Il racconto del post precedente aveva forse un tono leggero, una riflessione di chi guarda le pagliuzze e trascura le travi della nostra società. Non so quanti avranno avuto la pazienza di arrivare fino in fondo annoiati dalla piccola cronaca di un sabato sera borghese.

Per la verità questa idea del tarlo della gratuità mi era venuta vedendo un reportage di Piazza pulita su Ostia.
Come è ormai abitudine del giornalismo televisivo, il servizio era un collage ad effetto di interviste di persone incontrate per le strade di Ostia, quelle più arrabbiate ed aggressive, alcune certamente contigue ai clan di cui negli ultimi giorni si parlava dopo la testata inflitta al giornalista della Rai.
Alcune donne, urlando la propria miseria e la difficoltà a sopravvivere in un quartiere senza lavoro e senza protezione, indicavano lo stato di degrado dei marciapiedi, la sporcizia, i sottobalconi corrosi e fratturati da un cemento armato di bassa qualità. L’obiettivo delle telecamere indugiava sullo stato miserevole dei balconi di grandi condomini degli anni ’70 mentre le donne gridavano che nessuno provvedeva a riparare le loro case.
Ho pensato: perché, forse la manutenzione del mio condominio non ce la siamo pagata da soli?
Mi rendo conto di inoltrarmi in un terreno minato in cui solidarietà ed egoismo, condivisione e proprietà, sfruttamento e carità rischiano di confondersi e di generare mostri detestabili. D’altra parte riflettere vuol dire guardarsi allo specchio e cioè osservare una immagine rovesciata.
Certo il tarlo della gratuità non è la chiave interpretativa di tutto ma offre una prospettiva nuova per capire alcune derive degli atteggiamenti prevalenti nella nostra società.
Categorie:Elezioni politiche 2018, Riflessioni personali
In provato così mi scrive una mia amica.
Caro Raimondo,
sono colpita anche io da quanto scrivi sulla Siria. Avendo conosciuto ragazze siriane di diverse religioni (non ricordo nemmeno quali) veramente molto in gamba, non avevo pregiudizi verso di loro e il poco che sapevo mi bastava per pensare che l’America e la Francia (credo) e cmq l’Europa sono molto colpevoli di quanto è successo. E, se veramente la guerra è finita e me ne rallegro, spero si possa aiutare a rimettere insieme i cocci, operazione sempre molto complessa.
Ma oggi mi si è liberato un poco di tempo e volevo risponderti su Ostia.
Hai fatto una riflessione: ma noi ce lo siamo aggiustati da soli! riferendoti al frontalino del balcone. E hai ragione (si potrebbe qui aprire una discussione sulla differenza tra comunismo e socialismo, ma magari un’altra volta).
Solo voglio portarti l’esempio di mia figlia: non ritenendo per diversi motivi idonea a una famiglia di tre persone, di cui una nascitura e ora di due mesi, la casa che le avevamo ristrutturato, lei e il marito sono stati due mesi a casa mia (piccola!!) e poi con la bimba di un mese si sono trasferiti in un appartamento in affitto con due bagni, parcheggio, posto macchina. Per fare questo ho sentito mia figlia litigare con le agenzie perché volevano non so quanti mesi di affitto anticipato, due buste paga e garanzie varie (per affittare!!). Mia figlia e suo marito sono tra i garantiti, hanno i soldi per anticipare e due stipendi sicuri e hanno potuto scegliere secondo i loro criteri la casa che preferivano. Quante sono le coppie di giovani più o meno regolari che possono fare altrettanto? Rifletti bene su questo, quando parli di Ostia, immagino l’idroscalo, o situazioni analoghe, per quello che ho visto in televisione.
Ottenuta questa meravigliosa casa (non ti esporrò i suoi difetti, il principale per me essendo la sua lontananza da casa mia, con conseguenti viaggi avanti indietro per assistere la deliziosa giovane creatura), ho subito notato che il frontalino dell’unico balconcino è in condizioni pietose. Anche io ho riparato regolarmente i miei, dei miei due balconi, quando serviva, ma ero proprietaria. Nel complesso dove loro risiedono molti frontalini sono riparati, mentre altri (come quello di mia figlia) no. Saprai che spetterebbe al padrone di casa (persone deliziose, figurati gli altri) ripararlo e che l’amministratore può fare una “moral suasion” più o meno semplice. Lì evidentemente non l’ha fatta.
