Cicli vitali

Nel giorno dei funerali di Silvio Berlusconi mi appunto questa riflessione sui cicli vitali, quelli in cui ciascuno di noi è immerso e il cui esito ci viene riproposto da ogni morte, a maggior ragione dalla morte di un grande personaggio che per molti è stato ed è un mito.

Chi come me ha superato i 70 anni ha già più volte riflettuto sul ciclo della vita, quando sono nati i nipoti, quando sono morti degli amici fraterni, quando ha sperimentato che da un certo momento in poi non si cresce più ma si invecchia e non si apprende come una volta, si dimenticano le parole, si perdono conoscenze e competenze che ci avevano resi vitali, amati e rispettati.

Tutti speriamo che il nostro ciclo vitale sia più lungo della nostra vita biologica e ci siamo impegnati a lasciare una traccia del nostro passaggio lavorando, amando, accumulando, intessendo rapporti, costruendo, scrivendo. La nostra traccia è comunque un attimo rispetto ad altri cicli che segnano la vita di molti sistemi naturali e fisici.

Nei commenti di questi giorni sulla vita di Berlusconi è evidente la necessità in coloro che lo hanno apprezzato e anche in coloro che lo hanno combattuto per alcuni decenni di ricordarne gli elementi vitali che ne prolungano il suo ciclo oltre la stessa morte fisica elencando le sue scelte politiche, l’opera del suo attivismo imprenditoriale, la personalità prorompente in cui tanti si sono rispecchiati o hanno trovato giustificazione. In queste ore si celebra un nuovo mito che vorrebbe rendere stabile nel tempo la sua traccia.

Quanto il suo ciclo vitale si prolungherà nel tempo? Difficile dirlo, forse la mia generazione che è testimone di un ciclo vitale pubblico lungo un quarantennio non vedrà la maturazione di un giudizio storico ponderato della sua opera. Tuttavia è facile intuire che il gigantismo della sua vicenda economica e politica poggia su piedi d’argilla: l’aver costruito il consenso politico sulla rete televisiva e sui giornali che possedeva, aver utilizzato il potere economico per condizionare la macchina che gestiva il consenso. Scomporre e suddividere le molteplici scatole cinesi che contengono il suo patrimonio tra i cinque figli e tra altri eredi rende quel castello di carte ( azioni, partecipazioni, crediti ) scalabile da altri plutocrati di cui è pieno il mondo. Allora sarà difficile schierare unanimemente giornali e televisioni per far fuori il nemico.

Vedremo ben presto delle scorrerie tra leadership antagoniste che vorranno emergere uscendo dalla sua ombra. Ora c’è spazio per nuovi cicli vitali di nuovi protagonisti, non più gregari.



Categorie:Politica

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