Una giornata balorda di un vulcano

Oggi da dove comincio? Confesso che non mi va di scrivere, mi sembra tutto inutile, che gli eventi siano così ineluttabili e indecifrabili che tanto vale alzare il volume della musica e chiudersi in un mutismo depresso. Ma tirar fuori quello che uno pensa e condividerlo, raccontare per poi rileggere successivamente e riflettere è lo scopo di questo diario di un pensionato che non molla.

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Della giornata di ieri parto dalla fine, da Crozza che ha cominciato il proprio spettacolo proprio dallo sketch di Bersani che va dallo psicanalista. Le cronache televisive della giornata che ho seguito per tutto il pomeriggio fino a notte inoltrata in più momenti hanno fatto riferimento alla fragilità fisica di Bersani, alla possibilità che si sentisse male, ed io stesso più volte mi sono chiesto come facesse a resistere. A un certo punto si è vista in televisione  una piccola sequenza in cui, ieri mattina, Bersani arrivando al cinema Capranica  appare con un volto tirato con lo sguardo assente come quello di persone che prendono una bella dose di Prozac. Così la maggior parte dei politici intervistati avevano volti tirati, occhiaie evidenti. Ma alla trasmissione di Lerner,  Zeta, una senatrice renziana mostrava un look fresco e disteso quasi fosse appena uscita da un bel trattamento in  una Spa. Aveva l’aria vincente di chi doveva incassare un bel risultato, quello finalmente di aver accoppato l’odiato Bersani e tutta la classe dirigente del proprio partito, obiettivo fondamentale della propria setta, la rottamazione di una generazione.

L’ideologia della rottamazione, del tutti a casa, della ghigliottina sistematica per la casta, a partire dai libri di Stella e dagli editoriali del Corriere, come la lava che prorompe da un vulcano in ebollizione, scorre rapida in superficie demolendo case e strade, la bandiera è quella del M5S.  Un secondo fiume di lava si è ingrottato dentro il PD sotto la sigla della Renzi&C ed ora ha trovato un varco e ritorna in superficie con una forza distruttiva superiore a quella pentastellata la quale ormai ha perso velocità e incomincia a raffreddarsi. La senatrice renziana mi ha colpito non solo perché mostrava un assoluto controllo emotivo ma soprattutto perché disponeva di argomenti dialettici e di un repertorio linguistico paragonabile alle vecchie volpi giornalistiche che animavano i dibattiti da Lerner. Tanto i grillini appaiono inesperti e ingenui quanto questa nuova generazione di giovani politici DEM appare strutturata ed esperta nell’intrigo, nella dialettica, nella chiacchiera, nella gestione delle relazioni di potere e dell’immagine. Bersani non deve essere un gigante ma tenere a bada queste orde di assessori, consiglieri, attivisti, portaborse, funzionari che ruotano intorno al PD non è tanto facile, servirebbe appunto un gigante.

Quando all’inizio della giornata sento alla radio che il PD aveva repentinamente cambiato strategia, non perché i partner che dovevano eleggere Marini non avessero mantenuto la parola ma perché il PD si era ribellato al suo segretario ho pensato, questi sono impazziti. Ma allora Bersani è proprio scemo! Senza avere la maggioranza semplice per la quarta votazione getta alle ortiche l’accordo con gli altri grandi partiti, avrebbe dovuto chiedere scusa e cercare al suo interno il modo per mantenere aperta la disponibilità faticosamente trovata da parte delle altre forze politiche. Ascolto meglio la cronaca radiofonica e mi rendo conto che la cialtroneria di questo partito, del partito che in passato ho votato più volte, non ha limiti. Bersani dopo il primo catastrofico giorno in cui i renziani si sono ribellati, prende per buono il dictat di Renzi a favore di Prodi e si fida dell’applauso di assenso unanime di questa feccia di cui non aveva forse fatto nemmeno l’appello nominale. Immediatamente ho pensato, beati monoculi in terra caecorum. Capisco ora perché due guitti abbiano convinto il 60% degli italiani e che conducano loro da casa le danze delle istituzioni. B&G sembrano giganti rispetto alla incapacità della segreteria di Bersani.

L’esito della giornata era ovvio sin dall’inizio, le vendette incrociate avrebbero certamente impallinato lo stesso Prodi, non serviva un grande stratega per immaginare questa cosa.

Scrivo tutto ciò con grande amarezza perché dispiace vedere la fine di un progetto e la fine di una persona che si stima.



Categorie:Politica

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