Il dramma della dracma

Riporto anche sul mio blog la conversazione che sul blog di Bartocal abbiamo avuto sulla questione della ristrutturazione del debito in alcuni paesi europei. Sull’argomento consiglio di leggere anche un articolo di Clericetti su La Repubblica

SE TSIPRAS IL 25 GENNAIO… CHE DRAMMA LA DRACMA

la Grecia fara` fallire l’Europa, ma forse no.

il leader della sinistra greca, Tsipras, affronta da favorito le elezioni anticipate in Grecia del 25 gennaio con un programma politico che, a grandi linee, assomiglia al modo di affrontare la crisi del debito pubblico in cui credo anche io e che propongo da alcuni anni su questo blog.

non la fantasmatica uscita dell’euro alla ricerca di chissa` quale autonomia monetaria, che in un piccolo paese assomiglia molto all’auto-soffocamente da incaprettamento, ma  l’auto-riduzione del debito, restando comunque nell’area euro.

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Qualcuno sostiene che una simile scelta sarebbe immorale, dimenticando che non si vede niente di male se chi ha prestato ad interesse dovra` restituire almeno gli interessi,

tutte le religioni monoteistiche hanno sempre considerato l’usura, cioe` il prestito a interesse a qualunque tasso, come uno dei peccati piu` gravi, in quanto perturbavano l’ordine naturale delle cose; basta ricordare la Comediadi Dante, per non parlare del Corano; tanto e` vero che questo mestiere, considerato infame, veniva storicamente lasciato nelle mani degli ebrei, peraltro odiati per questo.

Imporre ai detentori del debito di restituire quantomeno gli interessi accumulati in questi anni potrebbe apparire quindi molto morale e assieme saggio, al contrario di quel che ovviamente sostengono i media al servizio degli iper-plutocrati.

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Ma c’e` chi, indifferente agli aspetti morali della faccenda, cioe` degli interessi lucrati col prestito –  si domanda quali potrebbero essere le catastrofiche conseguenze di una simile scelta.

ma la detrazione dal debito degli interessi pagati, almeno, invece comincerebbe a prefigurare una societa` post-capitalistica dove la produzione e i serevizi fossero posti realmente al servizio dei bisogni umani e non del paranoico bisogno di arricchirsi di una minoranza di stra-ricchi mentalmente disturbati.

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Certamente, pero`, nessuno e` in grado di prevedere in maniera rigorosamente scientifica quel che potra` accadere, dato che l’economia e` studio dei comportamenti umani, e in questi si possono si` riscontrare delle costanti, ma queste poi si combinano ogni volta in modo cosi` vario ed imprevedibile che il risultato concreto delle leggi economiche in una data situazione si indovina solo con estrema difficoltà`.

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Un articolo dello Spiegel esamina pero` in modo molto concreto e documentato la situazione e, pur osservando che nel mese di dicembre risparmiatori e imprese in Grecia hanno ritirato dalle banche 2,5 miliardi di euro, dopo che la corsa agli sportelli bancari era iniziata a novembre col prelievo straordinario di 200 milioni di euro, conclude che i pericoli non sono reali, anche se qualche giornale conservatore soffia sul fuoco.

Anzi, ci sono direttori di banca che si preoccupano che le casse dei bancomat siano sufficientemente fornite di contante per poter rispondere alle richieste.

Siccome Tsipras prevede che la Grecia resti nella zona euro, ma non ad ogni costo, un’uscita dela paese dell’euro non si puo` escludere nel caso le venissero negate dalle autorita` europee nuovi finanziamenti per far fronte al suo fabbisogno; in questo caso la Grecia sarebbe praticamente costretta a ritornare alla dracma per cercare autonomamente finanziamenti nel mercato del credito.

Ma, secondo lo Spiegel, la situazione attuale e` molto diversa da quella di tre anni fa, ed oggi non e` piu` nessario salavare la Grecia ad ogni costo: sono state prese diverse misure per diminuire il rischio degli altri paesi.

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La Grecia non ha piu` strumenti di pressione e non ha piu` nessuna rilevanza di sistema nell’area euro, e gli effetti di una uscita della Grecia dall’euro sarebbero modesti.

Attualmente l’interesse richiesto dalla Banca Centrale Europea per gli euro che presta alle banche e` dello 0,05%; la settimana scorsa l’Italia ha collocato i suoi titoli di stato a 10 anni all’interesse incredibilmente basso dell’1,89%; quindi la fiducia in una restituzione e` molto diffusa.

L’inflazione e` oggi molto lontana dal 2% fissato come limite massimo dai trattati dell’Unione Europea e la politica della Banca Centrale Europea per il consolidamento dell’euro ha prodotto i suoi risultati.

