Dopo la seconda dose non ho avuto problemi ed ho potuto seguire la Gruber in televisione come al solito. Mi sono più volte ripromesso di non seguirla più ma, essendo la rubrica meno peggio tra le molte possibili, la seguo in modo critico spesso arrabbiandomi per le manipolazioni operate da lei e dai suoi ospiti. Ieri sera la notizia era ghiotta, dirompente: la campagna vaccinale cambia strategia e si ammette che ci sono state scelte incaute da correggere.

E’ normale che i due giornalisti presenti, Travaglio per il fatto Quotidiano e Sallusti per Libero, analizzassero i fatti dal loro punto di vista addossando la responsabilità in varia misura al Governo, al ministro Speranza, al CTS, alle Regioni, al Generale Figliuolo. Ora, la tesi è che non dovevano essere vaccinati i giovani perché per loro non ci sono rischi (è la tesi di Travaglio), non dovevano essere fatti gli open day con AstraZeneca che però erano quasi autorizzati dal CTS (tesi di Sallusti che richiama l’autodifesa di Toti presidente della Liguria). Se riascoltiamo i due giornalisti vediamo comunque che nel corso del dibattito le tesi cambiavano e si adattavano alle considerazioni dell’interlocutore generando una confusione inaccettabile sui ruoli e sulle responsabilità in piani decisionali complessi in cui si articola la gestione della campagna.
Il virologo Crisanti, che ha iniziato con un volto disteso e rilassato, gradualmente si è accesso come gli accade spesso esagerando nella denuncia di quanto in modo improvvido ( a suo dire) i suoi colleghi stavano decidendo in quelle ore, in particolare sulla questione delle seconde dosi a coloro che avevano avuto la prima con AstraZeneca. Sempre a suo dire, circa la vaccinazione eterologa (due vaccini diversi) non si dispone di dati sperimentali sufficienti per cui la sconsigliava assolutamente. Risultato di questo dibattito: una destabilizzazione dell’ascoltatore che a questo punto non si fiderà più di nessuno se non di coloro che promettono di azzerare i rischi (esattamente come la Raggi ha fatto a Roma, che per azzerare le ruberie ha ridotto i progetti e gli appalti ma ammazzando così l’economia della città).
Scusate la digressione, ma in questa guerra contro il virus noi italiani e forse la gran parte degli occidentali ricchi abbiamo un grosso handicap: un visione individualista della difesa dei nostri diritti in particolare della privacy e della sicurezza. Ad esempio, è la privacy che impedisce il decollo di Immuni, è la privacy che impedisce la condivisione di informazioni sensibili quali quelle sulla salute. Se la situazione della 18-enne deceduta fosse stata registrata in un data base condivisibile e se i profili di rischio rispetto al virus e al vaccino fossero integrati ed analizzati nella loro evoluzione, un certificato anamnestico già analizzato statisticamente avrebbe semplificato e velocizzato il colloquio preventivo effettuato nel centro vaccinale escludendo proprio i casi a rischio come quello della ragazza deceduta. Di questo discuteranno in futuro nella prossima pandemia in cui ciascun cittadino avrà avuto cura di alimentare il proprio profilo delle informazioni mediche utili per essere a disposizione del proprio medico o del Pronto soccorso se dovesse essere ricoverato per un incidente stradale o per un infarto o altro intervento non programmato.
Il secondo nostro limite è di pensare che il rischio si possa azzerare, che ogni attività umana possa essere gestita in tutta sicurezza magari avendo a disposizione un capro espiatorio su cui riversare ogni responsabilità, il padre, il capo del governo, il sindaco, il condomino del piano di sopra.
Se avete tempo riguardate la puntata e analizzatene i contenuti, la coerenza e la stabilità delle tesi. In particolare soffermatevi sulla questione della vaccinazione dei giovani. Folle l’affermazione perentoria di Travaglio, parzialmente e debolmente corretta verso la fine, secondo la quale la vaccinazione dei giovani sarebbe inutile perché loro non corrono rischi. Se non si vaccinano i giovani non si arriva all’immunità di gregge e il virus continuerà a circolare con forti probabilità che ci possano essere nuove varianti per le quali coloro che sono stati vaccinati potrebbero essere scoperti, con il rischio che nuove ondata di ospedalizzazioni e decessi siano ancora possibili. I giovani sono coloro che hanno più contatti tra loro e che quindi costituiscono una brodo di cultura per la sopravvivenza e lo sviluppo del virus. Ammesso che non corrano rischi perché la patologia nell’immediato è blanda chi ci dice che non ci possano essere effetti in futuro?
Cosa comporta in termini di decessi e di cure intensive un ritardo di un mese del piano di vaccinazione? Se si rinuncia ad AstraZeneca in tutte le fasce d’eta inferiori ai 60, quanti sono coloro che devono aspettare di più rispetto ad ora e che potrebbero nel frattempo contrarre la malattia? Il calcolo del rischio è semplice: con un ritardo di un mese la coda dei decessi che ora oscilla intorno ai 70 e che forse riguarda sopratutto quei tre milioni di individui over 60 che non si sono vaccinati potrebbe prolungarsi per una ventina di giorni almeno e produrre così un totale di 1400 bare. Ad essere ottimisti! Quindi se i commentatori della Gruber hanno tacciato di irresponsabilità tutti coloro che si sono adoperati per velocizzare il più possibile le vaccinazioni, in primis il generale Figliuolo, non si rendono conto del rischio che si trova sull’altro piatto della bilancia, quello della malattia e dei suoi effetti.
Queste mie riflessioni sono uno sfogo amaro di chi vede che la stupidità è il vero grande virus che ci pervade.
Concludo con una considerazione sullo scontro di poteri. Se analizzate il dibattito dalla Gruber non nel merito ma rispetto alle relazioni di potere troverete che in filigrana il grande accusato è il potere politico, istituzioni e forze politiche, che ciascuno difende il proprio piccolo o grande potere contro gli altri. Crisanti ha chiaramente un conto aperto con l’Accademia a cui appartiene e si esprime in modo irrispettoso nei confronti di suoi colleghi che in realtà lo rappresentano nel CTS. Era lì in televisione per presentare il suo nuovo libro in cui, a giudicare dalla recensione, ha raccolto molte considerazioni condivisibili che però nella concitazione del dibattito contraddiceva in più punti. Travaglio rappresentava l’ala sinistra o grillina del governo mentre Sallusti rappresentava il Salvini dialogante e governativo di queste ultime settimane, la Gruber faceva il grillo parlante di chi semina dubbi per delegittimare lo statu quo. Mentre parlavano mi chiedevo quanto fosse potente e pericoloso il messaggio diffuso nei media da commentatori autorevoli a poche ore dalla morte della giovane e dalle decisioni ancora incerte del governo.
Da qualche parte nei miei numerosi post devo aver sostenuto l’opportunità di forme di censura preventiva in una campagna vaccinale delicata in cui la vittoria dipende dalle scelte di ciascuno di noi. Senza arrivare alla censura come in tempo di guerra, penso che i magistrati dovrebbero rispolverare il reato di procurato allarme o cose del genere. E’ inaccettabile che un medico senza contraddittorio possa diffondere opinioni in grado di destabilizzare l’ascoltatore senza farlo progredire nella comprensione dei fenomeni che lo riguardano.
Categorie:Social e massmedia, Vaccini
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