Giovani italiani bianchi

Non sono un tifoso di calcio e mi lascio coinvolgere un po’ solo durante i campionati europei o mondiali tifando per la nazionale. Ora che ho nipotini che si meravigliano per la mia tiepida partecipazione agli eventi sportivi, ho una ragione in più per seguire gli europei (mi interrogano) e così ieri pomeriggio ho diligentemente seguito la partita Italia Svizzera. Non commento una prestazione deludente che ho seguito con attenzione critica non rispetto alle tecniche calcistiche ma al significato di questi eventi collettivi in cui tutti sembrano impazzire in riti che richiamano regressioni ancestrali.

Bandiere, inni, commozione, retorica anche per la contemporaneità con gli eventi politici delle istituzioni europee in cui sono in atto partite ben più decisive, inducono a riflettere sui significati profondi di questi campionati. L’agonismo sportivo serve a dar sfogo a tensioni e scontri che spesso si risolvono in guerre e scontri fratricidi tra popoli, tra città, tra quartieri, tra gruppi etnici. Il clima in cui stiamo vivendo in questi ultimi anni mi porta a vedere questi campionati non come una sublimazione positiva, come una festa collettiva per celebrare il fatto che siamo europei, ma come un pericoloso rinforzo delle tensioni tra nazioni in competizione che devono primeggiare ad ogni costo su tutti i piani. Il tarlo sta sia negli interessi economici enormi di uno spettacolo che è usato da alcune forze politiche per imbonire e ipnotizzare il popolo sia nel consolidamento delle organizzazioni che gestiscono masse umane che si spostano in giro per la propria nazione e per il continente per celebrare riti orgiastici intorno ad una sfera che rotola in modo imprevedibile.

Questo pensavo mentre osservavo la squadra italiana formata da giovani che non conoscevo affatto salvo Donnarumma e Chiesa. Giovani tutt’altro che gagliardi anche se le presentazioni di qualche settimana fa affermavano che l’orgoglio di essere italiani era tornato. Orgoglio, una parola molto usata di questi tempi.

Poi ho osservato meglio la Svizzera scoprendo che la sua immagine non corrispondeva affatto al mio pregiudizio: una squadra multietnica, molti di colore, che esprimeva un impegno gagliardo (loro sì) e una generosità collettiva di una squadra affiatata. E sì che le regole impongono che i componenti delle squadre abbiano la nazionalità del paese per cui giocano. Quindi la Svizzera non è quel paese ricco in cui tutti sono biondi con gli occhi azzurri ma ci sono svizzeri con la pelle scura che sono inviati a rappresentarla … A questo punto sono stato assalito da un dubbio che l’intervista a caldo del tecnico Spalletti ha sciolto.

Spalletti ha fatto riferimento a vincoli che lo hanno condizionato: faccio male a pensare che la squadra di giovani italiani doveva essere composta da bianchi possibilmente con cognomi italici così il generale non avrebbe protestato dicendo che alcune campionesse sportive non esprimevano la tipicità dei volti italici.

Contemporaneamente l’Italia multicolore del volley femminile vinceva un campionato in Giappone. nel silenzio dei nostri media nazionali.

segue



Categorie:Riflessioni personali

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