Cito dal volume che sto leggendo.
Fin dalla Rivoluzione francese, in ogni parte del mondo si è arrivati gradualmente a considerare valori universali sia l’eguaglianza sia la libertà individuale. Tali valori, però, si contraddicono a vicenda.
L’eguaglianza può essere assicurata solo decurtando le libertà di coloro che stanno meglio. Garantire che ciascun individuo sarà libero di fare quel che desidera vuol dire imbrogliare sull’eguaglianza. Dopo il 1789, l’intera storia politica del mondo può essere vista come una serie di tentativi per risolvere tale contraddizione. Chiunque abbia letto un romanzo di Charles Dickens sa che i regimi liberali del XIX secolo davano la priorità alla libertà individuale, anche se ciò significava gettare in prigione famiglie povere insolventi e dare agli orfani ben poca scelta se non quella di entrare in scuole dove s’imparava a fare il borsaiolo. Chiunque abbia letto un romanzo di Aleksandr Solženicyn sa come l’ideale egalitario comunista producesse tirannie brutali, che cercavano di controllare ogni aspetto della vita quotidiana. Anche l’attuale politica americana s’annoda intorno a questa contraddizione. I democratici vogliono una società più equa, anche se questo comporta alzare le tasse per finanziare politiche intese ad aiutare i poveri, gli anziani e i più deboli. Ma questo lede la libertà degli individui di spendere i propri soldi come vogliono. Perché il governo dovrebbe obbligarmi a sottoscrivere un’assicurazione sanitaria se io preferisco usare i soldi per far entrare al college i miei ragazzi? I repubblicani, dal canto loro, vogliono massimizzare la libertà individuale, anche se ciò comporta che il divario di reddito tra ricchi e poveri possa aumentare e che molti americani non riescano a permettersi l’assistenza sanitaria. Proprio come la cultura medievale non riuscì a far quadrare la cavalleria con il cristianesimo, così il mondo moderno non riesce a far quadrare la libertà con l’eguaglianza. Ma non si tratta di un difetto. Tali contraddizioni sono una parte ineliminabile di tutte le culture umane. In effetti sono i motori della cultura, responsabili della creatività e del dinamismo della nostra specie. Proprio come due note discordanti suonate insieme fanno progredire un pezzo musicale, così il contrasto fra le nostre idee, i ragionamenti e i valori ci costringe a riconsiderare le cose, a soppesare e criticare. La coerenza è il terreno di gioco delle menti ottuse. Se le tensioni, i conflitti e i dilemmi irrisolvibili sono le spezie di ogni cultura, ogni essere umano che appartenga a qualche cultura deve abbracciare credenze contraddittorie e sentirsi lacerato da valori incompatibili. È una caratteristica così essenziale da avere persino un nome: dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva è spesso considerata una défaillance della psiche umana. In realtà è un punto di forza, ed è vitale. Se non fossimo stati capaci di avere credenze e valori contraddittori, probabilmente sarebbe stato impossibile istituire e mantenere qualsiasi cultura umana.
Categorie:Elezioni politiche 2018, Riflessioni personali
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