Fino all’ultimo ho sperato nel colpo di scena, nel colpo di reni del Presidente che contrastasse questa misera soluzione della crisi che non promette nulla di buono.
Speravo nella nomina di Di Maio bilanciata da Giorgetti al Tesoro. Se tale scelta presidenziale avesse provocato la deflagrazione dell’accordo giallo verde, si anticipava solo quanto sarebbe successo tra qualche mese, se invece l’accordo avesse tenuto, avremmo avuto un governo politico con l’assunzione di più chiare responsabilità da parte di ogni parte contraente.
Questa soluzione è un po’ gesuitica: il governo già non è figlio di nessuno, ciascuno si appresta a demolire ogni tentativo di ricondurre a ragionevolezza le mille idee elettorali variamente contraddittore e pericolose che in ordine alfabetico sono state elencate nel contratto.
Così ci apprestiamo ad avere un presidente del consiglio che nasce dimezzato dalle chiacchiere sul suo curricolo e dall’insignificanza della sua immagine pubblica, che dovrà governare un Consiglio dei ministri in cui i due azionisti di maggioranza sono due tipi tosti e spregiudicati, in cui il deus ex machina che decide tutto è un signore di 82 anni, vecchia volpe della finanza internazionale che ha servito in seconda fila dietro grandi personaggi come Carli, Ciampi, Prodi per costruire l’euro e che ora, in tarda età, per rifarsi una verginità si comporta come un adolescente scapestrato che vuol far saltare il banco. Parlo di Savona, vecchia conoscenza di noi anziani settantenni.
Cosa devo pensare del Presidente? Un po’ mi ha deluso ma forse lui è più saggio di me, sa che a forza di ‘tira e molla’ le corde si spezzano e che per un padre responsabile la prudenza non è mai troppa.
È che lo stimo e gli voglio bene, ma ieri mi ha fatto arrabbiare perché non ha fatto il miracolo che io un po’ infantilmente mi aspettavo.
La vita non regala nulla, o meglio regala tutti i frutti che vogliamo cogliere allungando la mano: questo disastro in cui la nostra società è precipitata in questi anni richiederà a ciascuno nuovo impegno e dedizione e un uso più diffuso dell’intelligenza, dell’impegno e della moralità pubblica e privata.
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