Il cavallo del gradasso va di passo, va di passo. Il cavallo del signorotto va di trotto, va di trotto. Quando il Re poi monta in groppa si galoppa, si galoppa e nel tempo della guerra cadon tutti giù per terra!
Conoscete certamente questa filastrocca che si canta con un bambino a cavalcioni sulle ginocchia sballottandolo come se cavalcasse e buttandolo all’indietro, ben tenuto con le mani, per simulare una caduta. La canticchio spesso anche se i miei figli ora sono adulti e penso a Mattia il gradasso quel giovane cavaliere di cui parlano i documenti che sto trovando in cantina sulla cittadella assediata.
Ieri il Matteo vero che tanto assomiglia al gradasso, ha stravinto le elezioni a segretario del Partito Democratico. Non sono felice, sono più preoccupato. Quasi tre milioni di persone si sono recate ai gazebo, ci siamo incontrati, eravamo felici di trovarsi, eravamo orgogliosi di essere persone pacifiche, educate, positive, moderate ma progressiste, ricche di valori e di ideali da difendere. Quasi il 70% ha scelto Renzi investendolo di una straordinaria responsabilità quella di operare la magia tanto desiderata, ridare speranza ad un paese sfiduciato e smarrito, riattivare la macchina dello sviluppo, assicurare alla media borghesia che la frana verso la povertà si possa arrestare, anzi invertire. Questo 70% non ha analizzato bene le sue proposte, ne ha capite solo alcune di buon senso, quelle che corrispondono al senso comune, ma è rimasta colpita soprattutto dal vigore, dalla determinazione, dalla passione, dalla gagliarda certezza delle sue convinzioni. Così lui, nel discorso di investitura, ha riacceso le speranze illudendo tutti che il 70% dei volonterosi, che hanno pagato 2 euro, pesi quasi come il 70% degli italiani senza ricordare che quei 2 milioni e passa di volonterosi sono un campione speciale, non sono un campione rappresentativo degli italiani, non assomigliano nemmeno lontanamente a campioni di italiani che si possono trovare sull’autobus o sul treno alle 8 o al bar o al mercato del rione o, infine, in un collegio docenti.
Matteo vuole innanzitutto imporre un cambiamento di passo a Letta, si deve trottare anzi galoppare: nuova legge elettorale, legge costituzionale per l’abolizione del Senato e poi elezioni dopo aver mandato a casa la vecchia e stantia classe dirigente del partito democratico. Come e con chi non è dato sapere. Speriamo bene.
Come i miei lettori sanno questo mio sfogatoio mattutino mi serve per verificare con il senno del poi se le mie elucubrazioni, le mie analisi sono azzeccate. Per questo rileggo spesso i miei pezzi dopo mesi e appena posso inserisco link alle altre riflessioni che vado annotando nel blog. Spesso ho seri dubbi sulla mia capacità di analisi, o meglio, spesso mi rendo conto che i desideri e le speranze non vanno confuse con le analisi.
Magie della rete e delle analisi semantiche di questi sistemi: WordPress ora inserisce automaticamente alla fine di ogni articolo tre articoli related secondo una logica che non è decisa da me, per questo spesso seguo tali percorsi di lettura riscoprendo delle idee che magari avevo dimenticato. Questa mattino ho così visto che qualcuno aveva riletto un articolo che avevo totalmente dimenticato Una giornata balorda di un vulcano e che, guarda caso, è assolutamente attuale rispetto all’evoluzione di questi giorni.
Ma perché sono preoccupato? si apre un nuovo capitolo, manco di coraggio e di speranza, non so rischiare. Forse sono davvero un benpensante di sinistra. Ma mi torna in mente troppo spesso la filastrocca
… si galoppa, si galoppa e nel tempo della guerra cadon tutti giù per terra!
Categorie:Legge elettorale, Politica
Sarebbe interessante da cosa deduci che il 70% dei votanti non ha analizzato nel fino le proposte di Renzi…..
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E’ un mio pregiudizio, basato sul’idea che il 70% non può aver letto analiticamente la piattaforma, una percentuale così alta si fonda su un sentimento, una attesa una emozione. Sono convinto che Renzi sia un prodotto mediatico, o meglio un felice incontro tra un personaggio mediaticamente talentuoso e una circostanza storica unica in cui da un lato un vecchio leader sta declinando e un minaccioso giullare gioca a evocare la morte, la violenza e l’apocalisse come fossero bruscolini. L’unico baluardo a un minaccioso declino è un partito che ha dimostrato di produrre personaggi che localmente stanno ancora riscuotendo fiducia e amministrano benino. Una generazione di giovani che promettono di saperci fare dei quali Renzi si è fatto leader indiscusso. Rispetto i miei compagni di partito che lo hanno votato, un po’ meno i provocatori che pensando di non votare in futuro DEM sono venuti a intorbidar le acque. Spero che siano stati molto pochi. Temo che una parte di quel 70% rimarrà rapidamente delusa dal passo di carica che il tenero virgulto vuole imprimere alla politica perché quando si scala una montagna ci vuole il passo cadenzato e lento seguendo bene il sentiero, altrimenti è facile scivolare in un burrone come la mia vicenda dimostra.
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Ma se invece il 70% votava Cuperlo o Civati aveva analizzato il loro programma, le loro idee ed il loro modo di fare politica????
O forse da bravi critici si sarebbe detto che i voti a Cuperlo e Civati erano solo dei voti contro Renzi……
Sono decenni che vengon date delle possibilità a persone veramente imbarazzanti….. penso che una possa meritarla pure Renzi, ma dire che non ce la farà prima di averlo fatto tentare mi pare masochismo puro.
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Non è masochistico ragionare e riflettere e cercare di capire cosa potrà succedere. Non è che siccome abbiamo votato Berlusconi per vent’anni ora ci dobbiamo fidare di chiunque senza nemmeno aver dei dubbi, di chi fa della rottamazione il suo primo punto del programma, attacca i sindacati, rincorre gli obiettivi di Grillo, non sa che fare il presidente del consiglio non è come fare il sindaco. Come scrivevo, io sono preoccupato. Troppi hanno scelto Renzi solo perché pensano che così si vince. poi spero vivamente di sbagliarmi e di essere smentito dai fatti. Peccato che se legge i due volumi del blog scoprirebbe che io pecco sempre per eccesso di ottimismo.
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