Dovevamo regalare un biglietto per uno spettacolo del festival pucciniano di Torre del Lago ad un parente milanese per il compleanno. Vi avverto è un racconto pedante e potrebbe non interessarvi.

La rete ci ha indirizzato direttamente ad un servizio online di prenotazione e prevendita italiano di biglietti di spettacoli vari, ivi compresi l’opera, il teatro e la musica classica. E’ un servizio che già conoscevo poiché lo utilizzo per gli spettacoli teatrali e per i concerti qui a Roma. Nulla di nuovo anche se una impostazione piuttosto complicata fa sì che tutte le volte si debba riscoprire faticosamente la procedura corretta.
Ovviamente, occorre accedere identificandosi, ricordare la password e fare una serie di scelte a cascata che a volte richiedono di tornare indietro per ricominciare daccapo. Ma nel secondo tentativo i posti che avevate indicato risultano indisponibili per varie ore e se volete proprio quelli dovete ripetere la ricerca il giorno dopo con il rischio di non trovarli più disponibili. Il servizio di prevendita costa 5 euro a biglietto, francamente un costo non giustificato. Ma ai 5 euro si aggiungono le spese di spedizione se volete fisicamente il biglietto spedito con una lettera assicurata che costa 9 euro (è il caso di un regalo a terzi) e volendo potete anche pagare una piccola assicurazione che vi garantisce il rimborso se non potrete andare. Normalmente io scelgo di ritirare il biglietto al botteghino poco prima dello spettacolo ma questa volta il fruitore del biglietto non sono io che pago con la mia carta di credito ma il mio parente milanese.
Nel sito che stavo consultando non c’era modo di indicare il nome della persona che avrebbe ritirato il biglietto e quindi desistiamo rimandando alle ore di apertura degli uffici la richiesta di come la cosa poteva essere gestita. Usciamo quindi dal sito italiano del servizio prenotazioni e cerchiamo direttamente il sito del festival di Torre del Lago che ovviamente presenta in bella veste tutto il programma e troviamo che per contatti telefonici occorreva chiamare un numero spagnolo.
Chiamo per telefono ma nessuno risponde, esamino allora con maggior cura la pagina del festival scoprendo che esisteva un bottoncino per le prenotazioni. Questo mi indirizza ad una nuova pagina semplice e lineare che richiede senza password le solite informazioni di contatto con l’aggiunta però di uno spazio in cui era possibile inserire un testo libero. Una sola forma di ritiro del biglietto era possibile, quella presso il botteghino.
Costo del servizio 0 euro.
Introdotti i dati dell’acquirente, si va al pagamento e così finisce la prenotazione con l’avviso che la richiesta era pervenuta e che quanto prima sarebbe arrivata la conferma del posto. La mail dopo una decina di minuti mi invia la fattura e il voucher da esibire al botteghino con il nome dei parente milanese che assisterà allo spettacolo. In un inglese chiaro e semplice ci sono le raccomandazioni circa i tempi di ritiro, il luogo e i suggerimenti sulla opportunità di controllare un giorno prima se lo spettacolo non avrà cambiamenti di orari e che probabilmente non era consentito accedere allo spettacolo dopo l’inizio. Tutto gratuitamente . Firmato: Lourdes Ortega Alicante Espagna.
Poi ci chiediamo il perché del declino italiano. Non siamo capaci di sviluppare e manutenere un decente ed economico sistema di prenotazioni online che valorizzi il nostro petrolio, quello della cultura. Così, curiosando sul sito spagnolo, scopro che tutta la principale produzione operistica italiana era presentata, classificata per città, data ed accessibile con le solite semplici ricerche.
Ovviamente un sistema che impone un costo di 5 euro per un servizio che costa qualche centesimo e che potrebbe essere compensato con lo sconto ottenibile dal produttore dello spettacolo visto che risparmia sui botteghini e ha certezza anticipata della vendita dei posti, un sistema mal fatto, spesso in panne, è la dimostrazione degli effetti della mancanza di concorrenza e della esistenza di rendite di posizione garantite dai finanziamenti pubblici per le istituzioni culturali. (Mi torna in mente la storia dell’opera di Roma sotto Marino). Questo sistema teme la concorrenza dei mercati aperti, teme la globalizzazione, necessita di protezioni sindacali, di dazi, con la scusa che i lavoratori vanno garantiti.
Ecco, vedi, anche gli spagnoli ci tolgono il lavoro .. occorre uscire dall’Europa, direbbe un leghista verace. Sai che ti dico? ma non era meglio una volta che si andava di persona a prenotare, ti stampavano dei biglietti colorati su eleganti cartoncini … direbbe un anziano benestante … ecco la maggioranza che vincerà forse alle prossime elezioni … regressione protetta dall’isolamento e dai dazi in una isola felice circondata da porti chiusi e da montagne invalicabili.
Categorie:Cultura e scuola, Economia e finanza, Riflessioni personali
Rispondi