Ieri alla vista della sceneggiata berlusconiana durante le dichiarazioni all’uscita dal Quirinale ho pensato con una certa amarezza che il vegliardo di Arcore era proprio finito male, mi aveva infastidito e mi aveva fatto pure un po’ pena.
Poi però ho riflettuto meglio, ho rivisto la scena ripensandola in questa estenuante pantomima in cui due guitti eterodiretti si stanno montando la testa e pensano di governare già una superpotenza.
Berlusconi ha gridato ne più ne meno ‘il re è nudo’ al passaggio dei due giovani leader che si stanno azzuffando per indossare il sacro mantello e la corona degli ospiti di palazzo Chigi.
Come nelle migliori commedie all’italiana ha impersonato un guitto che mima scherzosamente i discorsi seriosi del protagonista.
Il suo messaggio era semplice e chiaro: senza di me il governo non si farà perché non avete né il cervello ne le palle per farlo, senza di me alle elezioni sarete fatti fuori ammesso che riusciate ad ottenerle.
Caro Salvini, senza di me il Sud te lo scordi se si rivota e un governo con Di Maio non regge se le mie televisioni e i miei giornali cambiano i giornalisti.
Dei colpi di scena io sono un maestro ed ho infinocchiato personaggi migliori di voi, sono vecchio ma ricordate, non ho nulla da perdere e so colpire in molti modi.
Di Maio deve aver capito che la sceneggiata cambiava la sceneggiatura della crisi e per la prima volta il volto del bravo ragazzo dal sorriso smagliante è apparso tirato e la sua dichiarazione un po’ ripetitiva e inconcludente.
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