Torno ad appuntare qualche riflessione politica prendendo spunto da una conversazione di ieri pomeriggio con quattro attivisti di LEU. Coloro che nonostante tutto sentono di appartenere alla sinistra soffrono per la sconfitta elettorale e pensano con inquietudine alle prospettive di medio e lungo termine. Non vi racconto le molte cose che ci siamo detti ma solo una riflessione che in questi giorni andavo facendo sul governo Conte.
Temo che sia una banalità ma non ci avevo pensato prima e l’esserci arrivato è stata per me una piccola scoperta che voglio condividere.
Esiste una forte analogia tra il governo Monti e il governo Conte:
- i due presidenti non sono membri eletti del Parlamento né sono militanti dei partiti che hanno fatto campagna elettorale,
- il programma di governo come tale non è stato votato da una maggioranza di elettori ma è stato elaborato ex post sulla base delle circostanze (emergenza finanziaria nel caso del governo Monti) )(rischio di nuove elezioni se non si costruiva una maggioranza nel caso del governo Conte)
- presenza di ministri tecnici a garanzia degli equilibri istituzionali del contesto internazionale.
C’è però una differenza fondamentale.
Monti aveva caratterizzato la sua proposta politica per la soluzione della crisi dello spread come una distribuzione equa dei sacrifici scontentando simmetricamente gli elettori della sinistra e gli elettori della destra. L’effetto politico di quella scelta fu di alimentare così una nuova forza politica che aggregava tutti gli scontentati di destra e di sinistra che si sentivano traditi e che non credettero, dopo che la bufera finanziaria fu placata, alla faccenda dello spread. Nessuno, proprio nessuno, ammise che se dopo Monti ci trovavamo meno bene di prima avevano però evitato la sciagura indicibile del crac finanziario che poteva portarci alla Grecia o peggio ancora all’Argentina o al Venezuela.
Il governo Conte nasce invece sulla convergenza di due forze politiche che in campagna elettorale sono state avversarie ma che avevano in comune la promessa di benefici consistenti per la parte della popolazione che le votava. La Lega, dentro l’alleanza di Destra, prometteva un drastica riduzione della pressione fiscale con un esplicito vantaggio per i più ricchi e per questo quella coalizione arrivò prima.
I cinque stelle promisero benefici consistenti per i giovani disoccupati e per i precari e per questo furono la prima forza politica con il 32% dei votanti. La sinistra, presentatasi divisa e con polemiche al suo interno, senza il leader che aveva comandato per 5 anni, non ha fatto chiare promesse a nessuno prospettando solo la prosecuzione di uno stile di governo che solo in tempi lunghi poteva dare benefici visibili per tutti.
Quindi il governo Conte non vuole scontentare nessuno ma vorrebbe accontentare tutti quelli che tradizionalmente si facevano rappresentare su fronti apposti dalla destra o dalla sinistra. Tranquilli, c’è pane per tutti. Peccato che immediatamente il mercato ricorda a tutti noi che i nostri debiti sono tali che non c’è trippa per gatti. Se ne riparla nell’arco dei cinque anni della legislatura se l’Europa ce lo consentirà.
Intanto si alza il polverone delle carrette del mare e dell’invasione dei negri così il popolo sa con chi prendersela. Si comincia a smontare i simboli più riconoscibili delle politiche rigoriste del tecnico Monti e dei governi a guida Renziana. Poco importa se analisi attente e rigorose mostrano che i nuovi provvedimenti di Di Maio potrebbero avere effetti contrari alle intenzioni, la cosa importate è ripetere in coro, con il basso continuo di tutta la stampa mediatica, che sono correzioni delle odiate leggi Fornero, della Buona scuola, del Jobs Act. Purché si cambi, tutto va bene.
Insomma Monti scontentava mentre Conte accontenta. Vi sembra poco? E accontenta tutti, destra e sinistra per me pari sono e alla lunga della destra e della sinistra se ne perderà memoria … rimarrà italiani contro non italiani, cittadini contro non cittadini.
Categorie:Politica
L’ha ribloggato su Raimondo Bollettae ha commentato:
E’ passato solo un anno ma questa riflessione è ancora attualissima e ci consente di capire tanti passaggi politici di queste ore
"Mi piace""Mi piace"