Nel 2010 l’intero settore bancario europeo temeva le conseguenze di un fallimento greco: coinvolte erano soprattutto alcune banche francesi; nella primavera 2012 i creditori rinunciarono a 100 miliardi di euro di crediti, considerandoli oramai inesigibili.

Ma oggi la maggior parte delle banche europee, proprio a seguito di quella lezione, non e` piu` coinvolta profondamente nel sistema bancario greco.

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Intendiamoci, anche queste considerazioni possono non essere obiettive e far parte di un astuto gioco delle parti.

Pero`, proprio per questo, costringono a riflettere a fondo su quel che ci viene detto, prima di prenderlo per vero.

Conclusioni: fra l’allarmismo italiano e lo spirito tranquillizzante della stampa tedesca ciascuna scelga cio` che preferisce, ma il relativismo del valore dei messaggi emerge con chiarezza.

e il fatto che la possibile ri-negoziazione del debito greco venga fatta passare dalla stampa italiana poco meno che come la certissima fine del mondo fa parte esclusivamente di una campagna di propaganda politica e di tentato condizionamento delle menti dei lettori.

Non conosco abbastanza la situazione greca e il programma politico di Tzipras e dovrei quindi starmene zitto. Tuttavia c’è nella tua riflessione una sorta di ambiguità che provoca una richiesta di chiarimento. Che storicamente ci sia stato un mondo in cui l’usura era peccato mortale non dimostra la moralità di un debitore che pretende di avere al contempo uno sconto sugli interessi, sul debito ed altri soldi a credito da consumare per sopravvivere. Ma la questione non è se la strategia greca sia morale o etica o educata, la questione è se e in quali condizioni sia una scelta opportuna ed intelligente. E’ quello che gli elettori greci devono decidere, certamente se la situazione è disperata spaccare e demolire tutto può essere il male minore. E’ quello che noi italiano dobbiamo decidere, se continuare ad andare dietro a Grillo e Salvini o cercare altre strade per uscire da una crisi mortale che ci toglie speranza. E’ ovvio che se il PIL non cresce significativamente prima o poi dovremo ristrutturare il debito pubblico, lo impone non solo il fiscal compact, lo imporrà la realtà nuda e cruda delle derrate che non arrivano, delle pensioni non pagate, dei posti di lavoro cancellati. Sono convinto che l’unica ristrutturazione moralmente accettabile, l’unica che non porterebbe nessuno sconquasso nel sistema internazionale è che gli italiani pagassero con il loro patrimonio la ristrutturazione del debito dello Stato, o meglio quella percentuale di debito che riporti il rapporto debito/PIL sotto lo 0,7. E’ ora di parlare di patrimoniale applicata come tassa di successione al 10% su tutti i patrimoni superiori a 500 o 600 mila euro. Tale tassa dovrebbe essere pagata conferendo allo Stato da parte dell’erede BTP che saranno distrutti man a mano che la nostra generazione di baby boomer si sarà estinta. Forse hai visto la mia proposta illustrata sul mio blog che si trova qui.
  • caro Raimondo, grazie della critica puntuale e cortese. probabilmente nella risposta ti deluderò un poco, ma avremo pazienza entrambi. la prima cosa che mi premeva sottolineare nel post è che restituire un debito contratto è certamente morale, anche rivalutandiolo secondo il tasso di inflazione del tempo trascorso in modo che il credfitore non ci rimetta nella restituzione. invece il pagamento degli interessi su quel debito non è né morale né immorale e detrarre nella restituzione il valore reale degli interessi già pagati potrebbe essere considerato del tutto legittimo. sul piano delle realtà concrete prestare denaro a interesse è svolgere una normale attività di tipo capitalistico, col connesso rischio di impresa, e da che mondo è mondo se chi presta lo fa al debitore sbagliato non c’è o non ci dovrebbe essere santo al mondo che lo salvi dal perdere il credito male affidato. questo criterio economico normale dovrebbe essere applicato anche ai creditori degli stati; ma su questo siamo d’accordo, oltre un certo limite uno stato puoò non riuscire, anche con tutta la buona volontà, a restituire quel che ha ricevuto in prestito, e in questo caso un concordato con i creditori è l’unica cosa da fare, come dici anche tu. del resto in Grecia è già stato applicato di necessità due anni fa, tagliando di una grossa percentuale il debito accumulato fino a quel momento. secondo me l’Italia è oramai da tempo olttre questo limite, e lo certificano le stesse istituzioni internazionali che certificano il nostro debito pubblico un solo gradino sopra la carta straccia. la mia proposta di sopra è perfino troppo vantaggiosa per i creditori e sarebbe loro vantaggio adottarla il prima possibile, prima che la situazione del paese si deteriori ad un punto tale che il taglio del debito diventi di necessità molto più massiccio. questa proposta non ha nulla a che fare secondo me (ma se sbaglio correggimi opure) con le proposte di Grillo (che da qualche mese non capisco più) o di Salvini, in quanto non implica affatto l’uscita dall’euro e anzi va contrattata all’interno dell’Unione Europea. non è il toccasana di tutti i mali e certamente andrebbe integrata anche con una patrimoniale, e in particolare con il ristabilimento di valide imposte di successione, abolite o quasi da Berlusconi, sulle quali tutti fanno il pesce in barile. in modo molto impopolare ho difeso la patrimoniale per molto tempo, ma – sulla scorta da ultimo anche del libro di Piketty – ho poi capito che essa contiene un inganno: la patrimoniale è concepita e applicata come tassa sui patrimoni immobiliari e non tocca i patrimoni finanziari. in questo modo essa funziona come imposta semi-regressiva (anti-xostituzionale!), dato che i capitali più enormi hanno una oprponderante componente finanziaria e dunque la patrimoniale immobiliare – attualmente realizzata in Italia – colpisce soprattutto i patrimoni medi e meno quelli grossi e grossissimi. in questo modo essa è lo strumento perfetto della politica economica mondiale degli iper-plutocrati, che mirano a proletarizzare la classe media (l’unica che possono ragionevolmente pensare di spennare) per rafforzare il loro potere economico. è quello che sta avvenendo in questi anni nei quali, durante la crisi, il potere economico degli iper-plutocrati si va moltiplicnado senza sosta e a questo andazzo occorre pure trovare un rimedio, come dice anche quel riformista moderato di Piketty. la rinegoziazione coordinata da parte degli stati del debito verso la grande finanza globalizzata è a mio parere la strada più efficace per far pagare anche a questi ambienti, che attualmente si stanno ancora arricchendo con la crisi, la loro parte di contributo al disastro che hanno principalmente provocato loro. che ne dici, caro amico?
