Un anno fa vi ho raccontato l’incidente che avevo subìto in montagna e le tante riflessioni legate a quell’esperienza. Oggi è passato un anno e sono tornato qui, dove è successo, a godermi le battute dei conoscenti del paese i quali, vedendomi sano, si complimentano e mi squadrano per vedere se qualche traccia dell’evento è rimasta. Oggi ho offerto l’aperitivo alle due coppie con cui eravamo per significare che celebravo un compleanno.
Quando penso ai tanti cari, amici e parenti, che non ci sono più, lo faccio o perché qualche loro ricordo, qualche loro immagine mi si ripresenta nelle mente o perché mi dico: beato lui che non c’è più e che non vede queste cose. Oppure, se le cose vanno bene, penso: peccato che non ci sia, gli sarebbe piaciuto vivere questa bella cosa. Ebbene, alla fine di questo primo anno di una nuova vita regalata, mi dico che sarebbe stata una fregatura non viverla.
Ovviamente dall’esperienza si deve imparare per cui quest’anno siamo meno sportivi e i ritmi sono rilassati, non forziamo la nostra resistenza. Abbiamo più tempo per riflettere e pensare. Si sta tra persone della nostra età ed è normale che i discorsi siano spesso gli stessi, politica, economia, figli, giovani, scuola … Il nostro tempo gradualmente assume una dimensione diversa, trascorre più velocemente, tanti particolari sfuggono o non lasciano traccia nella memoria, la precarietà segnata dalle cadute così frequenti tra i nostri coetanei ci rende più attenti al tempo che ci è concesso.
Categorie:Incidente estivo, Riflessioni personali
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