Amministrative dal valore politico

Non è una novità, le elezioni delle amministrazioni comunali sono sempre state interpretate come segnali politici da far valere a livello nazionale ma questa volta con risultati così netti hanno assunto un valore decisivo per il governo e per l’attuale maggioranza.

Si tratta di un segnale che non mitiga le precedenti tornate elettorali anzi le potenzia quasi fosse un plebiscito per Giorgia Meloni.

Questo accade se si leggono i dati aggregati e si contano i sindaci dopo i ballottaggi ma se si prova a leggere i risultati analitici per comune e per lista si trova un situazione molto diversa: un fritto misto di liste civiche o personali che disperdono i consensi e lasciano i partiti nazionali a bocca asciutta: i 5 stelle di fatto spariscono, Fratelli d’Italia oscilla tra il 10 e il 20% con una punta del 30% a Latina dove l’insediamento dei nostalgici è storico. Anche il PD è prosciugato dalle liste associate a ciascun candidato ma comunque resiste come secondo partito con una media del 10%. Ho cercato percentuali aggregate dei voti rapportati agli aventi diritto a livello nazionale ma non sono riuscito a trovarli. Insomma, se invece di contare i sindaci contiamo i voti troveremmo che la frammentazione della società in posizioni ideologiche e in interessi costituiti appare come un bel fritto misto forse ingovernabile. Ma la magia del sistema elettorale del doppio turno costruisce delle maggioranze intorno al sindaco inamovibile fino alla scadenza del mandato. E’ per questo che il centro destra si sta affezionando alla figura del premier sindaco d’Italia?

Il primo effetto di queste elezioni è dunque quello di rinforzare le posizioni di chi, cercando la stabilità dei governi, insiste non solo sull’elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica ma suppone anche il mantenimento di una legge elettorale che premia le alleanze anche se prive di un coerente accordo su un programma politico.

Con ciò non voglio sminuire il risultato, il vento di destra a livello europeo e forse a livello globale esiste e non è una brezza leggera. Dico solo che non si tratta di un plebiscito per la donna sola al comando ma di uno sgretolamento di posizioni e di partiti che premia chi sa resistere nel tempo e sa tenere la barra diritta.

E veniamo al centro sinistra e alla Schlein della quale in queste ore si celebrano processi sommari soprattutto da parte della stampa e dei media ‘amici’. E’ illusorio pensare che Elly abbia poteri taumaturgici su una struttura che langue da tempo. In questi pochi mesi è apparso chiaro che, rispetto alle capacità retoriche e alla forza della Meloni, il suo modo di porgere risposte e riflessioni è troppo sommesso e complesso. Peraltro non deve convincere chi vota Meloni rincorrendola sul suo terreno, ma piuttosto deve saper parlare a coloro che non votano più. La Schlein eredita un partito che comunque ha uno zoccolo duro resistente alla variabilità dei segretari; al funzionamento di quella struttura dovrà dedicare attenzione per farne una macchina che seleziona meglio e forma un nuova classe dirigente democratica come dicevo in Una giovane nuova segretaria. Difficile sfondare nelle amministrative se non si hanno propri candidati presentabili e solidi al proprio interno e si rincorrono figure esterne prese dalla cosiddetta società civile o dell’associazionismo.

Queste elezioni mostrano ancora una volta che il PD non può considerare le altre forze del centro sinistra come stampelle a cui appoggiarsi per accordi elettorali più o meno tattici: 5 stelle e terzo polo non amano il PD per vecchi rancori non dimenticati e perseguono obiettivi spesso molto diversi, forze che hanno quelle rigidità tipiche dei moralisti e degli invasati che impediscono di procedere concordemente in accordi opportunistici, cosa che la destra sa fare benissimo anche grazie alla potenza di fuoco delle reti berlusconiani, ed ora della stessa RAI. Temo che anche un approccio movimentista non sia la soluzione dei problemi della Schlein e del PD proprio perché già ora i media sono schierati sugli spalti per rinforzare il castello meloniano.

Due sere fa, nella rubrica della Gruber, Bersani con grande lucidità ha tracciato una modalità per traversare questo difficile deserto di consenso da parte del centro sinistra: lavorare in modo pragmatico ma deciso su singoli temi e sui problemi più gravi per individuare soluzioni specifiche comuni alle varie forze che non sono a destra. Non si tratta di fare accordi ma di lavorare insieme per individuare ed esplicitare singole posizioni da presentare e difendere in Parlamento, insomma bisogna saper fare una opposizione pragmatica ed intelligente che rafforzi le singole identità ma che prefiguri anche convergenze possibili sulle cose da fare quando il corpo elettorale sarà chiamato a fare nuove scelte.

Bersani ha detto che l’opposizione non può andare per funghi perché la maggioranza ed in particolare il partito di Giorgia Meloni di fronte a una opposizione divisa e litigiosa rilancia, sposta in avanti i suoi obiettivi, non aspetta cinque anni per un programma più incisivo. La flat tax, le polemiche con Corte dei conti, l’occupazione della RAI sono momenti di un processo più profondo che è già in atto e che provocherà un ulteriore sgretolamento della società italiana, una società fatta a fettine, come dice Bersani: un fisco differenziato per categorie, per alcuni un obbligo verificato con il prelievo alla fonte per altri con aliquote di favore, per altri con benevoli condoni visto che certuni sono vessati dal pizzo di Stato, un welfare differenziato per territori e per livello di reddito, chi può avrà una sanità privata, scuole private, per chi non può la sanità lenta ed inefficiente delle liste di attesa, l’equo compenso per i professionisti e la negazione del salario minimo per i salariati. Sopra questa progressiva disgregazione sociale, sancita anche dalla differenziazioni indotte dall’autonomia differenziata, ci sarà uno Stato centrale apparentemente forte con un presidente eletto direttamente dal popolo.

Se avete tempo nel link seguente è possibile ascoltare l’intero dibattito dalla Gruber: https://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/elly-schlein-abbiamo-solo-cominciato-otto-e-mezzo-puntata-del-3152023-31-05-2023-488161

Viva la Repubblica, buon 2 Giugno.



Categorie:Politica

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri di più da raccontare e riflettere

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere