Siamo ammutoliti, preoccupati, oppressi dalla paura di eventi peggiori, non ci sentiamo rappresentati da politici in grado di pilotare gli eventi e di assicurarci stabilità e futuro. La Democrazia rappresentativa è come sequestrata da forze che determinano tanti e tali incidenti che le regole sono un optional, le promesse elettorali sono un bluff, le realizzazioni sono contraddittorie e dannose.

Ieri sera mentre seguivo una serie Netflix (La casa di carta) ed ero alla ottava puntata di cui abbiamo fatto una abbuffata in poche serate, mentre ero nel pieno del thriller che racconta in modo dettagliato, quasi in tempo reale, lo sviluppo di un sequestro di numerosi ostaggi confusi con i rapinatori attraverso maschere indistinguibili in una rapina alla zecca spagnola, mentre l’abilità degli sceneggiatori riusciva a sorprendere di minuto in minuto con uno sviluppo che un buon lettore di gialli potrebbe difficilmente prevedere ho pensato:
sì, noi siamo esattamente come questi ostaggi, siamo in balia di sconosciuti che ci hanno impaurito, ammutolito, condizionato e che ci atterriscono con un crescendo di eventi imprevedibili che fanno precipitare la situazione verso la catastrofe.
Mi direte, ma i volti di Di Maio e di Salvini sono noti, ogni giorno sono sui nostri teleschermi … no, sono delle maschere, dei burattini di primafila ma tutto ‘sto casino sarebbero incapaci di generarlo se non ci fosse qualche mente che lancia messaggi ed ordini da dentro e da fuori la scena del sequestro?
Questo clima impaurito e ammutolito, rotto oggi dal corteo dei sindacati come non accadeva da tempo, lo si percepisce un po’ ovunque, al bar, nelle chiacchiere di chi passeggia nel parco pubblico, nelle conversazioni conviviali.
Anche i tassisti impauriti?
Due giorni fa ho preso un taxi e ho avuto la riprova della difficoltà a far parlare i tassisti. A Roma, con altri sindaci, il tassista avviava la conversazione e finiva sistematicamente con critiche più o meno feroci contro l’amministrazione comunale e la politica. Ora, da mesi, mi è capitato di incontrare conducenti silenziosi che rispondevano alle mie fugaci battute con monosillabi evasivi. Due giorni fa ho voluto andare a fondo, il percorso era lunghetto ed ho alimentato la conversazione in modo dapprima prudente senza scoprire troppo le mie carte ma a partire da una sua battuta un po’ laconica sulla durata del governo ho approfittato per scoprire le mie carte dicendo tutto il male possibile di questo governo e illustrando i danni economici delle sue scelte. Solo dopo che io mi ero esposto nel dire come la pensavo, il mio interlocutore ha ammesso che il reddito di cittadinanza era una cazzata e che non accettava l’idea di dover mantenere dei nullafacenti con i suoi pesanti turni di lavoro. Arrivato a destinazione mi ha salutato con cortesia ma con un certo imbarazzo come se lui si fosse esposto troppo nel dire quelle cose: ho percepito che il clima era quello di una serpeggiante paura dell’estraneo che non conosci e che potrebbe danneggiarti.
Gli esseri umani sono imprevedibili
Ma oggi a tavola tutte queste idee negative e un po’ depressive si sono sciolte nell’ascoltare l’opinione di mio figlio minore sulla serie televisiva che lui aveva già visto: mi è piaciuta perché dimostra che le storie umane non possono essere pianificate e programmate, perché l’imprevedibilità risiede nella capacità di intessere relazioni d’amore tra tutti i soggetti. Effettivamente quello è il vero messaggio della serie televisiva e forse è il segno della speranza che nonostante tutti gli interessi inconfessabili e nascosti che cercano di sfruttare il disagio dei deboli per ottenere e gestire il potere, la capacità dell’uomo di sorprendere intessendo rapporti di amore potrebbe ancora vincere.
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