  • Dico che potremmo continuare a discorrere a lungo della questione ma è più grande di noi e il riverbero della rete ci illude di poter essere anche efficaci. Purtroppo le cose hanno preso una piega diversa da quella da noi sperata e allora consoliamoci con la possibilità di documentare che noi l’avevamo detto.
    Vorrei un tuo parere sul pezzo che ti ho segnalato, penso che su quello saremmo d’accordo.
    Che la ristrutturazione possa diventare una necessità imposta o scelta è sempre più probabile se non riparte una inflazione capace di ridurre sul lungo periodo l’entità reale del debito. Ma come dimostrano il Giappone e l’Europa le economie mature e ricche difficilmente infiammano un fuoco inflativo, nemmeno stampando moneta.
    La seconda constatazione è che ove si è ristrutturato il debito, il problema dell’indebitamento si è riproposto dopo pochi anni in modo endemico e peggiore.
    Quindi non è la soluzione dl problema ma solo una possibile medicina cui ricorrere in casi estremi da dosare delicatamente con medici bravi che sappiano monitorare amorevolmente il paziente. Ma pensare troppo a quella medicina estrema esime i medici dalla cura immediata e non palliativa per evitare che il paziente peggiori e che reagisca con le sue forze.
    Nel tuo intervento io leggo una tentazione abbastanza diffusa in noi di sinistra di ritenere che la finanza, quella dei plutocrati e degli iper ricchi, sia una male assoluto e che la colpa del nostro debito sia di chi ci ha prestato i soldi. I super ricchi esistono e sono un problema ma le ventate speculative sul mercato sono gestite anche dai fondi pensione, dalle scelte dei piccoli risparmiatori, dai trader online che stanno aumentando vertiginosamente di numero.
    Una economia sofisticata ci sovrasta ma ci assicura anche un livello di ricchezza globale che quarant’anni fa quando lessi ‘i limiti dello sviluppo’ non pensavo potesse esserci dopo il 2000. Dobbiamo allora fare i conti con le regole della finanza anche perché il nostro reddito, il mio e il tuo, si fondano su una banale regola finanziaria quella che sia possibile trasferire affidabilmente ricchezza nel tempo, oggi per il domani e che se i contratti si fanno si rispettano.
    Due sono i veleni mortali che le forze eversive di destra e di sinistra hanno istillato nel corpo della nostra società: l’irresponsabilità di chi è autorizzato a non rispettare le regole perché i governanti rubano, l’idea di trasformare tutti in pensionati assicurando ai giovani un reddito di cittadinanza anche se le risorse non ci sono, a debito.
    A questi due veleni si aggiunge un enzima che li potenzia: è giusto non pagare le tasse e non pagandole l’economia riparte.
    • caro Raimondo, ma dire che la questione è più grande di noi, è come dire che la democrazia è morta. è vero questo? potrebbe essere. e questa morte, anzi questo assassinio quando è avvenuto? è morta dappertutto, oppure soltanto in alcuni paesi come l’Italia?
      l’articolo sul quale mi chiedi il parere credevo di conoscerlo già, ma ne avevo invece letto qualcun altro di simile. è uno sforzo poderoso di dire qualcosa, direi; forse il pessimismo è subentrato dopo? se è così, ti capisco, sta capitando anche a me. naturalmente esigerebbe una risposta altrettanto dettagliata, e forse potresti cercarla anche nel monumentale libro di Piketty, che ho appena finito di leggere con grande interesse, ma – dopo avere detto che sono d’accordo sulla tua analisi della politica berlusconiana nel campo delle successioni (che dovrebbe essere il primo campo di azione di un governo in Italia, oggi – e anche per questo ho già donato quasi tutto quello che avevo ai miei figli) mi concentro su due punti. alle patrimoniali sfuggono proprio i capitali più grossi, anche grazie ai paradisi fiscali, e questo è il loro punto più debole dal punto di vista sociale. in sostanza, anche le patrimoniali sono uno degli strumenti con i quali la finanza strangola la classe media per arricchirsi ulteriormente. ovviamente a mio parere sono loro che vanno penalizzati, invece; e poi, se qualche piccolo risparmiatore si è accodato a loro, venga pure penalizzato per le sue scelte sbagliate: c’è gente che ha scelto di rischiare i propri risparmi per avere un profitto immediato maggiore ma più rischioso; mi pare giusto che siano loro a pagare il rischio, visto che se lo sono preso, e non coloro che hanno rifiutato di farlo. e secondo me sbagli a ritenere che la proposta della ri-negoziazione del debito comporti l’uscita dall’euro: anzi, come dice Piketty, proprio proposte di questo genere (che lui non caldeggia affatto, essendo più vicino piuttosto a proposte come le tue) esigono di essere realizzate su scala almeno continentale. per questo Tsipras non si propone affatto di uscire dall’Europa. è l’Europa tutta intera che dovrebbe dire alla grande finanza: gli interessi che avete riscosso per decenni sono immorali, ora restituitene gradualmente una parte, scalandoli dal debito. (in Italia la confisca dei beni dei politici corrotti, dei mafiosi e degli immobili abusivi sarebbe una buona integrazione locale dell’azione generale). sinceramente mi sembra più civile che penalizzare i figli di genitori risparmiatori, considerando che al giorno d’oggi capita perfino che sui risparmi dei padri ci campino, almeno in una parte importante.

