Paura

La paura è una reazione istintiva, una emozione incontrollabile che ci consente di scappare o di difenderci se percepiamo che un pericolo incombe minaccioso. Pochissimi istanti e una scossa elettro chimica allerta ogni muscolo, ogni sfintere, ogni ghiandola del nostro corpo. E’ un dispositivo ancestrale che ci è trasmesso dal codice genetico ma che si affina e si adatta attraverso le nostre esperienze di vita.

Confesso che i disordini di ieri ad opera di fascisti e di taxisti sotto la sede del PD mi hanno dato una scossa, hanno provocato un allarme forse eccessivo. Mi sono chiesto perché.

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Pensandoci un po’ mi è tornato alla mente l’11 settembre del 1973. Frequentavo un corso di didattica della matematica a Pallanza in un posto magnifico, con altri giovani neolaureati di tutt’Italia, un corso CNR tenuto da docenti inglesi, tutti noi eravamo proiettati verso un futuro sereno e promettente, tutti determinati ad insegnare e ad innovare. Finite le lezioni, prima di cena molti di noi ascoltavano il telegiornale e assistemmo così al golpe in Cile alla presa del palazzo presidenziale e all’uccisione del socialista Salvator Allende che capeggiava una coalizione al potere  dall’estrema sinistra fino ai cattolici di sinistra. Fu un autentico trauma per noi tutti, la sensazione che la strada del progresso e dell’emancipazione delle classi più povere era tutt’altro che facile e lineare. Solo più tardi sapemmo e capimmo le dinamiche economiche che portarono a quel golpe militare e il ruolo decisivo che ebbero alcuni scioperi-serrata degli autotrasportatori portati avanti ad oltranza per settimane. 

Forse questo è l’imprinting che scatena la stessa reazione emotiva quando sento che dei padroncini, dei piccoli imprenditori scelgono lo sciopero e la serrata per affermare un loro ‘diritto’, quando vedo che un pubblico servizio viene interrotto senza il rispetto di alcuna regola e contro interessi basilari della popolazione, è per questo che sono profondamente turbato dall’assalto anche solo mimato alle sedi della rappresentanza democratica, alle istituzioni, ai partiti.

Finita l’autoanalisi cerco di sviluppare anche qualche breve riflessione.

La Raggi

Della Raggi c’è poco da dire è scesa in campo a fianco dei taxisti, è tosta e coraggiosa, sta gradualmente mostrando il suo volto più vero e affronta il rischio della disapprovazione di coloro che in questo momento sono incavolati con i taxisti ben sapendo che loro sono il più potente megafono cittadino, sono i veri influencer in grado di decidere se un sindaco sarà confermato o no. Diciamo che la sua condotta è un filino, solo un filino eversiva?

Il PD

Il PD si sta sgretolando, il segretario si dimette e se ne va in America per un corsetto sulle nuove tecnologie, nella sede assediata dai manifestanti che brandiscono fumogeni  richiamando alla mia mente il palazzo presidenziale cileno in fiamme, in quella sede un po’ anonima ci sono solo gli addetti alla sicurezza a presidiare, non ho visto alcun esponente politico mostrare la faccia e tentare un approccio con i manifestanti. E’ la plastica rappresentazione dei rischi che tutti corriamo nel momento in cui delle articolazioni della nostra democrazia si dissolvono.

I media

Ai media non pare vero di poter raccontare eventi catastrofici o potenzialmente tali. I giovani corrispondenti dalle piazze dello sciopero dei tassisti  sono eccitati e ossessivamente celebrano la validità della loro lotta. Un corrispondente del TG1 ripete per tre volte che uno scioperante le aveva detto che per ottenere la licenza aveva contratto un mutuo e che ora la liberalizzazione lo metteva sul lastrico. Seguivano numerose interviste a malcapitati che erano bloccati alla stazione ignari dello sciopero dei taxi. Neppure una parola per spiegare i termini del problema, solo emozione e rabbia gli uni contro gli altri, tutti contro il Parlamento che si permette di recepire una norma europea, cioè tutti contro l’Europa.

I tassisti

Inutile che io provi a illustrare la questione, i miei lettori sono persone informate e avvedute. Vorrei solo ricordare qualche elemento che mi fa pensare. Se è vero che un tassista accende un mutuo per acquistare una licenza dell’ordine di 150-200 mila euro e che conta di poterlo ammortizzare in una decina di anni vuol dire che ancora vale la pena di fare il tassista. Per quanto ne so la cessione di una licenza sarebbe un atto illegale non previsto dalle norme. Se è così che ne è della tracciabilità delle transazioni economiche? come si giustifica un mutuo di questo tipo? come fa la banca a concederlo? E’ dai tempi della lenzuolata di Bersani che la categoria cerca di resistere alla pretesa di regolamentare la concessione delle licenza in modo più trasparente e possibilmente liberista. Chiunque abbia preso un taxi a Roma ha ascoltato le filippiche contro i sindaci e contro i politici a difesa dei legittimi diritti dei lavoratori del trasporto pubblico. Il servizio taxi è sempre rimasto costoso e inefficiente con l’ovvio risultato che il popolo meno abbiente ha imparato a non usare il taxi, lo considera un bene di lusso riservato a coloro che possono scalarlo fiscalmente o farselo rimborsare dalla propria ditta.

Oggi leggevo un articolo che, sull’onda del vittimismo imperante, assimila ora i tassisti ad una specie di lavoratori in via di estinzione come i linotipisti o le telefoniste di qualche decina di anni fa. L’autore dell’articolo, per sollecitare un atteggiamento più comprensivo a favore dei tassisti sosteneva, che un UBER ci sarà per tutti, che la tecnologia e la globalizzazione metterà in pericolo tutti i mestieri come ora accade ai tassisti. Forse è vero, ma proprio questa prospettiva dovrebbe indurre tutti, tranne forse noi pensionati che ben presto toglieremo il disturbo, a reinventare ed adattare le professioni senza sperare di alzare muri che vorrebbero fermare le ondate del progresso o del regresso. Ancora per molti anni il trasporto assistito da un conducente sarà necessario e lo sarà tanto più in quando la popolazione invecchia e non potrà condurre la propria macchina. La visione miope e vuotamente speculativa dei tassisti (meno siamo più guadagniamo) ha sempre impedito l’allargamento del servizio a fasce di popolazione ora escluse per motivi economici. Qualche anno fa si tentò a Roma di introdurre il taxisharing (non si chiamava così) la possibilità di accedere a prezzi molto contenuti a corse condivise con altri. Le colonnine istallate dal comune per le fermate furono in poche settimane abbattute e il servizio non partì.  Quindi ora non si lamentino se le tecnologie li soppianteranno perché continuano a seguire una politica stupida e priva di logica economica.

In fondo è proprio la paura che regna sovrana, che ispira anche i più facinoroso e violenti ad agire con la forza per esorcizzare il nemico immaginato dietro un futuro ignoto.



Categorie:Politica

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