Quanto sta emergendo in questi giorni sulla corruzione di personaggi politici e sindacali di sinistra prevalentemente italiani nel Parlamento europeo lascia sconcertati anche i più pessimisti sulle vicende politiche. Rimango senza parole e un po’ depresso nel constatare che non ci si può fidare più di nessuno. E’ veramente una ghiotta occasione per demolire per sempre quel che resta di una sinistra che sperava di ricostruire una sua leadership nella nostra società. Ed ora finitelo! avevo scritto subito dopo le recenti elezioni.

Eppure ci sono alcune cose che non si capiscono, a parte la generale indignazione di chi si chiama fuori o di chi invita al cinismo di una facile assoluzione visto che siamo tutti peccatori.
Appena conosciute le prime indiscrezioni sull’affaire ho pensato che avevamo un buon esempio di come la battaglia sui contanti che animava la discussione qui in patria avesse una plastica esemplificazione nelle valigie piene di banconote in piccolo taglio trovate nelle case di questa banda di corrotti. Ho pensato che proprio le tutele legali concesse ai deputati al parlamento europeo, un trattamento da diplomatici nei passaggi alle frontiere e negli aeroporti permetteva di effettuare un facile riciclaggio magari tramite le finte fatturazioni di paludate onlus. Visto che c’erano, questi signori potevano riciclare non solo le mazzette dei qatarioti ma anche qualche pacchetto di banconote provenienti da attività in nero o addirittura della malavita organizzata.
Successivamente abbiamo saputo che l’indagine non nasceva dalla vigile attività dei magistrati belgi ma da veline che i servizi segreti di paesi non meglio identificati avevano passato alle procure con tanto di indicazione degli appartamenti in cui il denaro poteva essere trovato. Sembra che prima delle perquisizioni giudiziarie i servizi siano entrati in quelle case per accertamenti preventivi o forse anche per lasciare qualcosa di compromettente. Naturalmente le informazioni sono incerte perciò è difficile giudicare, ma è certo che di mezzo ci sono i servizi segreti di vari paesi per una operazione molto grossa che non riguarda semplicemente un piccolo numero di persone e faccendieri che gravitano intorno al parlamento europeo. Qualcuno vuole screditare le istituzioni europee e i processi democratici in uno scontro epocale tra autarchie e democrazie, tra occidente e il resto del mondo. Quattro scemi sono dati in pasto ad una opinione pubblica sempre più pronta a stracciarsi le vesti.
Di questo clima ho avuto sentore sabato sera a In Onda in cui Concita de Gregorio orchestrava un cinico Mieli e un sempre battagliero Davigo per dare una versione tutta moraleggiante sulla corruzione dei politici, di tutti i politici soprattutto di sinistra che dopo una non rielezione continuano a svolgere una funzione lobbistica o a entrare in consigli di amministrazione di aziende private. Insomma di tutta un’erba un fascio una generalizzazione che prescinde da una obiettiva comprensione dei fatti per rispolverare sacri pregiudizi anti casta ed antipolitica.
Come dicevo all’inizio ci sono aspetti della vicenda che non capisco: c’è una proporzione tra l’entità delle mazzette e il corrispettivo atteso dal corrotto? Che potere ha un singolo deputato su una questione generica e vaga come quella di decidere l’allocazione dei campionati mondiali di calcio? La giovane socialista greca che prende la parola per assicurare che nel Qatar non c’è un problema di diritti umani quante opinioni dei singoli deputati avrà potuto mai cambiare per costruire una maggioranza? Certamente avrà assicurato tante altre prestazioni a favore del Qatar nella sua attività ordinaria ma non poteva essere sola per riuscire a spostare qualche equilibrio. Insomma quanto potere decisionale da retribuire può avere un membro di una numerosa assemblea elettiva?
Il tema che si apre è allora la relazione tra politica e potere e tra potere e danaro. Nella discussione di In Onda si accennava al fatto che la corruzione non necessariamente si traduce in mazzette di banconote ma anche in favori, regalie in natura, viaggi, usufrutti, carriere, promozioni e quant’altro possa sfuggire all’occhio vigile del fisco. L’equazione tra potere politico e successo/denaro è introiettata nel pregiudizio invidioso del popolo ma cosa possiamo dire del potere mediatico?
Potere mediatico
C’è un potere che sovrasta quello politico ed è quello mediatico che consente di orientare le scelte degli elettori spostando intere maggioranze o creando la carriera di singoli politici. Il caso Kaili è emblematico, se è vero ciò che ci raccontano: dopo una bocciatura alle elezioni conduce un programma televisivo giusto il tempo per ricostruire una immagine adatta a vincere le nuove elezioni e andare al parlamento europeo. Non voglio citare Zelensky che nasce nel mondo dei media come protagonista ed ora lo è a livello di una guerra tra due blocchi. Molti personaggi politici nascono e crescono in TV e la loro telegenia ne decreta il successo politico fino ad ottenere seggi nazionali o europei.
Applicando la facile equazione tra potere e denaro e tra denaro e corruzione mi domando quanta corruzione c’è nel mondo dei media? sono loro i giornalisti i più adatti a fare la morale al mondo politico? Chi è così pulito da poter scagliare la prima pietra, da ergersi a giudice degli altri?
Categorie:Politica
In merito al “potere mediatico”. L’industria dei media è la prima come fatturato ed esprime i suoi rappresentanti e la sua visione come lo faceva l’industria meccanica quando lo era. Se prima l’enfasi era sulla razionalità ora lo è sulle emozioni. Concordo con l’attenzione che bisognerebbbbe porre sul ruolo dei sevizi segreti che entrano, senza alcun controllo, negli appartamenti di rappresentanti eletti dal popolo come se fosse un fatto normale. Ma questa è una riflessione razionale che non ha spazio nei canali mediatici rispetto al fatto profondamente emotivo di rappresentanti eletti per tutelare i diritti dei diseredati sorpresi con sacchi di banconote.
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