      l libro di Piketty lo sto leggendo poche pagine a volta tanto è ricco e convincente, ne ho fatto una strenna natalizia. Forse hai ragione a dire che ora sono più pessimista, meno confidente sulla mia capacità di analisi e di previsione degli eventi della storia che ci coinvolge. La democrazia non è morta ma è in grave pericolo come anche l’idea che l’Europa si possa federare e possa condividere un destino comune. Pensare che tutto sia in mano a Renzi, Grillo, Salvini e Berlusconi non aiuta a sperare e rende ogni sforzo di riflessione razionale vano e solipsista. Ti racconto il sogno di poche ore fa, uno di quelli che sono così realisti da sembrare veri, tanto che vedendo il mio portafogli ora sulla scrivania ho tirato un sospiro di sollievo. Ero con mio fratello in un paese straniero in un mercato affollato. A un certo punto alcune persone inseguono uno, accusato d’essere un ladro, e lo inseguono facendosi strada tra la gente a forza di spintoni. Il ladro fugge e torna la calma. I poliziotti sono in borghese, dopo poco la scena si ripete e grido a mio fratello di aiutarmi a prenderlo ostacolando la fuga del ladro nella ressa, non avremmo rischiato molto. lo blocchiamo e lo teniamo stretto per un po’ finché decidiamo di lasciarlo libero perché non valeva la pena, forse la polizia era una polizia segreta tipo kgb. Il ladro se ne va e io mi sento contento ma istintivamente mi tocco dietro e il portafogli non c’era più. Mi convinco che anche i poliziotti erano in realtà una banda di ladruncoli. Cosa c’entra con il nostro discorso? forse nulla forse molto con la tua osservazione che dice che sono diventato più pessimista.

       



Categorie:CinqueStelle, Economia e finanza, Politica, Riflessioni personali

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  1. Riflettendo su Parigi | Raimondo Bolletta

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