Se non ci fosse stata la presa di Kabul e la fuga precipitosa dei nostri eserciti queste ferie agostane sarebbero trascorse serenamente con la dolce allegria delle vittorie sportive e dei primati olimpici e la serenità dell’intera famiglia completamente vaccinata. In questo racconto sull’ultimo mese in cui ho scritto poco sul blog, un posto devono averlo le Olimpiadi e il campionato europeo di calcio. Non sono sportivo né un tifoso ma mi rendo conto di essere sensibile a tutto ciò che ravviva le ragioni della mia appartenenza alla società in cui vivo. E se le cose vanno bene ne condivido la contentezza.

Come ho più volte raccontato, la TV è un elettrodomestico raramente usato di giorno, solo dopo cena il più delle volte è acceso per ingozzarci di serie televisive o di film. Ma durante il campionato europeo e durante le olimpiadi accendevo spesso la TV per essere aggiornato sugli eventi. Non c’era nulla di nuovo e di particolare se non avessero pensato ad una trasmissione serale di puro intrattenimento costruita sulla chiacchiera leggera legata agli eventi del giorno delle gare di Tokio. Ho cominciato a vedere la trasmissione la sera della vittoria della ragazza con l’arco, Lucilla Boari il primo oro dopo che l’avvio italiano era sembrato incerto e il pessimismo dei disfattisti cominciava a farsi sentire. La ragazza aveva dedicato l’oro alla sua famiglia e alla sua fidanzata.
La trasmissione di cui parlo è Il circolo degli anelli caratterizzata da chiacchiere in libertà in uno studio televisivo con personaggi che in passato erano stati eroi premiati con medaglie d’oro coordinati da una giornalista Alessandra de Stefano, per me sconosciuta ma volto molto noto agli appassionati di ciclismo. Oltre alla bravura e la competenza della giornalista giocava un ruolo decisivo una redazione televisiva che elaborando e montando in continuazione videoclip, immagini, momenti emozionanti riproponeva in un crescendo di colori, suoni, musiche dichiarazioni, volti, quanto nella giornata era successo. Finalmente la ridondanza delle immagini! niente telecronaca tagliata perché il tempo è scaduto ma tempi distesi per gustarsi la bellezza delle scene, dei volti, delle dichiarazioni emozionate. Ma la trasmissione non finiva qui, la parte più importante si basava su interviste in diretta alle famiglie dei campioni nelle loro case. La prima che ho visto, non facile, era proprio alla famiglia della giovane arciera: con delicatezza e attenzione la De Stefano ha formulate le domande di rito e cioè se e quanto i genitori erano contenti e fieri della loro figlia ma l’ascoltatore non sapeva se il coming out era avvenuto poche ore prima in coincidenza con la vittoria olimpica o se quella situazione era accettata e digerita in quella famiglia. Stupenda la risposta del papà, una persona anziana un po’ obesa, forse un docente in pensione: sono fiero, ma non posso usare questa parola, non ho alcun merito può dire di essere fiera solo mia figlia, io posso dire che sono immensamente felice e poi illustra il suo sentimento di amore paterno per una figlia come Lucilla. Devo dire che il groppo alla gola si è trasformato in qualche lacrima. Da quel momento tutte le sere, se potevo, accendevo la TV fino a mezzanotte alternando entusiasmo, commozione, risate, lacrimucce. A parte l’ammirazione per i protagonisti in studio, Sara Simeoni e Jury Chechi ed altri protagonisti che si sono alternati in presenza o in collegamento, il motivo profondo della mia gioia e della mia commozione era collegato alla varietà dei protagonisti e delle loro storie era scoprire, o meglio riscoprire, di quale ricchezza siamo circondati con giovani così determinati, così forti e resistenti, dietro ad ognuno uno stuolo di coetanei determinati, ambiziosi, resistenti al dolore a alla fatica ispirati da allenatori e maestri altrettanto ricchi di idealità. Ma a riflettere sulle loro storie emergeva il ruolo decisivo delle madri e delle famiglie. Famiglie di ogni ceto, famiglie colorate di immigrati che esibivano orgoglio e dignità e amore per la bandiera per cui avevano gareggiato. Insomma emergeva una Italia diversa dall’immagine depressiva delle chiacchiere politichesi dei social e dei giornali.
Categorie:Politica
Ricevo da Silvana questo commento:
Grazie, Raimondo, ho ascoltato anch’io qualche volta la trasmissione con la giornalista Di Stefano, che si è formata nel campo del ciclismo e ha un tratto etico e tecnico davvero inconsueto in TV, pregevole, auspicabile che si espanda…
Ho anche ascoltato i discorsi di apertura del Giochi olimpici; il Giappone mi interessava particolarmente.
La rappresentante nipponica nella cerimonia inaugurale è stata l’unica, tra i vari relatori, a menzionare la parola RISPETTO e a porre in evidenza il valore del Rispetto nell’interazione che era imminente nei giochi.
Molto significativa anche la coreografia finale con una “maestra” – figura da sola sul palco – dedicata allo spegnimento della fiaccola, accompagnata, alla conclusione, da un gruppetto di 6 o 7 bambini giapponesi simboleggianti la gioventu’ del futuro: sobrietà e intensit
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