Nella cittadella la vita sembrava tornata alla normalità, gli assedianti che volevano la restituzione del debito contratto con l’emissione di troppe lettere di cambio se ne erano andati ad assediare altre città, in altre regioni. Nelle osterie e nei bassifondi il popolino era ritornato a discutere sulla propria infelice condizione e lamentava che i potenti della città continuassero a decidere avendo di mira solo gli interessi del proprio gruppo e molto meno quelli della città. Henry aveva deciso di temporeggiare in attesa che l’imperatore della terra di mezzo che risiedeva a Brucsella decidesse di proteggere le finanze della città che erano state sottoposte a praeiudicio procedendi (procedura di infrazione) per eccesso di emissione di lettere di cambio. Finito anche questo tipo di assedio ci sarebbe stata maggiore libertà di far circolare nuova moneta per riattivare i traffici e il lavoro per tutti, anche per i più miseri e i più giovani che non riuscivano ad inserirsi nelle botteghe e negli opifici.
Ma Henry conte di Read non si può rilassare perché un altro giovane cavaliere che avrebbe voluto il posto di comando ma che al momento buono si era tirato indietro dicendo che non era ancora giunto il suo momento, pur giurando leale fedeltà all’amico e coetaneo conte di Read, ha ripreso ad agitarsi e a frequentare piazze ed osterie a diffondere le sue strategie di guerra semplici ed efficaci soprattutto in tempo di pace. Il giovane cavaliere di cui parlo, di nome Mattia, è soprannominato il gradasso. Nelle piazze incede con passo veloce e sicuro, ancora più svelto nella parola e nella battuta tagliente e feroce secondo lo stile della popolazione dei fiorentini da cui proviene la sua famiglia. Mattia scalpita e dice che è ora di indire un nuovo torneo per decidere i nuovi potenti della città. Alcune famiglie potenti della città pensano che Mattia il gradasso possa far meglio di Henry per sbaragliare i nemici esterni e soprattutto per mettere in gattabuoia Silvius de Berlusca barone di Arcore.
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