Sto leggendo un bellissimo romanzo dal titolo 4 3 2 1 di Paul Auster. E’ la storia di un mio coetaneo ebreo americano, o meglio di molteplici vite parallele di un un certo Archie Ferguson nato nell’immediato dopoguerra. L’espediente del libro di immaginare percorsi diversi della vita di uno stesso giovane seguendo eventi che sconvolgono la sua vita come fossero altrettanti bivi che lo modellano variamente raccontata in episodi in cui non sai esattamente di quale Ferguson si sta raccontando porta il lettore, almeno ha portato me, a sentirsi in certi momenti uno dei tanti possibili Ferguson.
Così ho preso le distanze dalla batosta elettorale di questi giorni distraendomi ma in effetti la mia mente e il mio cuore non potevano dimenticare il grave impiccio in cui ci siamo cacciati.
Riflessioni personali
Gli eventi che fanno da sfondo alla storia di questi ragazzi sono gli stessi che hanno plasmato la mia generazione, i libri, la musica, la politica, gli ideali sono molto simili a quelli di noi liceali italiani degli anni sessanta anche se c’era in mezzo un oceano. L’umanità, di cui la mia generazione è stata parte, ha affrontato prove terribili in questi settant’anni, noi europei abbiamo avuto la grande fortuna di essere solo sfiorati da quelle prove, è forse per questo che siamo così infantili e irresponsabili? Certo anche gli americani che hanno votato Trump non sono da meno ma la mia sensazione è che quel popolo abbia caratteristiche più resilienti delle nostre.
Sono a metà libro e la parte che ho letto riguarda la formazione del protagonista, la scuola e l’università. La sensazione è che, almeno in quella borghesia newyorchese che fa da sfondo al romanzo, la formazione e la cultura sono una realtà fondamentale per la quale si è disposti a pagare con il sacrificio e l’impegno. Tanto per capirci, in una delle storia parallele, i genitori vendono la casa e vanno in affitto per pagare l’università del figlio. Per noi italiani la scuola è un servizio pubblico quasi gratuito, il titolo di studio è un diritto indiscutibile e, come dicono a Napoli, un cosa che non ha prezzo non è apprezzata.
Riflessioni politiche
E qui sono tornato a pensare alla nostra politica attuale, a riflettere sugli errori che hanno portato a questa disfatta della sinistra.
Sulla Buona scuola il governo ha investito molto, ha stabilizzato migliaia di docenti eppure la reazione è stata contraria, la classe docente è diventata più ostile e forse più frustrata. Dove ha sbagliato Renzi e il suo partito? Hanno fatto quella riforma senza amore, con un tocco di disprezzo e di risentimento.
La stessa cosa vale per gli immigrati: la gente non ha percepito nessun calore, soluzioni tecniche formali, soldi in quantità, polemiche con l’Europa, abbandono di quei poveracci per le strade delle grandi città e nelle mani della delinquenza organizzata che li sfrutta a 2 euro l’ora per raccogliere gli ortaggi. Una grande questione nazionale, una grande occasione di maturazione per la nostra società è stata sciupata con l’approccio efficientista di chi non prova compassione.
Allora Salvini&C hanno avuto gioco facile.
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