Chi si astiene regala il voto a chi vince

Chi si astiene dal voto pensa che ciò che è in gioco non lo riguardi, che il proprio voto non conti nulla, che altri hanno già deciso per lui, che non riesce a capire bene da che parte stare, che il futuro è imprevedibile o è un’apocalisse contro cui l’uomo non può fare più nulla. Chi si astiene non vuole essere responsabile per non portare la colpa di ciò che potrà accadere, non si rende conto che sta portando acqua al mulino di coloro che vinceranno e che magari lui detesta o teme.

Come sostenevo nel post Per chi votare?, a pochi giorni dal voto, le posizioni sono molto chiare: la destra capitanata dalla Meloni punta a modificare gli attuali equilibri politici all’interno del parlamento europeo perché l’Europa sia un po’ meno solidale, meno ecologista, più armata, più nazionalista, più populista meno intrusiva nelle politiche nazionali, perché l’Europa rafforzi i muri contro l’immigrazione, sia meno tollerante verso tutte le diversità. In realtà anche se questa volta i sovranisti non si sono schierati contro l’Europa e tutti si dichiarano europeisti ci sono però i presupposti perché il processo di integrazione si fermi o regredisca in un situazione di grave pericolo per la pace nel continente europeo e nel mondo.

In quest’ultima settimana la Meloni ha scoperto le sue carte e non ci sono ambiguità di sorta, chi non prende posizione ora non potrà dire che non sapeva o non capiva: tre sono le riforme proposte che potrebbero modificare gli equilibri costituzionali su cui si regge la Repubblica italiana. Ciascun partito che regge l’attuale coalizione di maggioranza ha la sua riforma secondo una spartizione di potere che consente a ciascuna piccola minoranza effettiva di decidere come se fosse una forte e coesa maggioranza e ciò è possibile per effetto dei meccanismi elettorali maggioritari e perché il 50% degli astenuti lo ha consentito. Il premierato molto a cuore alla Meloni, l’autonomia differenziata proposta da Salvini e la riforma della giustizia cara a Berlusconi buonanima e caldeggiata dai suoi eredi, sono in grado di dare una definitiva mazzata alla traballante democrazia italiana, alla sua gracile economia e ai diritti civile delle persone.

Chi si astiene alle elezioni rafforza l’idea che una minoranza possa fare quello che vuole, che possa procedere nel proprio disegno tanto un buon 50% se ne frega.

Chi pensasse che questa seconda partita, quella delle riforme costituzionali in Italia, sarà giocate ai referendum popolari si sbaglia perché l’indifferenza attuale nelle cabine elettorali, ora che siamo su un crinale istituzionale così pericoloso e in cui dobbiamo assistere inerti e inermi a stragi inenarrabili, renderà debole anche la resistenza contro una eventuale svolta autoritaria nei futuri referendum.



Categorie:Politica

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