L’annuncio della morte di David Sassoli mi ha colpito profondamente, commozione sino alle lacrime e smarrimento per la perdita di un uomo giusto che dava speranza.

E’ un turbamento che molti cittadini come me avranno provato, scompare un volto pubblico che come giornalista televisivo è diventato famigliare e come autorità ha rappresentato la democrazia nel continente europeo con dignità e vigore al punto di diventare persona non grata a Putin. Il senso di smarrimento è legato ad un momento politico che oltre a vedere una grave pandemia non ancora domata, la rinascita di movimenti fascistoidi violenti e sovranisti, la prospettiva di nuove crisi ambientali ed energetiche si sta aggravando con lo scontro tra l’Unione Europea e la Russia putiniana. In questo momento una roccia sorridente ci lascia un po’ più indifesi e meno rappresentati.
Ma la commozione origina soprattutto da ricordi personali antichi che di colpo sono riaffiorati. Suo fratello maggiore era mio coetaneo e frequentavamo lo stesso oratorio parrocchiale, o meglio, lo stesso circolo studentesco. Quindi doveva avere 10 o 11 anni quando lo conobbi ragazzino con quella espressione timida o un po’ smarrita che gli è rimasta anche da adulto. Andai qualche volta a casa loro perché il mio amico era un musicofilo amante di Bach e possedeva una splendida collezione di dischi Archiv che ovviamente non prestava ma che volentieri faceva ascoltare mentre mostrava foto degli organi che in estate aveva fotografato in giro per l’Europa. Nel ’67 il papà, un giornalista del Popolo giornale della Democrazia Cristiana, organizzò una cena con il giro degli amici del figlio maggiore ormai tutti universitari o iscritti al primo anno per una discussione su ciò che stava accadendo in giro e che preludeva alla rivolta studentesca del 68; doveva realizzare una inchiesta per scrivere una serie di articoli. Devo dire che rimasi affascinato da quella famiglia, appresi dopo che i genitori avevano avuto un ruolo nella Resistenza. Poi la vita ci ha disperso e solo molti anni dopo vidi che quel ragazzino timido era diventato un conduttore televisivo e un giornalista di vaglia.
Nell’autunno del 2019 a pochi mesi dalla sua elezione a presidente del Parlamento Europeo era morto improvvisamente Alberto, un compagno appartenente a quello stesso gruppo giovanile di tanti anni prima, impegnato politicamente a sinistra, una persona geniale che però non aveva accumulato né potere, né ricchezze, né fama. Al suo funerale la chiesa parrocchiale era però gremita e tra i tanti amici e compagni scorgo David Sassoli, due banchi davanti a me. Prima della fine della celebrazione un addetto della scorta lo avvicina e gli fa segno che dovevano andare e silenziosamente come era arrivato se ne va dispensando qualche sorriso alle poche persone intorno che lo avevano riconosciuto. Rimasi molto colpito da quel gesto di riguardo per un antico rapporto di amicizia che mi ha fatto molto riflettere sul significato della nostra vita.
Credo che un giusto ci abbia lasciato come avevo scritto per Mandela. e allora riprendo quanto scrivevo allora.
Mi è tornato in mente che nella tradizione ebraica c’è l’idea che l’umanità si salva dalla distruzione per la presenza di un certo numero di giusti. Secondo la cabala ce n’è sempre un numero fisso e quando se ne va uno un altro deve subentrare per reggere le sorti del mondo. David Sassoli era certamente uno di questi giusti, una luce per tanti.
Sono andato a vedere sulla rete e ho trovato che anche nella tradizione islamica c’è una bellissima descrizione dei giusti.
Vi sono sette tipi di persone che Dio proteggerà con la sua ombra:
il capo giusto;
il giovane che cresce pregando il Signore;
l’uomo il cui cuore è attratto dal tempio;
la coppia che si ama in Dio con affetto reciproco, unendosi a causa sua e separandosi nella morte sempre con Dio;
colui che, bramato da una donna ricca e bella, risponde: <Io temo Dio>;
colui che fa l’elemosina in modo tanto discreto che la sua mano sinistra non sa quel che fa la sua destra;
colui che nella solitudine prega Dio tanto intensamente da sciogliersi in lacrime.
Che bel ricordo Raimondo! Anch’io ho fatto molte riflessioni.
Ed è così che realizzi quanto una persona possa trasmettere tanta forza giustizia e energia vitale anche con la sua scomparsa…
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Mi chiedo: chi sarà il GIUSTO che subentrerà a D . Sassoli per riequilibrare il numero dei giusti necessario per la salvezza del mondo? Esiste nel campo della politica?!??
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Penso di sì, ma non c’è solo il mondo della politica!
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