Invalsi e Vaccino

E’ di queste settimane la pubblicazione dei risultati della somministrazione annuale dei test INVALSI e, come in passato, riaffiorano tutte le problematiche antiche spesso declinate come luoghi comuni sull’argomento Scuola e Valutazione. Quest’anno la disamina è arricchita dalle lamentele sugli effetti della DAD. Sono stato tentato di dire anche la mia ma ha prevalso la stanchezza e il senso di impotenza che ormai un vecchio pensionato prova rispetto a questioni che inutilmente ha dibattuto in passato. Come ho spesso affermato, il mio silenzio è dettato anche dal rispetto per coloro che sono in prima linea e che conoscono dinamiche e problemi vivi che noi vecchi non abbiamo affrontato, l’ultima in ordine di tempo è la pandemia.

Per chi come me ha però già scritto forse troppo nel proprio blog e ha la sensazione di ripetersi, questa scelta è quasi obbligata. Per questo ho deciso di rileggere la gran parte dei miei post in cui compariva la parola INVALSI, è stato un esercizio utile per me e ho pensato che potesse essere utile e divertente anche per altri miei lettori che mi hanno già letto in modo spesso episodico.

Insomma ho editato un instant book che potrebbe interessare chi riprende in mano la questione della valutazione scolastica leggendo i resoconti sui risultati INVALSI. In questo link potete scaricare un volumetto di più di 100 pagine in pdf che istallato su un lettore digitale potrebbe accompagnare qualche vostra oretta sul divano o all’ombra di un ombrellone o di un faggio fronzuto.

Ma nel dibattito sulla scuola di questi giorni, quasi tutto di taglio pessimistico quasi apocalittico, c’è un dato non INVALSI che mi ha colpito di più: il fatto che tra il personale della scuola sia così numeroso il gruppo dei renitenti, di coloro che con le scuse più varie non si sono vaccinati e si preparano a resistere anche a interventi coercitivi come quelli adottati per il personale sanitario.

Come ho già più volte scritto, questi personaggi sono degli imbecilli privi di senso civico, centrati sulla propria convenienza, per nulla disposti ad aderire a campagne emergenziali di pubblica utilità. Se nella categoria degli insegnanti ci fosse veramente un 15% di persone influenzabili dalle fake dei social, tendenzialmente ribelli ad ogni disciplina e regola, egoisti e paurosi fin nel midollo ci troveremmo di fronte ad un degrado della qualità di questa categoria che fa paura. Se la cultura diffusa nella popolazione che negli anni è stata costruita in larga parte dal sistema educativo e formativo scolastico, è così disomogenea da evidenziare simili sacche di imbecillità c’è qualcosa che in questi decenni non ha funzionato. Dove abbiamo sbagliato? Perché i media berlusconiani hanno avuto la meglio, perché è così facile abbindolare i cittadini con campagne di fake sui social? Sia chiaro, il problema non è solo italiano, certamente tutto l’Occidente ricco ha sussulti irrazionali che rifiutano anche semplici evidenze scientifiche che ci dicono che gli attuali vaccini sono efficaci e sono stati capaci di abbattere la mortalità e potrebbero limitare la stessa circolazione del virus.

Due sere fa il prof. Locatelli su In Onda insisteva sulla necessità di spiegare e di convincere la popolazione dei giovani a sottoporsi al vaccino anche se per loro la letalità è un caso raro e potrebbero ritenere che per loro la vaccinazione non sia necessaria. La sua interlocutrice, la giornalista di fama Concita De Gregorio, non so se per puro vezzo spettacolare o proprio per beata ignoranza, mostra stupore all’idea che la copertura vaccinale possa essere limitata nel tempo. E questi giornalisti dovrebbero spiegare e convincere? Sono loro che hanno il monopolio dei talk show e danno e tolgono la parola a loro piacimento agli esperti. E’ ovvio che il compito fondamentale per convincere i giovani doveva essere al 90% della scuola nel suo complesso. Non so dire se sia stato fatto ma certamente, a forza di discutere di DAD e di maternage, i giovani lasciati liberi alla fine delle lezioni si sono riversati nella festa più sfrenata senza precauzioni, senza voglia di collaborare allo sforzo collettivo almeno prenotando le vaccinazioni. Bisognava partire per il corso a Malta! Ma certo, la scuola come può spiegare e convincere se al suo interno almeno il 15 percento degli addetti si ribella attivamente ed una percentuale certamente molto più vasta nutre dubbi ed incertezze perché non sa approfondire in modo scientifico la questione dell’uso dei vaccini?

Non so dire se l’Invalsi dovrebbe o potrebbe estendere le sue ricerche anche a questi aspetti strutturali concernenti identità, atteggiamenti, culture materiali, pregiudizi, comportamenti del personale che vi opera, culture, pregiudizi ed identità che si riflettono sugli stessi studenti … certamente il monitoraggio dell’evoluzione delle competenze linguistiche e matematiche si rivela sempre più inadegauto a capire dove stiamo andando.

Ma forse dovrei approfondire meglio i risultati dei test INVALSI …

Link per scaricare la raccolta di post sulla Valutazione scolastica.



Categorie:Vaccini, Valutazione

2 replies

  1. Caro Raimondo,
    la chiusa del tuo intervento dovrebbe essere oggetto di una accurata riflessione, che investa aspetti della cultura diffusa non riducibili agli aspetti piuttosto immobili sui quali si accentra l’interesse della scuola. E ciò vuol dire che un’attività istituzionale di valutazione oggi ha senso se è rivolta all’insieme della popolazione.
    Mi pare che le nostre interpretazioni non siano molto diverse.
    Buon lavoro.
    Benedetto

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