente sulla valutazione delle prestazioni possa migliorare la qualità generale se l’effetto collaterale è quello di abbassare la motivazione, la partecipazione, l’identità collettiva, la voglia di condividere una impresa comunitaria? Chi ha scritto questa riforma è un renziano cioè un giovane ambizioso che crede che i valori umani fondamentali siano legati al successo e alla crescita (spesso del proprio reddito).
Ora però la riforma renziana della scuola mi appare più ancora di qualche mese fa, un reale pericolo, una minaccia grave. Il governo lo ha approvata insieme alla riforma della Rai mentre le riforme costituzionali ed elettorali configurano un nuovo Stato in cui il governo con il suo capo è al centro di tutto e forze con il 25% di consenso reale degli aventi diritto possono prendere la maggioranza assoluta in Parlamento.
E’ il combinato disposto, come dicono i giuristi, di questi cambiamenti che preoccupa. Allora una riforma con i difetti che lo stesso Rusconi sa individuare con precisione, non ce la possiamo permettere. Il rischio è troppo alto soprattutto in un momento in cui i giovani che escono dalla scuola non sono in grado di trovar lavoro. Una riforma è necessaria ma non questa. Ed è dal problema del lavoro dei giovani che occorre ripartire per RIPENSARE la scuola.
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