Per il sindaco di Roma 3

Nel primo post di questa serie sulle elezioni del sindaco di Roma avevo ipotizzato una sostanziale parità di Gualtieri e Calenda con un vantaggio sulla Raggi che però poteva essere annullabile per effetto delle scelte dei dipendenti del comune e della crisi drammatica dei dipendenti dell’Alitalia.

In realtà ieri è accaduto ciò che non potevo prevedere ma che sentivo aleggiare nell’atteggiamento molto sicuro di sé della sindaca. Marino ha fatto un formidabile endorsement a favore della sindaca accettando le scuse per la storia delle arance che la Raggi aveva promesso di portargli a Rebibbia canzonandolo per il fatto che aveva seri problemi con il suo partito, con la stampa amica e con la magistratura che lui stesso aveva coinvolto nella pulizia che voleva fare in comune. Il post diffuso sui social con più di 3000 condivisioni immediate attacca duramente il PD ricordando la storia dei consiglieri convocati dal notaio, sostenendo che quello di allora è lo stesso partito che ora appoggia Gualtieri. Peraltro dimentica che non solo è stato canzonato dalla consigliera Raggi ma che il suo gruppo grillino è stato uno degli attori principali della manovra che lo ha estromesso dal Campidoglio.

Questa presa di posizione a pochi giorni dalle elezioni porta alla Raggi almeno 3 punti percentuali spostando su di lei i molti indecisi con un passato Mariniano e con una forte attenzione alla moralità pubblica.

La Raggi rientra in partita ed ora l’incertezza sul secondo sfidante di Michetti si ripartisce sui tre nomi Raggi, Calenda e Gualtieri. Stessa operazione di Dario Fo che a pochi giorni dalle elezioni politiche fece una dichiarazione di appoggio a Grillo certificandone la natura autenticamente di sinistra e gli effetti purtroppo si sono visti successivamente.

Confesso tutta la mia delusione e anche la mia rabbia. Spiace sempre scoprire di essersi sbagliati, di aver riposto fiducia su una persona che si è dimostrata diversa dalle attese. Rarissimamente sono sceso in piazza ma l’ho fatto due o tre volte nel periodo in cui Marino fu estromesso dal Campidoglio. Ora, dopo questa sua scelta, capisco chi lo accusava di una gestione accentrata e autoritaria, ora capisco che i suoi capi nel partito si sentissero minacciati da un brillante sindaco della capitale che mirava alla presidenza del consiglio o alla segreteria del partito. Insomma l’agnellino moralista che predicava un rinnovamento etico nascondeva una lupacchiotto attento agli equilibri di potere come facevano tutti i politici con cui competeva. Marino per certi versi somiglia a Renzi e Calenda, personaggi di indubbio valore ma che per un eccesso di ambizione e di narcisismo non sanno né possono guidare una comunità politica né possono seguire la disciplina di un partito.

Ma a parte questi aspetti un po’ intimistici c’è un aspetto politico rilevante: come può una persona intelligente e preparata politicamente non considerare come rilevante il disastro in cui si trova Roma, come si può far prevalere la piccola vendetta rancorosa verso coloro che ti hanno danneggiato (forse salvato, detto tra noi), rispetto alla complessità e alla serietà della situazione politica in cui ci sono forti probabilità che vinca una destra pericolosissima. Perché non dire allora che Calenda era la soluzione migliore, visto che lui escludeva la possibilità di appoggiare Gualtieri perché appoggiato dal PD? Oppure perché non se ne è stato zitto? Quali vantaggi spera di ottenere, vuole tornare nell’agone?

Mentre scrivo, oggi arriva la vignetta di Grillo in cui la Raggi è dipinta come una maggiorata vestita da gladiatrice capace di sbaragliare tutti i suoi nemici anche quelli interni al suo partito. Un messaggio seducente per gli exgrillini che stanno migrando a destra? Che dire? speriamo bene ma non sono affatto tranquillo.



Categorie:Politica

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1 reply

  1. Non mi convince nessuno, né grillini nemmeno più Marino anche se sono contenta che sia stato scagionato- come era logico – tantomeno il PD. Ora, escluso ovviamente la destra, cercherò altro liberamente, ciao.

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