Tanti anni fa, frequentavo la scuola media, anch’io non mi spiegavo come mai i negri fossero selvaggi, come mai fossero così indietro rispetto a noi, fossero così bisognosi d’aiuto, perché si devastavano il corpo con tatuaggi, buchi, andassero in giro con orecchie e labbra deformate. Finché in parrocchia quel Don Pirovano di cui ho raccontato, invitò per una conferenza sul terzo mondo Ettore Masina, un giornalista della Rai abbastanza famoso a quel tempo. Ci raccontò che tra gli effetti delle deportazioni schiavistiche verso le Americhe c’era stato un degrado economico e quasi genetico, i giovani più belli e più forti erano stati selezionati e, per sfuggire alle razzie, le tribù si dispersero nelle foreste e nelle savane tornando allo stato primitivo. Tatuaggi, buchi, deformazioni servivano anche ad essere scartati, per non diventare schiavi. Non so se anche questa fosse una favola come alcuni scettici dicono dei campi di sterminio nazista ma quella conferenza mi aprì gli occhi e cominciai a vedere il nostro mondo in modo diverso. La visione eurocentrica della civiltà classica greca e latina (visione del liceo classico dell’epoca) mi ha sempre convinto meno e anche se mi sento profondamente europeo e per tante cose ne sono fiero, molto spesso ne provo vergogna.
Questo è il momento della vergogna, non solo per i Salvini di turno, ma anche per il sottile e diffuso razzismo che attecchisce anche nel mio cuore quando penso che in fondo si potrebbero impegnare a casa loro senza disturbare la nostra quiete. Sembra che l’Africa, con la sua disperante povertà, sia il bubbone del mondo, senza di lei la Cina, l’India, l’America Latina, l’Indonesia, lo stesso Medio Oriente potrebbero svilupparsi e condividere la ricchezza dell’Europa, della Russia, dell’America. In confronto a loro ci sentiamo civili, ricchi, efficienti e buoni.
Categorie:Riflessioni personali
L’ha ripubblicato su raccontare e rifletteree ha commentato:
Otto anni fa scrivevo questo post che trovo molto attuale.
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