Tornato a casa

Riprendo da un commento di Giovanna Barzanò una domanda che richiede qualche ulteriore approfondimento.

ci rendiamo conto di quanta competenza, quanto impegno e organizzazione silenziosi la nostra società ha saputo predisporre per tutelare dietro le quinte i nostri gesti quotidiani, combinando tecnologia, coordinamento e umanità, in qualche cosa che molto spesso riesce a diventare una preziosa magia al momento giusto?
E la “nostra società”, quella che in questa occasione ha saputo offrirci gesti così magistralmente orchestrati è proprio questa italiana, che ci appare spesso così sgangherata e incapace….

ma il sapore forte dell’ alchimia di emergenza, dolore, paura e speranza che traspare dalla narrazione di Raimondo ci può indurre anche altre considerazioni interessanti….Per esempio: che cos’è, nella sua ambiguità, questa “tecnologia” che tanto ci sembra aver corrotto la purezza della nostra genuinità con l’artificialità dei suoi strumenti …? Quante volte ognuno di noi degli “anta” sarebbe già scomparso dalla faccia della terra, se non ci fosse?

Penso che non ci rendiamo conto del valore di ciò che questa organizzazione sociale, questa democrazia, le nostra istituzioni assicurano al singolo cittadino che ha bisogno di aiuto. A volte perché non siamo informati o non abbiamo la cultura sufficiente a capire, più spesso perché ci siamo abituati a certi standard fin dalla nascita, quasi sempre perché riteniamo sia un diritto acquisito. Uno degli effetti di questo ventennio berlusconiano è una scissione tra i diritti degli individui, il cosiddetto popolo, e i doveri che derivano dall’appartenenza a una comunità. I servizi sono dovuti senza considerarne il costo, senza apprezzarne il valore.
Sulla tecnologia, sono tra coloro che ne sono innamorati e in questa circostanza il mio entusiasmo è stato rinforzato. L’elicottero, la Tac, gli ecografi, i computer e la rete, le tante strumentazioni di misura e diagnosi distribuite nei mille antri di una vera città della scienza qual è il Careggi, sono altrettante espressioni di una realtà potenziata che costituisce il risultato di un mirabile progresso scientifico e tecnologico. Quei pezzi di ferro, silicio, composti chimici, circuiti, programmi, memorie uniti alla competenza delle persone che li usavano costituiscono dei sistemi ‘viventi’ artificiali nei quali il malato è efficacemente inserito. Ma la deriva irrazionale che sta imperversando nella nostra società non solo nega i risultati la ricerca scientifica, dall’allunaggio ai problemi del clima negati a lungo contro ogni evidenza, ma anche la nuova realtà del mondo tecnologizzato con una reazione nostalgica per un mondo puro e genuino (come dice Giovanna) magari intriso di magia e superstizione.



Categorie:Incidente estivo, Riflessioni personali

4 replies

  1. Nicoletta Donninelli 27 agosto 14.01.58
    Caro zio, sono molto contenta di sapere che sei finalmente a casa dopo questa brutta esperienza.
    Condivido le riflessioni sulla tecnologia, quella stessa che, di concerto all’azione umana, ti ha consentito di essere ancora in vita.
    Sulla ‘bontà’ ed efficienza dei nostri servizi italiani nutro delle perplessità, anche se non sono tra i catastrofisti che fuggirebbero all’estero semplicemente perchè tutto funziona meglio. Certo, qui in Germania, sicuramente la gente è più onesta e ha una ben salda concezione del ‘bene pubblico’. In Italia questo a volte manca, anche se, di contro, in diversi aspetti la nostra macchina statale non è così cattiva. Tuttavia, da insegnante precaria, posso dirti che a fatica riesco ad immaginarmi come parte (piccolo granello!) dell’istituzione scolastica a vita. Il tutto è molto deludente da molti punti di vista: umani, organizzativi, tecnici e tecnologici, professionali. Sarà che a noi “giovani” piace piangerci addosso? Sarà! Ma sarà pure che farsi strada nel sistema italiano, partendo da valle, è una scalata durissima!!!! Un bacio grande. Nico

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