L’ignoranza e la superficialità sono sempre pericolose soprattutto se sono il tratto caratteristico di molta informazione pubblica e se riguardano notizie delicate e complesse.
E’ il caso dei servizi televisivi di ieri sera sulla sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dei contratti nel settore pubblico. La vulgata corrente rinforzata da calcoli sindacali non meglio identificati è che la sentenza poteva determinare un buco di più di 30 miliardi e che la Corte per opportunità politica non ha previsto un risarcimento per il periodo in cui i contratti sindacali del pubblico sono stati sospesi.
La realtà è che quel calcolo non si può fare perché nessuno può dire quali potevano essere gli esiti della contrattazione, se questa fosse stata fatta. Peraltro, se non ricordo male, il legislatore a suo tempo aveva previsto che comunque veniva riconosciuto un aumento percentuale pari alla inflazione programmata in bilancio.
Va aggiunto che in questo periodo difficile molte categorie del privato hanno sottoscritto accordi di solidarietà che hanno sancito di fatto una riduzione del reddito. I contratti sindacali non sempre producono un aumento di stipendio.
Ciò che la Corte ha ricordato è che secondo la nostra Costituzione le regole che riguardano il lavoro e il suo compenso sono riservate al regime pattizio con contratti collettivi da stipulare tra le parti coinvolte, datori di lavoro e prestatori d’opera. Il legislatore e i governi devono rispettare la Costituzione.
Forse Renzi dovrebbe meditare la sentenza quando in modo sprezzante scavalca il sindacato sulle questioni che riguardano il lavoro.
Categorie:Economia e finanza, Politica
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