Noi settantenni ne abbiamo viste molte, alla mia generazione è andata molto bene rispetto a quella di mio padre o di mio nonno, niente guerre in casa. Ma se ci guardiamo indietro vediamo che la storia della nostra specie è costellata di slanci e di fallimenti, di contrasti e di lotte, di gioie e di dolori, di felicità e di tristezza.

La mia generazione, quella dei baby boomer concepita e cresciuta subito dopo la seconda guerra mondiale, ha respirato l’aria della rinascita e del progresso, della pace come bene primario, dei diritti della persona come antidoto ai totalitarismi, abbiamo sperimentato i vantaggi del progresso economico e dell’avanzamento sociale, il potere della democrazia.
Però negli anni ’70 abbiamo scoperto che la crescita non è illimitata e i primi dubbi e le prime contraddizioni sono esplose in modo anche violento con alti e bassi che hanno impoverito la qualità della nostra convivenza comunitaria, dalle famiglie alle associazioni, ai condomini, alle città, ai partiti … i media televisivi e internet hanno fatto emergere e ingigantito processi latenti polarizzandone gli effetti, creando aggregazioni fittizie che inchiodavano il singolo solitario nella difesa egoistica dei propri privilegi e del proprio benessere: sindacati corporativi, gruppi elitari, partiti e partitini, club esclusivi, mode consumistiche, stadi e palestre … quello che in questo blog chiamo sgretolamento.
A settant’anni oscilliamo tra saggezza e cinismo, tra allegria spensierata e cupe riflessioni nichiliste, ma siamo più forti, meno emotivi, meno rabbiosi, più riflessivi. Sappiamo che esistono i giusti che ci salveranno come dice la Bibbia.
Ebbene quella piazza di Bologna gremita di sardine è stata per me una boccata di aria fresca, un motivo di speranza poiché il popolo è fatto di tante anime e di tante intelligenze e non esiste rete che possa imbrigliarlo completamente, che possa dirigere a piacimento di pochi la sua direzione. Detto così sembra che io sogni il caos della opinione individuale ed individualista, tutt’altro, penso che quando c’è un pericolo, e di pericoli incombenti ce ne sono molti, la nostra specie si può salvare solo stando unita, stringiamoci a coorte, dice l’inno d’Italia.
Scusate la retorica ma l’aria fresca, le boccate di ossigeno possono dare un po’ di euforica vertigine.
Una frequente riflessione pessimistica di questi ultimi mesi, di questi ultimi anni riguardava la scuola, posto in cui ho passato tutta la mia vita professionale. Come è possibile che anni di educazione scolastica generalizzata e capillare abbiano prodotto una società di incompetenti, di svogliati, di disadatti, di analfabeti! Sì perché questa è l’immagine che i media attuali diffondono delle generazioni che sono venute dopo la mia e che la ‘mia’ scuola avrebbe dovuto formare. Intimamente rimango convinto che la scuola non sia stato una cattivo investimento, che senza di essa le cose sarebbero terribilmente peggiori ma spesso mi chiedo, dove abbiamo sbagliato.
Due sere fa ho ascoltato l’intervista dei tre giovani trentenni all’origine di questa emersione delle sardine che si radunano in banchi nelle piazze italiane. Se avete tempo riguardatevi l’intervista integrale, dura 17 minuti, non sono sprecati.
C’è un aspetto di questa intervista che mi ha commosso: la gioventù per noi anziani sazi della vita e per nulla invidiosi è una cosa esaltante che riempie il cuore; intelligenza, passione, cultura, impegno sono i tratti di tre esemplari non rari di questa gioventù che esce dalla scuola, che sa parlare molto bene, che sa destreggiarsi in un mondo difficile che li rifiuterebbe e che continua a porre loro richieste e a creare ostacoli spesso inutili e perversi. Questi trentenni che studiano e lavorano, anche se hanno un handicap conclamato come è il caso di uno di loro o hanno la pelle nera, esprimono una forza che dà speranza.
Onore a questa generazione di trentenni penalizzata dal pregiudizio di una stampa e da media che sono lì a spargere veleno a favore di quattro saprofiti che vivacchiano o prosperano sul disfacimento di tante strutture e istituzioni che hanno retto nei decenni la nostra vita civile.
Se potessi parlare loro direi: attenti al veleno del potere e del successo mediatico, è una droga che immediatamente stanno diffondendo speculando sulle ovvie contraddizioni di un processo che è emotivo e comprende tante istanze diverse e forse divergenti.
Se potessi parlare loro direi: attenti che il salvinismo è un fenomeno superficiale e di facciata, sotto c’è molto di più, c’è un disagio diffuso reale, ci sono forze che non scherzano. A un settantenne attento viene in mente lo stragismo fascista, ricordo piazza della Loggia dove cittadini inermi ed impegnati manifestavano pacificamente e furono massacrati.
Ma nei vostri volti vedo il coraggio di chi è consapevole della posta in gioco, non banalmente un posto di lavoro o un reddito di cittadinanza ma la civiltà della libertà e della democrazia.
Grazie sardine della vostra testimonianza e della vostra forza silenziosa, riaccenderà la nostra speranza soprattutto di quelli che pensano che la politica e la rappresentanza democratica non siano affar loro?
Categorie:Politica
bellissimo, raimondo, e non soltanto per i contenuti, che condivido da coetaneo e compatrecipe di tante esperienze, anche professionali, ma per il modo in cui hai saputo dirli.
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