Questa mattina mi sono alzato con due idee in testa, ve le racconto temendo però di apparire più fatuo e irrilevante del solito.
Finita la campagna in Parlamento per la cancellazione degli emendamenti, rimandato a marzo il varo in seconda lettura della legge costituzionale, finita una settimana in cui il nostro giovane leader è apparso appannato ed incerto, puntualmente viene lanciata una nuova campagna mediatica che riguarda il fronte meridionale della guerra mondiale. Con semplicità e senza che se ne sia mai discusso nelle sedi a ciò deputate, il presidente del consiglio e il ministro degli esteri annunciano che nostre truppe dovranno contrastare direttamente l’avanzata dell’ISIS in Libia, basta che l’ONU ce lo approvi. Roba da far tremare i polsi dopo le scene che abbiamo visto da mesi in TV e dopo gli attentati che quasi giornalmente stanno colpendo molte città europee. Gentiloni è serafico quando annuncia l’inevitabile, con leggere incrinature nella voce ma il suo capo è deciso e fermo nell’annunciare il nuovo scenario in cui si parrà la sua nobilitate.
Fin qui la premessa, ora le due riflessioni poco serie.
I mass media all’unisono hanno portato in prima pagina la notizia dell’ISIS e la campagna mediatica è partita. Ieri sera Rai News 24 ha così dato le seguenti notizie in tarda ora: 1) l’ISIS ha minacciato il ministro Gentiloni … 2) Il ministro Gentiloni ha detto che l’Italia è pronta ad intervenire sotto l’egida dell’ONU con proprie truppe.
Nell’informazione l’ordine delle notizie conta perché in genere la causa viene prima dell’effetto.
Invertite l’ordine e le notizie assumeranno un altro tono: 2) Gentiloni annnuncia che l’Italia è pronta ad intervenire sotto le bandiere dell’ONU … 1) l’ISIS minaccia Gentiloni accusato di essere un crociato …
Non giustifico l’ISIS, dico solo che è iniziata una campagna mediatica.
La seconda riflessione è decisamente poco seria.
Abbiamo aspettato sabato per dare l’annuncio sia perché il Parlamento era chiuso sia perché Sanremo stava finendo ed ormai gli ascolti erano assicurati. Ma i venti di guerra spirano da settimane e mesi, gelidi e minacciosi e tutti ne siamo influenzati. Mi sono chiesto: perché hanno vinto I Volo? Perché in questo clima di guerra abbiamo bisogno di Maci, di ragazzi per bene, decisi e duri. Platinette è ultimo nella graduatoria, non possiamo più giocare con le parrucche. Capelli a posto, divisa in ordine, allineati e coperti, si parte per la guerra!
I tre ragazzi hanno il volto ancora acerbo del ventenne ma l’espressione dura e decisa, forse cantavano una canzone d’amore ma poteva essere anche un inno di battaglia. Nella loro esibizione seguivano una coreografia che prevedeva al culmine della canzone una dislocazione dei tre su piani diversi con i riflettori da dietro che annunciavano un’alba trionfante … mi fermo qui perché non voglio convincervi. I venti di guerra hanno spirato anche sulle nostre canzonette? … non sarebbe la prima volta.
Categorie:Pace, Politica, Social e massmedia
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