Morale: quando parli di frontalini stai discriminando tra inquilini (che pagano affitto, gas luce telefono ascensore riscaldamento e condominio ma non possono decidere molto spesso sulle spese come riparare frontalini e bottoniera dell’ascensore, anche quella in condizioni pietose) e proprietari (che incassano l’affitto ma non vanno alle assemblee di condominio e cmq scelgono di non spendere il più spesso possibile, ne ho sentite di lamentele da mie amiche). E’ vero, la maggior parte degli italiani è proprietaria della casa in cui abita e così sarà presto anche per la coppia di cui stiamo parlando, mia figlia e suo marito, quando avremo venduto la casa in cui stavano e ne avranno comprata un’altra con quei soldi. Ma dobbiamo ricordarci anche che esistono i non garantiti e tra i giovani ve ne sono molti, che si barcamenano come possono e per cui il problema di chi paga i frontalini del balcone non è forse il primo pensiero. In ogni caso non spetta a loro. Non voglio entrare in discussioni tipo: se il padrone è lo stato il comune, etc. Volevo solo dire che la casa è veramente una discriminante tra le persone e che assai tante persone non ce l’hanno o non l’hanno adeguata. Spesso l’unica colpa che hanno è essere nati poveri o nel posto sbagliato come la Siria. Mi rendo conto di avere fatto un pistolotto moraleggiante, scusa, di solito cerco di evitare ma stavolta mi è scappato. Con affetto
Io così le rispondo:
Intanto grazie di questo commento, se credi lo inserirei tra i commenti al post dopo aver opportunamente nascosto la tua identità.
Prova a leggere il mio pezzo come una confessione sincera di quello che passa nella mia mente, se hai letto altri pezzi avrai notato che spesso confesso le reazioni meno confessabili perché in ciascuno di noi c’è un demone salviniano, grillino, berlusconiano, liberista, populista, trumpiano che opera incessantemente. Tutto quello che dici è vero ma il caso Ostia mi serviva per condividere una riflessione in cui credo profondamente: lo stallo in cui la nostra società si trova è anche dovuto alla convinzione che tutto ci è dovuto, che tutto è un diritto, che non c’è la responsabilità individuale perché la colpa è sempre di altri, che i doveri sono un optional.
Se leggi il post di Ostia accanto a quello della Siria vedrai meglio quello che frulla nella mia testa: qui da noi una gioventù molliccia pretende, là una gioventù provata sembra reagire e voler combattere per una rinascita. Posso dire che se ci sono quattro milioni di stranieri che lavorano in Italia, comprano casa e la macchina, vanno al ristorante ci sono altrettanti italiani che quel lavoro lo hanno rifiutato? Il populismo grillino che promette la pensioncina per i giovani, la demagogia di sinistra che cerca consenso con la rivendicazione di diritti costituzionalmente garantiti, il liberismo becero dei capitalisti berlusconiani che promettono meno tasse e più benessere per tutti sono altrettante chimere, un oppio che sta stordendo un paese alla deriva che ha perso la propria identità e si arrocca nella propria ricchezza finanziaria e nell’aperitivo da non discutere comunque. La mia famiglia era povera, molto povera, i miei nonni, i miei genitori si sono spellati le mani per un futuro migliore senza mai alzare la voce sempre ringraziando la provvidenza. Erano altri tempi un po’ manzoniani e molto mazziniani e socialisti.
Un tempo leggevo Panorama prima che la Mondadori finisse in mano a Berlusconi. Ero abbonato. Sai quando smisi di leggerlo? quando fecero un numero speciale sui problemi dell’Inquinamento. Mi aspettavo di imparare quanto poteva fare ciascuno di noi per ridurre il proprio impatto ambientale. Ci trovai solo indicazioni legali per far causa a chicchessia per ottenere un minor inquinamento. Era tutto un diritto e nulla era un dovere del singolo cittadino. Quella mentalità dopo un quarto di secolo di berlusconismo è diventata pervasiva.
Ancora grazie.
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