Sono nate sei femmine

Ogni tanto qualche bella notizia. Questa mattina la signora rumena che lavora da noi, la chiamerò Maria in questo racconto, ci saluta dando la bella notizia. Sa, signora Lucilla sono nate sei femmine, segno che Dio ci assiste. Per un attimo non ho capito, poi quando ha specificato che il marito le aveva mandato le foto di sei pecorelle ho capito tutto.

Qualche giorno fa Maria mi aveva mostrato sul telefonino alcune foto inviate dal marito che dopo due o tre anni di lavoro da pastore nei dintorni di Roma, dopo essere stato sfruttato in modo inumano senza garanzie e sottopagato, a causa anche di una brutta ernia al disco che gli impediva di sollevare di peso una pecora, era tornato in Romania e sembrava non avere prospettive di lavoro.

Ripresosi dall’operazione alla schiena ha investito i suoi magri risparmi in un po’ di pecore ed ha formato un piccolo gregge, gregge che cresce con gli acquisti consentiti dalle rimesse di Maria, che continua a lavorare in Italia, dalla vendita del formaggio e infine dalla procreazione di nuovi agnellini. Ma i maschi valgono poco, valgono mezza femminuccia per cui, alla fine del periodo delle nascite, i maschi sono scambiati con metà femmine che produrranno latte e possono procreare. Maria raccontava queste cose con emozione mostrando anche che recentemente avevano comprato una cavalla che il marito usava per il trasporto del foraggio, di legna, di cose. Insomma Maria è felice perché il gregge di pecore cresce, suo marito è contento e se l’eldorado italico li aveva traditi avevano nuove speranze a casa loro.

Perché vi racconto della nascita di pecore in uno sperduto villaggio della Romania? perché queste storie così diverse dalla nostre ma così vicine per la prossimità delle persone che vivono nelle nostre case ci lasciano indifferenti e forse infastiditi, preoccupati come siamo degli equilibri finanziari che garantiscono la nostra ricchezza.

Da un trentennio conviviamo che le disgrazie di interi popoli che hanno pagato duramente errori di gestione, guerre economiche, default finanziari. Ora ci sentiamo invasi dagli africani ma per decenni dall’Europa dell’est la povertà ha percorso le nostre strade e i nostri mercatini. Abbiamo inutilmente eretto barriere, adottato leggi come la Bossi Fini per salvare la nostra integrità ma il bisogno supera a forza ogni barriera. Per fortuna nascono molte pecore e il lavoro ricomincia.

Ora, visto che la Bossi Fini non è bastata, siamo diventati un po’ più violenti ed espliciti, chiudiamo i porti, le mense scolastiche, le friggitorie. Non c’è problema, un popolo sterile ed egoista è capace di cacciare via chi crede nella vita. Così due altri giovani rumeni nostri conoscenti che si sono incontrati e sposati in Italia, che avevano una discreta posizione economica lavorando entrambi qui in Italia, hanno deciso di avere un figlio ma l’hanno voluto rumeno, si sono licenziati e sono tornati in patria e lì fonderanno la loro nuova famiglia. Il Salvinismo opera una selezione al contrario, i migliori se ne vanno.

Finisco. Maria, questa volta il nome è vero, della quale avevo parlato in un altro racconto lieto   ci invia spesso delle foto del suo nipotino, e ci racconta dei successi della sua famiglia. Alcune foto sono prese al parco giochi del nuovo quartiere in cui risiedono, sembra un angolo di Svezia. Di come è ridotta villa Carpegna io mi vergogno.



Categorie:Riflessioni personali

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3 replies

  1. bellissimo racconto, per san valentino è l’ideale…

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  2. Il racconto è bello, essenziale nella sua semplicità. Mi ricorda il mondo contadino degli anni 50/60
    quando le famiglie erano vicinissime alle stalle degli animali allevati.
    Quanto sembrano lontani quei tempi e quanto sono vicini tra chi circola nelle nostre case e ce li presentifica! Ma un approccio multilivello (verticale scientifico) ci dà qualcosa in più a cui mi spiacerebbe rinunciare: il secondo, poggiato sul primo (proprio di una globalizzazione orizzontale), acquista un senso comunque più caldo, più umano.

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  1. Un voto natalizio | Raimondo Bolletta

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